Ogni artista geniale reca in sé un profondo ed insondabile mistero, e la vita di Roger Keith “Syd” Barrett rappresenta forse l’esempio più lampante di quest’affermazione.
Artista poliedrico e fuori da ogni schema, il fondatore e frontman – suo malgrado? – dei Pink Floyd è riuscito, con soli due album all’attivo con la leggendaria band britannica e due successivi episodi solisti, a lasciare una traccia indelebile tanto nell’immaginario collettivo, quanto nell’ispirazione donata ad un infinito numero di musicisti che, a partire dagli anni settanta, lo hanno citato come modello ed omaggiato nelle loro opere.
Ma chi era davvero Syd? Molti autori hanno cercato nel corso degli anni di rispondere a questa impossibile domanda, e fra questi abbiamo particolarmente apprezzato il tentativo dei giornalisti Mike Watkinson e Pete Anderson, che con un taglio obiettivo e rispettoso della privacy della famiglia Barrett, hanno dato alle stampe nel 1991 la prima edizione della biografia “Crazy Diamond”, aggiornata via via fino all’edizione attuale, che giunge fino alla morte di Syd avvenuta il 7 luglio 2006.
La biografia parte dall’infanzia di Barrett, illustrando dettagliatamente al lettore il suo periodo formativo ai tempi del college e degli studi universitari, nel quale esplose tanto il suo poliedrico talento artistico come pittore, sua prima vera vocazione, e in seguito come musicista con una serie di gruppi minori, prima di dar vita alla prima formazione dei Pink Floyd.
Gli autori, mantenendo un perfetto equilibrio fra l’amore per l’artista/personaggio Syd e la dovuta obiettività biografica, tracciano a partire da questo periodo un tentativo di ritratto psicologico dell’artista e della sua progressiva discesa verso l’oblio e una presunta follia.
Watkinson e Petersen hanno contattato gli stessi Pink Floyd, amici, collaboratori, ex fidanzate e gli stessi familiari del geniale artista per cercare di ricostruire tanto il suo indecifrabile ed unico approccio compositivo, quanto cosa sia accaduto alla sua mente nel momento più importante della propria carriera musicale, quando con la sua band sarebbe stato pronto a segnare un’intera epoca.
Vengono riportate così testimonianze di ogni genere, dai racconti di quelle poche persone che dopo il 1974 sono riuscite ad essere vicine all’artista, alle testimonianze/leggende più assurde di coloro che giurano di aver visto un Barrett sempre più fuori controllo compiere le azioni più folli, fino agli ultimi due decenni della sua vita, da “normale uomo di mezza età” ritiratosi solitario a Cambridge, salvo sporadiche e spettrali apparizioni nei luoghi più impensabili.
Pur consapevoli dell’impossibilità di restituire a fondo un completo ritratto dello sfuggente pensiero di Barrett e della sua visione del mondo e dell’arte, gli autori sono riusciti a dar vita ad un racconto lucido ed appassionante del mondo che circondava quest’uomo, che forse volontariamente scelse di eclissarsi da un ruolo di superstar che non era in grado di sostenere. Attraverso questo racconto, ci troviamo nei luoghi dove l’artista ha vissuto, immedesimandoci al punto di poter immaginare di incontrarlo per davvero, salvo poi ritrovarci senza parole dinnanzi al suo sguardo tanto penetrante quanto svuotato, come è accaduto a tutte quelle persone che hanno avuto modo di incontrarlo dopo il ritiro dalle scene.
Lettura appassionante e completa, “Crazy Diamond” raccoglie qualche interessante foto d’epoca ed un’esaustiva sessione comprensiva dell’intera discografia dell’artista (coi Pink Floyd e da solista, bootleg inclusi) e i riferimenti a molte altre interessanti riprese video e risorse online.
Un must, per gli appassionati della vita del compianto Syd, il cui mistero durerà per sempre così come la bellezza della sua intera opera musicale.