Il Punk non fu solo un genere musicale, ma un vero e proprio movimento artistico e sociale che a partire dalla seconda metà degli anni ’60 confluì in un periodo di rottura totale con gli stilemi del rock e le convenzioni sociali, prima negli USA e in seguito in UK. Tuttavia, troppo spesso ci si dimentica come questo momento di ribellione e di fervore creativo musicale abbia incrociato il suo cammino con quello del rock e dei costumi quotidiani, favorendo una contaminazione reciproca che portò alla nascita di nuovi generi e personaggi iconici, stravolgendo il mondo dello show business e coinvolgendo una serie di artisti divenuti autentiche leggende della musica.
Chi meglio dei suoi protagonisti potrebbe raccontarci un periodo simile, nella sua vasta complessità e mostrandoci tutte le sue contraddizioni?
Deve essersi posto questa domanda Roderick Edward McNeil, “Legs” per gli amici, giornalista musicale che fu tra i fondatori della fanzine “Punk”, da cui prese il nome il movimento stesso, che nel 1996 ha pubblicato con la preziosa collaborazionedella scrittrice e poetessa Gillian McCain “Please Kill Me”, un testo divenuto nel corso degli anni un’opera seminale per comprendere il movimento punk e la sua importanza artistica e sociale.
“Please Kill Me” è stato concepito come un vero e proprio documentario attraverso il quale le voci di tutti i principali protagonisti ricostruiscono a partire dal 1965 la storia del punk: gli autori si mettono in secondo piano, a parte qualche sporadica narrazione di Legs, effettuando una vera e propria opera di montaggio letterario e giornalistico a partire dalle interviste effettuate nel corso degli anni ai musicisti ed artisti coinvolti nel movimento.
Il racconto segue una cronistoria lineare, partendo dai racconti di Lou Reed, Nico ed Andy Warhol ai tempi della “Factory”, per chiudersi fra gli anni ’80 e ’90 con lo scioglimento di band seminali come Clash e Ramones e la triste morte di alcuni protagonisti dell’epoca come Johnny Thunders (New York Dolls).
Quello che emerge è un racconto corale e coinvolgente, i cui protagonisti tutti si raccontano senza reticenze e con sincerità, illustrando senza remore i lati oscuri del periodo: eccessi, droga, problemi con l’autorità, ma soprattutto la voglia di fare musica; si può anzi scoprire come molti artisti si siano spesso trovati nel ruolo di “protagonisti per caso” in un mondo dello show business pronto ad approfittarsi del loro talento ed ingenuità, salvo poi tirarsi indietro una volta compresa la loro folle ingestibilità dovuta ad eccessi di ogni genere e, soprattutto, al loro indomabile spirito ribelle.
Veniamo così introdotti all’epopea di grandi meteore come furono gli MC5, proprio nell’anno del cinquantesimo anniversario di “Kick Out the Jams”, o i Dead Boys, scoprire le tante (dis)avventure, morti e resurrezioni del folle genio Iggy Pop, oppure la grande influenza artistica del demiurgo David Bowie, che pur non essendo considerabile come un artista punk molto a lungo, flirtò con l’arte ed i protagonisti del genere, mettendo il suo zampino in opere seminali come “Transformer”, “Raw Power” o “Lust for Life”. C’è spazio e voce per tutti, dal percorso artistico di due antitetiche icone femminili come Patti Smith o Debbie Harry, alle provocazioni di schegge impazzite come i New York Dolls o i Sex Pistols, fino alle perle di saggezza di Joe Strummer e Keith Richards.
L’opera di “taglia e cuci” di Legs e Gillian diventa un ricamo raffinato, che ci racconta la grande storia del punk come se fosse un romanzo dickensiano pieno di protagonisti interessanti, dando al lettore la possibilità di conoscere la storia di ognuno di loro: è facile riuscire persino a commuoversi per l’onestà spesso ingenua, con la quale costoro che si mettono in gioco consentendo ai lettori di conoscere il lato umano del movimento, facendo loro scoprire che ad di là della ribellione, essi quasi sempre sono stati ragazzi desiderosi di vivere della propria arte, suonando una musica che rompesse gli schemi del rock che già iniziavano ad andare stretti, e trovandosi per questo a fare i conti con un mondo più complicato di quello che credessero, fra show business, contesti artistici discutibili e realtà sociali in lotta; difficile quindi non affezionarsi a certe vicende umane dall’esito tragico come le tormentate relazioni fra Sid Vicious e Nancy Spungen, o quella fra Dee Dee Ramone e Connie Gripp.
Un documentario unico tutto da scoprire, per conoscere un periodo fondamentale della musica moderna e poter riscoprire le opere e l’importanza dei suoi importanti protagonisti.
Semplicemente, un’opera di culto.
Per chi volesse saperne di più, vi consigliamo i seguenti profili Instagram degli autori, nei quali potrete trovare tante fotografie dell’epoca.
Legs McNeil – profilo Instagram
Please Kill Me – profilo Instagram gestito da Gillian McCain