Anticipato dal singolo “ I Hate You”, è uscito a giugno, per XXXV, Amazing Breakdowns, il nuovo disco dei The Valium, band salernitana formata da Marco Sabino (voce), Luigi Sabino (chitarre), Luca Maresca (chitarre), Mariano Lepore (basso) e Davide Maresca (batteria). Alla base di questo lavoro, nato da un periodo di forti cambiamenti, la follia portata all’esasperazione positiva e la trasformazione delle energie negative in forza creativa.
“Amazing Breakdowns”. Esaurimenti meravigliosi. Già il titolo incuriosisce a tal punto che…come si fa a non ascoltare questo disco?
Perché i nostri amici dicono che quando lo ascoltano non si comprano la “rrobba”.
Nel video di “I Hate You” la protagonista è una Cenerentola parecchio arrabbiata…
Già, per inciso interpretato da Tere Vitola, la cui convinzione ne ha reso perfettamente lo spirito. Il soggetto è di Daniele Esposito, che aveva girato alcuni video per noi in precedenza, il quale ha tirato fuori questa parabola per niente conciliante nei confronti dell’amore e della fiducia nel futuro. Il punto è che una storia in cui una ragazza poverissima viene scelta da un principe bellissimo e ricchissimo senza alcuna motivazione è un fatto ridicolo, secondo voi l’avrebbero fatta mai principessa? O regina? Così, per dire, questa qui non è nessuno e noi le regaliamo il regno, i sudditi, l’oro e l’argento? Magari cancella pure il debito dell’Africa con i soldi nostri e ci lascia col culo per terra. L’unica cosa reale in una faccenda del genere è che lui dopo un po’ avrebbe iniziato a scoparsi le serve, e lei sarebbe comunque finita a vivere come una cenerentola in casa… Tra l’altro chi può obiettare che il principe non avesse il vizio di vincere facile con le tipe senza niente da perdere? Sono storie di ordinaria decadenza. A parte il legittimo commento su se una persona così possa fare umanamente schifo o meno, era comunque evidente che finisse così, poi passato il santo, passata la festa. Comunque l’errore è stato di Cenerentola, lei e la fottuta scalata sociale. Bisogna restare fedeli a se stessi, l’amore è un’altra cosa…
Per l’artwork di copertina a chi bisogna fare un applauso?
A Robywan Policastro di Doppiavùstudio il quale, dopo circa 3000 nostri tentativi inconcludenti, ha ideato un concetto che potesse rendere naturalmente il feeling del disco, piazzando in copertina una sonora e sentita V su sfondo acid pink sormontata dai nostri occhi, interpretando così il pensiero comune: never mind the bollocks.
Rock vintage e quella sana voglia di spaccare tutto, ma sempre con un certo aplomb. Vi ci ritrovate?
Sì, perché il cliché del rock tamarro, tatuato e sudato non ci appartiene, quella è roba per motociclisti e fighetti 2.0. In realtà non ci appartiene neanche l’immagine glam, o punk, o mod. Sono tutte sovrastrutture, poi chiaramente uno fa quello che gli pare. Noi siamo noi stessi, e non è che “viviamo nel segno del rock’n’roll”, queste etichette hanno rotto i coglioni, servono soltanto a creare stupidi pretesti per allontanarsi gli uni dagli altri, perché è chiaro che se ascolti una cosa facilmente scarti l’altra, così a scatola chiusa. Tra l’altro non c’è nulla di figo nel lasciarsi fottere lentamente dalla vita, né tantomeno il pensiero del born to loose ti aiuta a viverlo il rock, onestamente sarebbe davvero una vita di merda sapere che qualunque cosa tu faccia sarai sempre al margine, mentre i Green Day si prendono tutto il merito. Noi siamo – come si dice dalle nostre parti – degli schiattati in corpo, e scriviamo canzoni elettriche; anche la storia del vintage va presa con le molle: il fatto che attacchiamo la chitarra elettrica è indice di semplicità, non di emulazione degli anni d’oro del rock, infatti non è che poi suoniamo così vintage, e tantomeno scriviamo sciarade psichedeliche di 20 minuti. Sicuramente non utilizziamo strategie hi tech, ma sempre per le ragioni di cui sopra.
Ascoltandovi immagino una persona che, tornata a casa dopo una giornata pesante, mette su il vostro album ad alto volume, si scatena in danze liberatorie e tutto diventa più sopportabile.
Beh se la nostra musica riuscisse a fare una cosa del genere sarebbe un grande traguardo, anche se in realtà non abbiamo mai pensato a dimensioni del genere, piuttosto il disco è una specie di sacco di materiale esplosivo che viene fuori nella fase rem.
Come vi siete conosciuti?
Io e Marco siamo fratelli e abbiamo fondato la band ormai più di 15 anni fa. Davide veniva sempre ai concerti con Mariano e di tanto in tanto in sala prove per via di amicizie comuni. Poi quando il caso ha voluto che la band dovesse riconfigurarsi sono entrati Lui e Mariano, seguiti da Luca, il fratello di Davide, che è un famoso fumettista. E quindi 2+2+1.
Intervista a cura di Cinzia Canali