Diesagiowave è una community di cui spesso abbiamo parlato, poichè al suo interno sono nate e hanno mosso i primi passi le più importanti novità del panorama alternativo/indipendente, che sono riuscite ad affacciarsi con successo al mainstream, tanto che, per definire questo nuovo fenomeno musicale, proprio all’ interno di Diesagiowave è nata la definizione di ItPop, che definisce quel genere musicale di cui i nuovi cantautori indiepop che arrivano dai locali e dal web sono rappresentanti.
Il 28 aprile ci sarà il quarto raduno della community al Circolo Magnolia di Milano e noi siamo lieti di annunciarvi che saremo media partner dell’evento.
Egle Taccia li ha incontrati per parlare della community, di Itpop e del quarto raduno.
Mi raccontate come dai meme è venuto fuori Diesagiowave?
Era iniziato da poco il 2016 e Facebook era ben diverso rispetto ad ora: nel microcosmo virtuale della musica italiana esistevano molti “gruppi dei gruppi”, una specie di fandom 2.0, ma nessuna terra franca per dare spazio a utenti accomunati dagli stessi interessi. Diesagiowave è una conseguenza dei meme, quelli prodotti e postati per circa un anno sulla nostra pagina Indiesagio, prima ancora che l’idea di una community si formasse nella nostra
testa. La ragione principale per cui il gruppo è nato è stato il bisogno di riunire in un luogo virtuale persone accomunate da interessi fino a un paio d’anni fa desueti: l’ITPOP (allora lo si chiamava ancora indie) e i meme. Noi stessi soffrivamo un po’ la mancanza di una compagnia, di un giro di amicizie con cui poter condividere a livello locale, cittadino, ciò che in quel periodo ci stava appassionando a livelli tali d’aver aperto una pagina incentrata solamente sulla musica italiana indipendente. Allora abbiamo provato a trovarlo a livello nazionale. Da lì è stato tutto un susseguirsi di trasformazioni imponderabili al momento dell’apertura del gruppo.
La vostra community è uno specchio di ciò che funziona e cosa no. Questo avrà attirato l’attenzione di molti esponenti del settore. In che modo le etichette e gli uffici stampa si relazionano con voi?
Diciamo che difficilmente qualche esponente del settore decide di relazionarsi apertamente con Diesagiowave: vuoi per la cattiva reputazione che un buon numero di detrattori ha provveduto a diffondere nell’ecosistema degli “addetti ai lavori”, vuoi semplicemente per l’adozione di strategie promozionali canoniche attraverso canali già conosciuti e consolidati da anni di rodaggio. Negli ultimi due anni, tuttavia, abbiamo avuto modo di collaborare con alcune tra le più importanti realtà della scena attuale tra label, booking e locali. Ad oggi manteniamo rapporti buonissimi con tutti coloro che, lungimiranti, hanno coinvolto il gruppo per la promo di un artista o un evento. Qualcosa vorrà dire.
Siete mai stati contattati da qualche major?
Non direttamente, ma prima o poi chissà.
Vi è mai arrivata qualche richiesta incredibile?
Di richieste incredibili, in senso negativo, fortunatamente poche. Di richieste positive, invece, molte: siam felici anche quando qualcuno chiede il nostro modesto parere su un artista o una tendenza, quando qualcuno si interessa a noi chiedendoci un’intervista, una playlist o addirittura la co-produzione di una serata in locali al passo con le novità. Se poi parliamo di collaborazioni incredibili, basta aspettare gli annunci degli sponsor dell’evento che stiamo organizzando.
Quali sono le regole base su cui si fonda la vostra community?
L’unico limite è il buon senso. Questo è un po’ il principio ordinatore di tutto. Per vivere il microcosmo di Diesagiowave si deve essere educati all’internet. In ogni gruppo o forum, prima di partecipare, si deve osservare, leggere, comprendere i meccanismi alla base delle iterazioni, il lessico, il tono solitamente utilizzato. Si deve capire che lo spam è ben accetto solo se trasparente e reso appetibile, dunque non posticcio e da discount della comunicazione. Diesagiowave è fondamentalmente la casa di tutti, quindi il nostro ruolo è quello di tenerla pulita il più possibile. Tutte queste piccole accortezze, naturali per alcuni, meno per altri, unite all’intervento degli amministratori e dei moderatori rendono Diesagiowave pressoché auto-governabile a ventiduemila membri.
Cosa c’entra l’Itpop con voi?
Il termine ITPOP è nato in seno alla community e, attraverso di essa, si è diffuso a macchia d’olio. Al contrario di quanto voglia la vulgata, non ha niente a che fare con l’omonimo disco di Alex Britti, essendo stato coniato – ahi noi – nell’ignoranza dell’esistenza di quell’album. La parola si inserisce all’interno dell’infinito dibattito sul nome con cui designare il fenomeno di rinascita e proliferazione – alcuni la chiamano addirittura gentrificazione – del cantautorato in lingua italiana e del movimento nato attorno a esso, che negli ultimi anni si è talmente tanto affermato da essere spesso soverchiante sulla musica stessa. Questa parolina sembra essere destinata a un futuro roseo: è apparsa già nella descrizione delle playlist “ufficiali” dedicate alla scena, nel nome di eventi, in svariati articoli di testate online più o meno note. Insomma, l’ITPOP esiste e tira nonostante Google dia ancora pochi risultati attinenti: piaccia o meno.
Cosa ne pensate dell’attenzione che i media stanno rivolgendo all’ambiente alternativo/indipendente?
E’ stimolante. Anche se è bene non esagerare con l’ottimismo. Più è vasto il pubblico a cui determinati media si rivolgono, più è già noto il progetto musicale che portano in rilievo, in superficie. Ora telegiornali e grandi quotidiani parlano abitualmente di Calcutta, Coez, Thegiornalisti, Sfera Ebbasta, Ghali e Dark Polo Gang. Essi tuttavia non hanno avuto alcun merito nella fase promozionale e di emersione degli artisti. Fanno semplicemente il loro lavoro, ossia cronaca: ratificano la realtà dei fatti. Il discrimine fondamentale tra un artista incubato all’interno di un talent e un altro “cresciuto in strada” sta nella qualità del segmento di seguaci su cui va incidere. Sono quelli a portarti davvero in alto. Siamo della scuola di pensiero per cui bastano 1000 fan veri per poter dire di avere una fanbase reale su cui costruire l’impalcatura del successo.
Credete che questo abbattimento di barriere tra mainstream e indie a lungo andare possa compromettere i progetti nati nei locali o, viceversa, è in atto una rivoluzione che cambierà le regole del gioco nel mainstream?
Nulla si distrugge, tutto si trasforma. Fondamentalmente il mainstream incorpora chi scende a compromessi con i suoi stilemi: questo è fuori discussione. Se fai black metal, su Radio Deejay non passi. La vera novità, secondo noi, è stata che a fare il salto nel mainstream siano stati proprio gli artisti provenienti da circuiti alternativi, ma concreti, che fino a qualche tempo fa sembravano interdetti da simili piattaforme mediatiche. Ovviamente questo ha contribuito a rendere l’indie ITPOP, ovvero a trasformare una cosa di nicchia in un’estetica alla portata di tutti. Vedere “Riccione” come tormentone dell’estate scorsa, per chi ha seguito la carriera dei Thegiornalisti, è stata quasi una conquista personale. Una domanda certo sorge spontanea: nascerà un ulteriore circuito indipendente dallo spazio vacante lasciato dagli artisti trasferiti nel mainstream? Sicuramente. Parimenti certo è che i
successori di questi troveranno già una traccia, un sentiero lasciato dai pionieri che li hanno preceduti.
Parliamo di Indie is Agio 4.0, il vostro raduno trasformatosi in un festival. Ci date qualche info su date, venue e artisti che si esibiranno?
INDIE IS AGIO – ITPOP Arena è il nostro secondo evento autentico in due anni, che sta già dettando i trend degli eventi del settore a un mese dal suo annuncio. Il numero 4.0 sta a indicare “quarto raduno di Diesagiowave”. Si terrà sabato 28 aprile al Circolo Magnolia di Segrate, nei pressi di Milano, e consisterà in una vera e propria giornata di live e attività ispirate al mondo da cui proveniamo.
Come sarà concepito l’evento e con che spirito consigliate di viverlo?
L’evento è concepito come una summa del nostro secondo anno e un vademecum per quello a venire. Gli artisti, il loro stile, la nostra comunicazione, tutto è finalizzato a tracciare una direttrice o, al limite, una proposta per il futuro della scena: siamo abbastanza noti per aver indovinato tutte le tendenze musicali di maggior successo dal 2015. INDIE IS AGIO va vissuto come una serata tra amici, tutti coloro che vi parteciperanno non dovranno minimamente aver timore di venirci da soli: sarà un’enorme sagra dell’amore, in cui tutti saranno uniti dalla passione per lo sballo, per i meme e per “quel fottuto itpop”.
Con quali criteri avete scelto gli artisti che andranno a comporre la line up?
Fin da subito abbiamo cercato di raddoppiare, se non triplicare, la selezione artistica dell’edizione passata, svoltasi presso l’Ottobit a Montelupo Fiorentino, che oltretutto può vantare la prima data in Toscana del primo tour di Giorgio Poi. La line-up è stata progettata secondo due principi: spazio alle novità che ci piacciono, spazio a chi ha sempre supportato la community. Il nostro format è fortemente caratterizzato e ogni singolo elemento deve portare l’impronta di Indiesagio e Diesagiowave. Tutto sarà al proprio posto: più ovviamente una grande sorpresa che si rivelerà da sola, sul main stage, quella sera stessa. Tra l’altro ci saranno pure artisti che però non suoneranno, magari perchè specializzati in altri settori dello spettacolo, chissà.
Avete altre sfide in programma?
Dal primo raduno di Diesagiowave, nel maggio 2016, ci siamo sempre proposti di aumentare partecipanti e “portata” di evento in evento. C’è stato poi il raduno di Napoli in ottobre, INDIESAGIO 3.0 a Marzo e, ora, una serata al Circolo Magnolia, che non finiremo mai di ringraziare per la fiducia, l’amicizia e la collaborazione. Per il futuro ci piacerebbe organizzare un festival dalla durata superiore, di due o tre giorni. Sarebbe figo anche un palco al Sziget o al Tomorrowland (lol).
Domanda Nonsense: Tommaso Paradiso, Lodo Guenzi o Calcutta?
Calcu, nostro fratellone bashini.