Si può produrre un disco country a partire dalla campagna toscana? La risposta la dà Giulio Wilson, cantautore fiorentino che lo scorso 4 novembre ha pubblicato il suo album d’esordio “Soli nel Midwest”, fatto di chitarre dagli echi americani mischiati ai suoni più propriamente popolari della provincia toscana. Se a questo aggiungiamo che il nostro è produttore di vino e ha un ristorante a Firenze…
Soli nel Midwest è uscito lo scorso 4 novembre. Com’è nato il tuo disco d’esordio?
I brani di questo disco sono nati in maniera molto naturale, ho scritto in campagna con chitarra e pianoforte, senza nessun tipo di pressione o una direzione specifica. Poi sono stati “vestiti” cioè arrangiati in studio e ho perso più tempo in quella fase che nella vera e propria stesura.
Il sound del disco è sospeso fra la provincia americana e quella toscana. Come hai pensato a questo ponte?
Sono innamorato delle canzoni popolari e dei suoni veri, senza elettronica che oggi va tanto di moda. Ho deciso di contaminare la melodia italiana con i suoni che spesso caratterizzano produzioni internazionali, per questo ho lavorato con grandi musicisti.
Al disco, infatti, hanno collaborato diversi elementi di spessore, fra tutti spicca il nome di Bobby Solo. Come e quanto hanno inciso sul risultato finale?
Molto. In Italia non è facile lavorare con persone che hanno competenza e sensibilità a certi tipi di suoni e a certe strutture melodiche. Ho utilizzato strumenti insoliti come le chitarre resofoniche, il banjo o il suono di uno zoccolo di cavallo, tutte sonorità che sentivo vicine. Non avrei mai fatto un disco con soli pianoforti e violini, il suono “sanremese” e’ lontano da quello che propongo. Bobby Solo ha una impostazione molto americana per esempio, c’è stato subito feeling.
Parlaci della tua attività di produttore di vino e ristoratore
Sono cresciuto in campagna, a contatto con la terra, ho sempre mangiato cose genuine e di stagione e suono da quando ero piccolo; mi sono laureato in enologia e tra una chitarra e una bottiglia di vino ho aperto 7 anni fa un piccolo ristorante a Firenze in centro; cuciniamo con ingredienti biologici e prodotti di stagione. La qualità e’ l’elemento che ricerco nella musica così come in una bottiglia di vino o in un buon piatto. E non è vero che la qualità e’ soggettiva, ci sono degli elementi precisi che ci fanno distinguere un piatto buono da uno cattivo, così come un buona canzone. Il vino che produco è biologico e proveniente da antichi vitigni autoctoni, anche lì come nella musica ho cercato la mia originalità, una espressività che fosse legata al territorio e alla mia personalità; cantare country in italiano non è certo cosa comune.
Come giudichi la musica italiana attuale? C’è qualche artista con cui ti piacerebbe collaborare?
In Italia c’è un po’ di tutto, tanta buona musica ma anche tanta musica “spazzatura”. L’avvento della tecnologia ha cambiato totalmente il modo di fare musica ma anche di ascoltarla: con un paio di clic possiamo decidere se un intero album e’ di nostro piacimento, l’ascolto e’ assolutamente più superficiale rispetto a quando si spendevano diversi soldi per poter comprare un disco. Mi piacerebbe collaborare con qualche artista country americano e con qualche poeta nostrano. Vedremo.
Fabrizio De Angelis