“35mm” è il disco d’esordio del compositore e direttore d’orchestra Vito Lo Re:23 brani composti, orchestrati e diretti da Lo Re che rappresentano la colonna sonora di una vita e descrivono, con vivide immagini, i momenti e le storie da cui sono stati ispirati.
Il tuo disco d’esordio si chiama “35mm”: ti va di raccontarci di cosa si tratta?
Un percorso autobiografico, essenzialmente. Ho cercato di raccontare e raccontarmi attraverso delle musiche che suonassero come delle colonne sonore, pur non essendo tratte da alcuna colonna sonora. Il disco è composto da 23 brani strumentali eseguiti da una grande orchestra, nella migliore tradizione, appunto, delle colonne sonore. Ogni brano rispecchia uno stato d’animo, un mood, se vogliamo usare questo termine. C’è l’avventura, l’amore, il rimpianto, la gioia, la sofferenza, la speranza.
Immagine e musica, un connubio che per te ha un forte significato: in che modo questi due elementi si fondono nelle tue composizioni?
Anche le composizioni che, come nel caso di 35 mm, sono puramente musicali, non abbinate quindi a un progetto come un film o un documentario, hanno sempre un aspetto “visuale” molto presente. È una cosa che mi hanno sempre detto: “La tua musica mi fa venire in mente questo o quello” o “mi suggerisce questa o quella sensazione”; alla fine fare questo lavoro è stata una naturale conseguenza. Quando scrivo un pezzo ho sempre in mente un’immagine o una situazione a cui il pezzo potrebbe calzare.
Sei autore di commedie musicali, musical, musiche per cortometraggi e documentari, film e trasmissioni televisive nonché orchestratore e arrangiatore: quale, tra questi ambiti, è quello che più di tutti riesce a esprimere la tua idea di arte?
Ambiti diversi danno stimoli diversi e tutti soddisfano qualche particolare esigenza, tuttavia, credo che scrivere colonne sonore sia veramente quello che mi piace di più fare. Oltretutto, essendo io a orchestrarle e dirigerle, mi immergo in altri due ambiti musicali che amo particolarmente.
Hai diretto molte orchestre lirico-sinfoniche e lavorato con importanti teatri e Festival in Italia, ma è all’estero che hai realizzato le tue produzioni più significative: quali differenze hai colto tra il nostro Paese e gli altri?
È ovviamente impossibile comparare l’Italia col “resto del mondo”. Ci sono realtà migliori e realtà peggiori. Di sicuro ci sono Paesi in forte sviluppo in cui la musica è molto considerata, forse perché hanno capito che la cultura non può non essere presente nella crescita di uno Stato. È l’educazione al Bello che crea la coscienza di un popolo.
C’è un progetto in particolare che ti piacerebbe realizzare in futuro?
Più di uno, tuttavia, io penso raramente a un progetto specifico (lavorare, che so, con quel regista o su quel tipo di film), ragiono per obiettivi e cerco di mettere l’asticella sempre più in alto.
Ci salutiamo con una curiosità: cos’è per te “nonsense”?
Quel pizzico di follia che rende la vita più interessante.
A cura di Laura De Angelis