A due anni dall’ultimo lavoro, “Autopsia”, Mapuche è tornato e l’ha fatto con un signor disco, Il Sottosuolo, uscito su etichetta Doremillaro/Bandbackers e prodotto da Cesare Basile.
Abbiamo fatto qualche domanda a Enrico, vero nome di Mapuche, per entrare nel vivo di questo nuovo album.
“Il sottosuolo” è il titolo del tuo ultimo disco uscito ad aprile e l’onestà è davvero la parola che meglio lo rappresenta direi. Talmente vero da fare male.
Ho sempre cercato attraverso le mie canzoni di raccontare qualcosa di vero, spesso mi accusano di essere un po’ troppo crudo e pessimista, ma non è mai la mia intenzione, non ho alcun interesse a sconvolgere l’ascoltatore, il mio interesse è semplicemente provare ad esprimere attraverso le parole una mia visione. Io penso che le canzoni seguano un percorso naturale, e se nel testo occorre una descrizione poco consolatoria per elaborare meglio un concetto, è giusto e sacrosanto scrivere quel tipo di descrizione.
Pensi che per poter empatizzare con l’altro sia necessario qualche bel pugno nello stomaco?
Non credo sia necessario, si può farlo anche attraverso canzoni d’amore o inni religiosi, nel mio caso ho solo colto alcune visioni che ho sviluppato, è stata una casualità se tali visioni si sono rivelate dure, non è la regola, un giorno potrebbe anche accadere che anch’io provi a farmi ascoltare attraverso canzoni d’amore o inni religiosi.
C’è un brano che hai fatto particolarmente fatica a portare a termine?
“Il padre”, ho impiegato diversi anni a scriverla, una parte di me si opponeva con forza alla realizzazione di questa canzone. Nel complesso meno impegnativo di “Autopsia”, che è stato un disco molto più difficile da portare a termine.
https://youtu.be/o00yERQF7fE
Alla produzione troviamo Cesare Basile, che apporto ha dato a questo lavoro?
Cesare si è rivelato determinante sia in fase di registrazione che nel missaggio, molte soluzioni sono frutto delle sue intuizioni, però ha preferito avere il coinvolgimento dei quanti hanno lavorato al disco, il suo non è stato un lavoro in solitaria. Dalle poche conversazioni precedenti alla registrazione del disco avevo già molta fiducia in lui, Cesare è un uomo che ispira fiducia.
In questo periodo sei in tour con Dino Fumarreto, com’è nata l’idea di questo particolare set?
È nata in maniera molto spontanea, quasi per gioco, solo per il piacere di suonare insieme, nessuno dei due aveva particolari progetti o ambizioni. Elia come me è una persona che non si prende molto sul serio, molto autoironica, l’autoironia per me è sinonimo di intelligenza. È un onore perché suono con uno dei miei cantautori preferiti, inoltre è anche un piacere, perché ho la possibilità di vederlo suonare.
Domanda Nonsense: meglio un lancio nel vuoto o un tuffo in acque sicure?
Mapuche risponderebbe senza esitare un lancio nel vuoto, io invece acque sicure, perché non ho il coraggio e l’integrità del mio alter ego, perché occorre essere pronti per un lancio nel vuoto, ma occorre anche meritarselo.
Intervista a cura di Cinzia Canali