Born in the 20’s segna l’esordio di Ellis Cloud, aka Riccardo Lo Faso, cantautore e polistrumentista. Un disco assolutamente originale, tra l’elettronica e l’acustico, nato negli anni di permanenza dell’artista negli Stati Uniti.
Abbiamo intervistato Riccardo e, fidatevi, le sue risposte sono tutto fuorché “comuni”!
“Born in the 20’s” è una raccolta di storie e di persone ambientate nel 2040. Come hai sviluppato questa idea?
Un paio d’anni fa ho incontrato Elon Musk ad una conferenza su Space X, ci siamo ritrovati a parlare e, tra un bicchiere di prosecco e l’altro, deve avermi preso in simpatia, tant’è che mi ha mostrato la loro segretissima macchina del tempo Tesla e mi ha dato la possibilità di fare un viaggio a/r. Mi sono dunque fatto un lungo weekend nel 2042, ho incontrato tanta gente ed ho visto tante cose incredibili che ho deciso di trasformare in canzoni.
Ricordate le cabine del suicidio a gettoni di Futurama? In Giappone le hanno davvero installate.
L’album è permeato da una malinconia che non abbandona mai l’ascoltatore. Personalmente trovo che questo stato d’animo sia spesso necessario per la creatività di un artista. Sei d’accordo?
Totalmente. Ma non vedo l’ora di diventare l’artista superficiale e vacuo che piace tanto ai duemila e farmi concedere un feat con Tommaso Paradiso.
“Walk on Water” è il singolo che ha anticipato l’uscita del disco; nel brano si parla di coloro che sono riusciti a monetizzare sul web senza avere nessun talento particolare. Seppur il tuo pensiero sia chiaro, c’è qualcosa che vorresti aggiungere?
Sì, la verità è che delle tante cose che ho visto crescere sul web l’unica che mi ha reso invidioso e che mi ha fatto dire ‘avrei voluto farlo io’ sono i video di ‘How to’ dove c’è il tizio che sfascia letteralmente tutto a martellate buttandoci addosso chili di uova. Pure genius. Oppure il tizio nordico che ha un canale in cui appiattisce QUALUNQUE oggetto i fan gli suggeriscono con una pressa idraulica enorme (su Youtube è Hydraulic Press Channel).
Cantautore e polistrumentista, come ti sei avvicinato alla musica?
Alle scuole medie ovunque ti giravi c’erano gli Eiffel 65 ed il ritorno di quel tunz tunz da italo disco; letteralmente ovunque. Ai tempi non riuscivo a tollerarla neanche per scherzo. Mi rifugiai dentro la musica classica come risposta e da lì è cominciato un percorso lunghissimo. In realtà mi andava di usare le parole “è cominciato un percorso” perché è uno di quegli incipit che usano gli artisti all’apice del successo con fare convintissimo quando devono parlare di una cosa successa totalmente per caso. Poi c’è anche la parola ‘esigenza’ utilizzata similmente per darsi un tono.
Com’è nato il moniker Ellis Cloud?
Stavo prendendo un caffè con Marisa Laurito quando lei di colpo s’è girata e m’ha detto ‘tu ti devi chiamare Ellis Cloud secondo me’. E francamente, così su due piedi non ho saputo dirle di no…
Domanda Nonsense: nel 2040 la gente avrà imparato a guidare correttamente nelle rotatorie?
In quel weekend nel 2042 andai ad informarmi su quello che riguardasse Palermo, la mia città, e vi posso dire che non è cambiato un cazzo. Le macchine si guidano da sole ma fanno modificare il sistema operativo alla palermitana: anche le AI utilizzano il protocollo ‘passo prima io, non mi interessa’, e non vi dico gli incidenti, i soldi che si fanno i carrozzieri anche nel 2042…
Intervista a cura di Cinzia Canali