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No New – Cambogia e la sua sottrazione della gioia

Cambogia è un cantautore catanese che da qualche settimana ha pubblicato il suo secondo lavoro discografico La sottrazione della gioia, un disco in cui le difficoltà di accettare l’età adulta sono raccontate con stile sopra un letto di synth, chitarre e tastiere. C’è chi lo paragona al nuovo Max Pezzali per i toni (apparentemente) spensierati delle canzoni, ma lui, dopo aver incassato il complimento, racconta di ascoltare poca musica italiana oggi.

 

Prima di tutto, puoi spiegarci perché il nome Cambogia?

Dal primo disco che abbia mai comprato, “Fresh Fruit for Rotting Vegetables” dei Dead Kennedys, e che conteneva Holiday in Cambodia, che è tutt’ora una dei miei pezzi preferiti di sempre, e poi ho un amico che suona con me e in diversi altri gruppi nel catanese a cui piace definire Cambogia le situazioni di live in posti squallidi e afosi.

La sottrazione della gioia
è il tuo secondo album ed è uscito poche settimane fa. Com’è nato questo disco?

Ho poco più di 30 anni e mi confronto ogni giorno con nuove difficoltà nell’accettare la vita da adulto, l’album vuole raccontare un po’ questo stato d’animo e metterlo in contrapposizione con la spensieratezza di quando si è più giovani e senza troppi pensieri, così ho deciso di fare un album che diventasse più triste dal primo all’ultimo brano.
Il tuo precedente lavoro, come si legge sulla tua biografia su Facebook, “Il misterioso album d’esordio di Cambogia viene volutamente distribuito solo su cassetta ad una ristretta cerchia di fan, amici ed altri musicisti della scena catanese”. Come mai questa scelta singolare?

È stato un gioco, per la tipologia di album totalmente low-fi, un po’ alla Daniel Johnston per cui come lui agli inizi ho deciso di distribuirlo ad amici e conoscenti solo su cassetta, a seconda di come andrà il nuovo album si deciderà o meno se digitalizzare il tutto e renderlo fruibile sul web.

 

Scorrendo ancora i tuoi canali social, si notano molti commenti di persone che ti appellano come il nuovo Max Pezzali. Esiste un certo richiamo nelle sonorità dei brani, ma realmente ha un principio di verità questo accostamento, secondo te?
Magari fossi il nuovo Pezzali, io ci sono cresciuto, ricordo che quando ero alle scuole elementari-medie c’era un vero e proprio boom del fenomeno 883, anche se c’è stato un lungo periodo in cui li avevo totalmente snobbati, poi col passare del tempo, forse chissà la nostalgia, ho rivalutato il loro lavoro, pezzi pop generazionali da disagio di provincia, praticamente l’essenza degli anni ’90 in Italia.

Sei un’artista emergente, cosa pensi della musica italiana attuale?
Che quello stacco netto tra musica indie e commerciale non esiste più, non so se sia un bene o un male, ma di fatto è così, non ascolto molta musica italiana che non sia uscita più di 20 anni fa, attualmente sono decisamente più esterofilo negli ascolti, roba come i Fat White Family.

Fra i vari nomi della scena indie o mainstream (che brutte parole) chi sceglieresti per una collaborazione artistica?

Gli artisti con cui avrei voluto collaborare sono già tutti morti, ed ultimamente anche io mi sento poco bene.

 

 

 

 

Fabrizio De Angelis

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