Una piacevole conversazione con i Duprè, ovvero Paolo Fasciano voce e chitarre, Giulia Iannone voce, Filippo Perino batteria, band torinese dalle sonorità originali che ha pubblicato il primo lavoro discografico La Carovana per l’etichetta INRI.
Si chiama La Carovana il vostro primo progetto discografico: a cosa si riferisce questo titolo?
Nell’estate del 2015 ci stipammo tutti e cinque sul camper del batterista e decidemmo di partire alla volta delle principali città italiane per far conoscere la nostra musica. L’idea era quella di suonare per strada, esperienza già assodata in quel di Torino. Fu durante quel viaggio che partorimmo l’idea di chiamare il nostro futuro album “La carovana”. Ci sentivamo gitani, musicanti e carovanieri, e volevamo portare la nostra musica in giro per il mondo.
Di cosa parlano i brani che compongono l’album?
In verità non c’è un tema comune… Gli argomenti sono disparati. Ci sono numerosi riferimenti allo scorrere del tempo, si accenna a Rimbaud e alla sua stagione all’inferno, si cantano le gesta dei Pellerossa d’America e si ricordano la tenacia e l’ardore di Gino Bartali.
Quando nascono i Duprè?
I Duprè nascono nel 2012, quando Giulia e il sottoscritto (Paolo Fasciano) decisero di scendere per le strade e le piazze per fare ascoltare alcune canzoni che avevano scritto insieme.
Come definireste le vostre sonorità? C’è chi dice che ascoltare la vostra musica è come fare un giro nell’ atelier di un pittore d’altri tempi…
Diciamo che per la realizzazione specifica di questo album ci siamo lasciati influenzare da due pianeti che in quel momento stavano orbitando intorno a noi: quello dei chansonnier francesi e quello della musica balcanica… Abbiamo cercato di fondere questi due mondi per poi dipingere i nostri quadretti atemporali.
Quali sono gli artisti che hanno influenzato la vostra formazione?
Ce ne sono tanti, anche perché ognuno di noi possiede un backgroud culturale e musicale diverso da quello dall’altro. Però possiamo citare i sempreverdi Beatles, i Led Zeppelin, il mistico Battiato, Battisti, i Baustelle e il gigantesco De Andrè
Fabrizio De Angelis