Abbiamo incontrato gli Smegma Bovary, trio siciliano dal gusto eccentrico, che vuole raccontarci la generazione degli anni ’90 con l’album “Coppa del nonno” e il 2016 appena trascorso con l’ep di recente uscita “Disco Parziale”. Il loro è un synth pop abbastanza sghembo ed eccentrico, che saprà lasciare il segno già dal primo ascolto. Il resto ve lo raccontano in questa intervista.
Intervista a cura di Egle Taccia
Chi sono gli Smegma Bovary?
I migliori esponenti della coda lunga della classe dominante del secolo breve.
Come mai avete scelto di intitolare l’album “Coppa del nonno”?
E’ un sentito omaggio ai partigiani e alla Resistenza.
Quali sono i vostri ascolti di riferimento?
Playlist con balli di gruppo su youtube.
È un disco che guarda al passato nei contenuti?
Quali contenuti?
Ci parli di questa generazione degli anni ’80?
Educati all’accumulazione illimitata e alla pornografia terminale, quella in cui alla fine si sposano tutti e non deodorano gli ambienti, hanno fuso Aiazzone con Alpha Centauri, il futuro cogli interessi composti, il pupazzo Rockfeller con Gramsci, Gegia con GG Allin, le Centoventi Giornate di Sodoma con la Famiglia Bradford – e non ne pagheranno le conseguenze.
Perché oggi attraversa questa fase di delusione?
Perché quella precedente non è stata sufficiente.
Questa generazione è quella che ha vissuto anche gli anni d’oro di Catania, città su cui ruota il vostro progetto. Cosa ricordate di quegli anni? Cosa aveva di speciale la scena musicale di allora?
Si trovava ancora il mauro a Ognina e Brigantony non era ancora diventato salutista. La scena musicale aveva di speciale che ti istigava ad ascoltare qualsiasi altra cosa, in particolar modo gli elettrodomestici che avevi a casa.
Qual è il vostro “Centro di gravità permanente”?
Il deteriorarsi, i Righeira, l’arco popliteo di certe ragazze, gli ortaggi.