Simona Di Gregorio, Giovanni Arena e Riccardo Gerbino: tre anime poliedriche unite nei Luftig. Il gruppo, nato a Catania nel 2014, propone un viaggio nella musica popolare e nella world music. Il loro primo disco è “Erdring”, il termine tedesco che dà il nome al lavoro può essere inteso come anello che circonda la terra. Nelle 10 tracce, otto originali e due popolari, troviamo la mescolanza di radici musicali differenti. Nei testi, italiano e siciliano si alternano a spagnolo, tedesco, portoghese e inglese. Nella musica strumenti come l’abla indiano, il contrabbasso, la kalimba, l’organetto si sposano tra loro in un’unica melodia. “Erdring” vuole ritrovare un senso della tradizione tra i tanti possibili, non riproporre la tradizione.
Nome del gruppo, del disco e anche una traccia in tedesco, da dove nasce questa passione per l’idioma germanico?
Simona: Dopo la maturità ho trascorso un periodo lungo tre anni in Germania dove ho sperimentato l’autonomia economica e lo studio della musica in accademia, un momento importante della mia formazione personale e professionale. Il tedesco, appunto, lo adoro nel suono, nella forma, mi sembra che il senso della parola si capisca già dal suono emesso.
Le vostre tre anime sono diverse tra loro e tutte poliedriche, come si intrecciano nel progetto?
Giovanni: Direi che in Luftig le esperienze di ciascuno di noi tre svolgono un’azione poliedrica – e non tanto le singole “anime” poliedriche -, nel senso più figurato del termine, cioè dire che i possibili vari e molteplici aspetti della musica che facciamo, delle volte sono solo sfaccettature, ma spesso sono anche in contrasto; pertanto non saprei dire se c’è un vero intreccio inteso come un’unica trama, né se c’è veramente un intreccio di anime.
Multiculturalità è il concetto che mi fate venire in mente ascoltandovi, quanto è importante questo tema in musica?
Giovanni: Non so se sia importante, almeno nella misura in cui spesso ci si riferisce alla multiculturalità in musica, cioè come qualcosa di esotico che sta al di fuori della nostra cultura, se non addirittura di noi stessi, e che siamo intenti a osservare come un fenomeno che non ci appartiene e che perciò ci stupisce e ci sorprende! Mentre invece ogni popolo è multiculturale, nella misura in cui è – lo è stato o lo sarà – influenzato e contaminato da altre culture, che sono fagocitate, metabolizzate e persino dimenticate. Certo che se rimane solo un concetto, a mio avviso è difficile farlo conciliare con la musica, che non è un concetto. Se tutto ciò è visto però come un piccolo segnale di trasformazione, allora è in linea con quello che da sempre hanno sostenuto le figure più illustri in questo campo, e cioè che in musica le cose si evolvono e si trasformano.
In “Erdring” ogni suono, parola e sfumatura sembrano pensati per darsi risalto a vicenda. Raccontateci questo disco.
Riccardo: “Erdring” è il nostro primo disco, si tratta di una raccolta di dieci brani, otto originali, scritti da Simona Di Gregorio, e due popolari: rispettivamente “Papel de plata”, brano andino (reso noto dagli Inti-Illimani), e “La Tarara”, brano proveniente dalla tradizione del flamenco, con il testo di Federico Garcia Lorca. Lo abbiamo registrato poco meno di un anno fa a Frascati, allo Studio 49, per la 49Records di Emmanuel Maccarrone. Tra i brani originali, oltre ai testi scritti da Simona, abbiamo collaborato con il poeta tunisino Moncef Ghachem per “La musica”, e lo scrittore catanese Sal Costa per “’U giardinu”. Da un punto di vista musicale il disco è il frutto dell’unione dei nostri percorsi individuali, le esperienze, e il modo che ognuno di noi ha di intendere la musica. Il nostro set, oltre alla voce, che canta in diverse lingue (italiano, siciliano, spagnolo, inglese, portoghese, e tedesco) a volte anche all’interno di uno stesso brano, comprende il contrabbasso, il tabla, e uno degli strumenti che suona Simona, e cioè l’organetto diatonico, la chitarra, e la kalimba.
Quale secondo voi è la location perfetta per godere della vostra musica?
Simona: Non vi è dubbio che qualsiasi posto può accogliere i Luftig purché esso abbia quelle caratteristiche che consentano di ascoltare la musica dal vivo senza intrusioni.
Avete in programma qualche data fuori dalla Sicilia?
Riccardo: Sì! Abbiamo cominciato da Messina, all’Avantgarde Music School, a presentare “Erdring”, e fino a giugno saremo in giro in Sicilia, tra concerti e showcase, mentre durante l’estate suoneremo anche fuori dalla Sicilia tra concerti e festival.
Federica Monello