Anticipato dal singolo “Ellittica”, il 15 settembre è uscito Lanimante, il nuovo lavoro discografico dei La Metralli, progetto musicale che vede una sapiente e originale fusione tra musica d’autore e sonorità elettroniche e acustiche.
Il gruppo, formatosi a Modena nel 2011, è composto da Meike Clarelli (voce), Marcella Menozzi (chitarra elettrica), Cesare Martinelli (batteria), Davide Fasulo (piano, synth, chitarra, violoncello, electronics) e Christian Pepe (basso, contrabbasso).
Definite il vostro genere avantique per l’unicità e per la chiave molto personale del modo di fare musica…tutto sommato si ricollega un po’ anche al vostro nome, La Metralli. Non trovate?
Il nome “La Metralli” racchiude la parola metro, misura, metallo…significati anche legati alla trasmissione e ai processi alchemici che stanno alla base della vita e delle relazioni. È indubbiamente una parola che allude, evoca un significato ma non esiste. Così la parola “avantique”: è una definizione di genere artistico inventata, richiama “antico” e “avanguardia” allo stesso tempo. A noi piace partire da un disorientamento, da un increspamento delle parole, per attraversare una nuova direzione, un nuovo stato delle cose. Ecco perché sperimentiamo parole e generi in quello che facciamo. “Urlando i muri”, o “piovevo” sono esempi in cui l’uso delle parole approda ad un significato altro. Questo processo e i suoi esiti non sempre vengono raccolti dagli addetti ai lavori: sembra che sia indispensabile rientrare in etichette di genere predefinite e non avendone trovata una che ci descriva a pieno, ne abbiamo proposta una noi. C’è molta eterogeneità di influenze nella nostra musica, dalla classica, all’elettronica, al jazz al pop…, ma questo non significa non avere stile o cifra stilistica precisa. Alcuni critici sembrano voler ignorare la differenza tra etichetta e stile. Alla fine dei conti, penso che quello che conti per chi fa musica e per chi ascolta musica sia farne esperienza poetica, emotiva, esserne toccato e turbato.
Il nuovo album si intitola Lanimante, dobbiamo aver paura di questa “creatura”?
Tutti abbiamo paura del Lanimante. Nella misura in cui abbiamo paura di noi stessi, di quel vuoto che ci abita e di quella meravigliosa e inquieta umanità che è sempre più difficile esprimere ai giorni nostri. Siamo tutti Lanimante, animali che amano l’anima delle cose, ma non vogliamo riconoscerlo, dirlo e, ora sempre di più, saperlo! Fa troppo male. La nostra è una società contemporanea terrorizzata dalla vita, non dalla morte!
A livello di sonorità avete dato più spazio all’elettronica rispetto ai lavori precedenti. Come mai questa scelta?
Perché le influenze sono quelle. Enrico Gabrielli che ho avuto la fortuna di conoscere mi disse: “perché ho scritto un libro? Perché leggo.” E così è per un musicista…suona perché ascolta e scrive così perché ascolta quello. Non si scappa. Rielaboriamo materiali e materia sonora che ci nutre. Davide (synth, programming, tastiere..) ha contribuito molto in questo processo.
“Ellittica” è il singolo che ha anticipato l’uscita del disco. Parlateci di questo brano.
“Ellittica” è stato il primo brano composto dell’album e il primo brano a fondare la nuova sonorità di questo album. Il primo anche a voler nascere così, fottendosene di come erano stati gli altri. E’ stato il giro di boa. La nave Metralli da lì ha preso il mare aperto con coraggio. C’erano già i prodromi di quello che sarebbe accaduto in questo disco (D’arteria, Per ogni respiro). Io personalmente ho sentito una grande apertura sul tema di una visione della terra e dell’umanità dallo spazio, ho allargato il campo a tal punto da chiedermi di “noi” e non più di “io” o me. Anche “Terrestre” porta in sé il tema dello spazio, di un luogo pericoloso ma silenziosissimo e di una che è in fondo sola in questa terra, che beata non fa altro che girare nel buio e nello sconosciuto.
Una delle soddisfazioni più grandi che la musica vi ha regalato?
Sentire la responsabilità verso se stessi e gli altri di scrivere e cantare le cose in cui si crede.
Domanda Nonsense: la cosa più ridicola fatta o accaduta durante la lavorazione dell’album?
Un giorno abbiamo registrato di nascosto una conversazione telefonica in cui io, Marcella e Davide parlavamo a Cesare. Solo per divertirci con le nostre e la sua voce. Per cui in diretta effettavamo il suono della conversazione. Per caso Davide l’aveva registrata su una traccia di pre-produzione di “Capovolto”. Un giorno riaprendo il progetto e riascoltando il brano è saltata fuori questa roba fighissima che suonava benissimo nelle strofe del brano….Dopo un anno abbiamo deciso di mixare “Capovolto” con quella traccia. Naturalmente Cesare non sa ancora niente !!!!
Intervista a cura di Cinzia Canali