Musica è teoria o pratica? Secondo Le Teorie di Copernico, gruppo romano cantautoriale, la loro musica è teoria. Ma in che senso? Con il loro Ep “Oh, il buon vecchio Charlie Brown!” vogliono raccontarci dell’individuo, delle contraddizioni della sua molteplicità, del suo stare nella collettività, delle relazioni e del cambiamento vero o presunto. Conosciamo meglio le teorie di Francesco Chini, Enrico Bertocci, Damir Rapone, Manuele “Dean” Di Ascenzo e Riccardo Piergiovanni con quest’intervista.
Le teorie di Copernico ai tempi erano rivoluzionarie e quindi non ben accette, anche la vostra musica è così?
Anzitutto bentrovati a tutti gli amici di NonSense Magazine, e grazie infinite per lo spazio e l’attenzione! La miglior forma di rivoluzione che ci piace pensare di perseguire è assolutamente orwelliana: è quella della ricerca del vero. Sarebbe stato interessante far parlare Mikołaj Kopernik con l’autore di “1984”: probabilmente sarebbe stato un incontro necessario per l’umanità. Naturalmente speriamo che la nostra musica non arrivi mai ad essere addirittura “sgradita”, ma le nostre canzoni vogliono essere piccole indagini, piccole ipotesi, piccole – appunto – “teorie”. E a volte, quando cerchi qualcosa di importante e ti avvicini non dico a trovarla ma a individuare dove potrebbe trovarsi, le reazioni di quelli a cui lo racconti sono davvero sorprendenti.
Perché Charlie Brown?
Inizialmente la scelta del main character di Schultz è stata molto immediata, istintiva. Dei cinque brani che compongono il nostro Ep di prossima uscita “Oh, il buon vecchio Charlie Brown!”, il singolo che ne porta il nome è stato l’ultimo in ordine di tempo a vedere la luce. “Oh, il buon vecchio Charlie Brown!” è la nostra teoria sui meccanismi di approvazione che ci muovono, quelli per i quali siamo così spesso mossi dal bisogno di emulare il modello “vincente” salvo altrettanto spesso fallire nell’impresa, e rifugiarci di nuovo in quelli che magari erano vestiti peggio, eppure non hanno mai smesso di accoglierci.
Lo spunto viene dalla prima striscia dei Peanuts, pubblicata nell’ottobre del 1950. Charlie Brown appare per la prima volta in assoluto al grande pubblico, ancora sprovvisto delle caratteristiche strisce a zig-zag della sua maglia. Charlie attraversa la strada di fronte al marciapiede su cui siedono Patty e Shermy. Patty resta silenziosa, lasciando a Shermy la cronaca: “Ehi, arriva il vecchio Charlie Brown!” Pausa. Charlie si avvicina. “Il buon vecchio Charlie Brown… Sissignore!” Pausa. Charlie passa oltre. “Il buon vecchio Charlie Brown…” Ora ci sono solo Patty e Shermy a seguirlo con lo sguardo. Il broncetto di Shermy si fa improvvisamente spigoloso e convinto: “Quanto lo odio!”. Una sintesi perfetta. Poi da vecchi amanti del progressive ci siamo anche ricordati dei grandissimi “Buon vecchio Charlie” e a quel punto la decisione era presa!
Cosa ci racconterà l’Ep durante l’ascolto?
Teorie, appunto. Con questo Ep il nostro linguaggio si affaccia per la prima volta verso l’esterno, pertanto abbiamo cercato di gettare semi e affrontare temi che si muovessero nel maggior numero di direzioni possibili: l’individuo, le contraddizioni della sua molteplicità, il suo stare nella collettività, le relazioni e il cambiamento, vero o presunto. Sono canzoni, certo. Ma le canzoni sono materia transitoria, tradizione orale. E nei ritmi e nelle melodie delle nostre speriamo che l’ascoltatore possa trovare qualche domanda, e un po’ di sorpresa.
Scrittura del testo, composizione della parte musicale e produzione queste le tre macro fasi per la creazione di un disco. Chi fa cosa ne Le Teorie di Copernico?
Tanto nella composizione quanto nella scrittura delle nostre teorie si agitano due dimensioni parallele, una più squisitamente cantautorale, e l’altra di ricerca, in un’esplorazione musicale che pur muovendo sempre dalla canzone – per noi un punto di riferimento comunque centrale – cerca sempre la profondità, la dilatazione, qui e là la dissonanza.
Francesco, cantante e padre putativo del progetto, si occupa in prima persona della prima di queste due dimensioni. Alla seconda provvediamo (tutti assieme: Francesco, il chitarrista Enrico Bertocci, il bassista Damir Rapone, il batterista Manuele “Dean” Di Ascenzo e il tastierista Riccardo Piergiovanni) come le band di altri tempi: garage, ore di spina attaccata solo sulla nostra musica, interazione, alcool. Quanto alla produzione, il nostro Ep di esordio si fregia invece di un nome importante, quello del nostro amico Cristiano Lo Mele. Cristiano è il chitarrista dei Perturbazione e dei Toto Zingaro: ha creduto come pochissimi altri prima di lui nelle nostre teorie, e nella loro possibilità di raccontare davvero qualcosa a chi vi entri in contatto.
Non lo ringrazieremo mai abbastanza per questo, e il lavoro che abbiamo svolto insieme rispecchia completamente tutto questo.
Quale fine ha la musica e quale fine ha la vostra musica?
Lo stesso di quella che ci ha ispirati e convinti a imbracciare penna e strumenti per elaborare le nostre teorie: regalare emozione, sorpresa e possibilità di combattere vuoti e solitudini attraverso una melodia.
Federica Monello