Pop contaminato da indie rock, surf, psichedelia e cantautorato. Stiamo parlando di Long Island Baby, il nuovo album, uscito per Costello’s Records, degli Odiens, band romana composta da Flavio De Cinti (voce), Alessio Mose (chitarra), Matteo Mignani (basso) e Valerio Piperata (batteria).
Gli Odiens in tre parole?
Pane
Amore
Dendroclimatologia
Cosa vi ha spinti a fare musica insieme?
Un grande errore di valutazione.
“Long Island Baby”: nove brani; indie rock, surf, psichedelica. Come ha preso forma? E qual è il filo conduttore?
L’album è nato dall’esigenza di uscire dalla nostra “comfort zone” e provare a spingerci un po’ più in là. Abbiamo lavorato sui pezzi per quasi un anno e ci siamo chiusi in studio a registrare senza guardarci indietro. Il filo conduttore dell’album potrebbe essere il tipo di suoni che abbiamo scelto di utilizzare per “Long Island Baby”. In ogni pezzo ci sono soluzioni melodiche e tematiche diverse, ma c’è sempre un certo tipo di suoni che caratterizza il prodotto finale.
“Thelonius” è il primo singolo estratto: un eroe musicale rivoluzionario sospeso tra antichità e modernità…
Il pezzo parla del grande jazzista Thelonious Monk, ma in una maniera particolarmente romanzata. Nella nostra canzone Thelonious è un personaggio polveroso e mitologico, cowboy e indiano al tempo stesso, eroe e villain di un cartone animato giapponese. E la canzone, in questo caso specifico, non è altro che una sigla di apertura sospesa tra passato e futuro.
Avete alle spalle un’attività live intensa. Come vivete l’impatto con il pubblico appena saliti sul palco?
Prima di cominciare chiediamo a tutti i presenti di andarsene. Siamo molto timidi.
Domanda Nonsense: il film che meglio rappresenta gli Odiens?
“Il secondo tragico Fantozzi” di Luciano Salce (il nostro più grande sogno è riuscire a suonare live a “L’Ippopotamo”, il famoso night club dove Fantozzi, Filini e Calboni si recano in cerca di avventure amorose).
Intervista a cura di Cinzia Canali