Stupefacente! è il secondo disco del cantautore torinese Losburla, al secolo Roberto Sburlati, prodotto da Carmelo Pipitone (Marta sui tubi) ed uscito lo scorso settembre. Abbiamo fatto una chiacchierata insieme a Roberto riguardo ispirazioni, colori, autenticità, canzoni e progetti sull’orlo del bipolarismo. Abbiamo scoperto che sia Roberto, sia Losburla, sono dei tipi davvero simpatici. Buona lettura!
di Eleonora Montesanti
Roberto, iniziamo proprio dal principio, quand’è che hai capito che la musica avrebbe avuto un ruolo così importante nella tua vita?
Ho iniziato ad ascoltare musica da piccolissimo. Tipo a due anni consumavo i 45 giri di mia madre (Celentano, Dik Dik, Mina…cose così), per cui riflettendoci ora credo che la musica abbia cominciato a far parte della mia vita praticamente da subito. Se devo però individuare un punto di svolta specifico… ricordo bene quando a 10 anni vidi la vhs del concerto di Wembley dei Queen per la prima volta, a casa di un amico. Ecco, forse in quel momento, mentre guardavo lo stadio che batteva le mani su Radio Ga-Ga, ho inconsapevolmente appreso che la musica sarebbe stata qualcosa di più di una passione passeggera.
Stupefacente! è il tuo secondo disco da solista. Vi si riconosce subito uno stile volutamente low fi, scarno e minimalista. Ti va di raccontarci perché hai fatto questa scelta?
L’idea era quella di fare qualcosa che suonasse in maniera completamente diversa dal mio disco precedente, I Masochisti. Suonavo le canzoni a casa e me le immaginavo su disco molto simili alle possibili versioni live. Poi c’è stato l’incontro con Carmelo: quando ha sentito i provini mi ha subito fatto capire di avere le idee chiarissime…fidarsi di lui è stato molto semplice.
Stupefacente! vede anche Carmelo Pipitone (Marta sui Tubi) per la prima volta in veste di produttore artistico. Come vi siete incontrati? E come è stato lavorare insieme?
Io e Carmelo siamo amici da diversi anni. La collaborazione è nata molto dopo la nostra amicizia, e questo ha reso la nascita del nostro lavoro insieme molto natural, sincera. E’ andata così: ero a un concerto dei Marta Sui Tubi, in camerino, parlavo con Carmelo del mio vecchio disco. Lui si rollava le sigarette e diceva “Sì mi è piaciuto il tuo primo disco…io il prossimo se fossi al tuo posto lo farei diverso, un po’ più… un po’ meno… saprei io come farlo”. Io l’ho interrotto e gli ho detto: “Perché il prossimo disco non me lo produci tu?”. Mi ha preso in parola. Il team di lavoro si è completato in poco tempo con l’ aggiunta di Davide Paolini, suo socio al Re Acuto (lo studio bolognese in cui abbiamo lavorato), gran batterista e grande amico, e Andrea Brasolin come consulente alle manopole.
Lavorare con musicisti di quel livello è stato come giocare a calcio insieme a gente che gioca in serie A…diventi più forte anche tu!
Uno dei brani contenuti in Stupefacente!, Ferite, inizia con te che dici: “Come viene, viene.” La prossima domanda arriva da lì. Quanto è importante, per te, che un artista sia autentico?
Sono convinto che l’autenticità sia ciò che permette ad un artista di sopravvivere sul lungo periodo. Non è una frase romantica buttata lì. Al contrario, sono convinto che sia l’assunto che più si avvicina alla scienza in un mondo quasi sempre incalcolabile. La gente può essere disattenta, impreparata, o semplicemente ingenua, ma si lascia fregare un paio di volte in tutto, non di più. Se un artista non è autentico nella sua opera può azzeccare una canzone, magari un disco, magari due, ma ha vita breve. Il momento di creare, quello in cui si è chiusi in cameretta col chitarrino, quello dev’essere un momento di sincerità e di verità assolute. Tra l’altro che gusto ci sarebbe a scrivere canzoni se così non fosse?
E se questo disco avesse un colore, quale sarebbe?
Credo che il blu della copertina e del booklet si associ perfettamente al disco che c’è dentro.
Quali sono state le ispirazioni musicali e culturali che ti hanno accompagnato nella fase creativa di questo disco?
Non ci sono stati veri e propri testi e dischi di riferimento in fase creativa…ho sempre bisogno di metabolizzare bene quello che scopro prima di mettermi a scrivere, altrimenti mi viene sempre fuori la brutta copia dell’ultima cosa che ho letto o ascoltato. Diciamo che ci risento sempre i miei capisaldi, De Andrè , De Gregori, Bukowski, Nick Cave, i Pink Floyd, accompagnati da nuove passioni e ritorni di fiamma che toccano tutti gli estremi, da Paolo Conte ai film con Lino Banfi, da “Minima Moralia” di Adorno a “la profezia dell’armadillo” di Zerocalcare.
Quando non sei il musicista Losburla, sei Roberto Sburlati e, in ordine sparso, fai queste cose: organizzi concerti, sei un agente di booking, lavori in un ufficio stampa. Come riesci a stare da entrambe le parti?
Riducendo all’osso il mio tempo libero. Scherzi a parte, sto nella musica da tutte le parti della barricata. Questo mi dà sicuramente dei vantaggi, quando suono capisco il punto di vista dell’organizzatore, quando organizzo capisco cosa significa stare 6 ore in un furgone e poi salire su un palco, questo diciamo mi predispone ad essere rispettoso del lavoro degli altri, che credo sia importante.
C’è ovviamente il rovescio della medaglia: una certa disillusione, certe dinamiche che inevitabilmente si vengono a creare nei rapporti con i colleghi che bisogna saper gestire con delicatezza. Quando sono stanco, quando qualcosa non sta andando bene, dico a me stesso che vorrei fare soltanto una cosa ed occuparmi soltanto di quella perché sarebbe più facile. Lo dico, ma in cuor mio so di non pensarlo.
Cosa rappresenta per te il palcoscenico?
Rappresenta il motivo per cui suono. Non mi capita sempre, ma a volte succede che durante il concerto mi ritrovo completamente rilassato, con la mente assolutamente libera, in piena sintonia con gli altri musicisti e con tutta la gente che c’è nel club…e ogni gesto diventa naturale, ogni cosa è al suo posto. Mi succede suonando e ogni tanto sciando (stessa cosa… pista libera, neve farinosa, sci ben laminati ecc ecc). Ecco quei momenti sono la mia idea di libertà. E per quanto siano rari credo valga la pena continuare ad inseguirli.
Cosa canta Losburla (ma anche Roberto Sburlati) sotto la doccia?
Losburla è un tipo poco simpatico…si lava poco e in quelle rare occasioni canta solo le sue canzoni. Io, Roberto Sburlati, sotto la doccia canto Paolo Conte, tipo Wanda, Tutti a venezia e un Gelato al limon.
E se ti dico futuro, cosa mi rispondi?
Penso al film e ti canto johnny b goode, un blues con il riff in Si (che poi in realtà la versione originale è in Si bemolle)
E per finire questa lettura in bellezza, godetevi il lyric video de Il tuo Cane veste Prada, uscito da pochissimo:
I prossimi appuntamenti live de Losburla:
26.03 Paniere. Il Circolo (Crema) – opening a Bianco
28.03 Sparwasser (Roma)
09.04 Upcycle – Milano Bike Café – (Milano)
12.04 L’Altro Spazio (Bologna)
03.05 Da Emilia (Torino)