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No New – “Love Storm” il nuovo album degli Espada

Espada è un quintetto fondato da Giacomo Gigli. Un progetto che ha come filo conduttore la narrativa sentimentale. Love Storm è il nuovo disco, uscito il 15 dicembre per BVR. Sette brani nei quali l’ossessione per il passato non prende completo possesso di un discorso ancora aperto.

Scopriamo meglio questo nuovo lavoro.

 

Dall’Argentina all’Umbria. Un cambiamento notevole…

Si tratta di parti del mondo molto diverse. Ma unite dai grandi spazi. Non solo quelli naturali, dalla Valle del Menotre alle campagne della Valle Umbra Sud. Si provano delle emozioni anche viaggiando in macchina tra le zone industriali di Foligno, Terni e Perugia. C’è grigiore, speranze disattese, e allo stesso tempo l’energia rassegnata di chi non rinuncia al proprio lavoro. Sono questi spazi che ispirano le nostre canzoni.

 

Sette brani nei quali “l’ossessione per il passato non prende completo possesso di un discorso ancora aperto”. Raccontateci qualcosa in più.

Ossessione è un termine forte. Diciamo che la  musica del passato ci ha profondamente influenzato. Ma questo credo valga per tutte le band di oggi. Non è né un bene, né un male. E’ così. Il discorso è aperto, anche nel caso in cui si riconosce di fare parte di una tradizione. Noi lo riconosciamo. Però rimaniamo dei progressisti, sia a livello musicale, sia a livello politico.

 

Sicuramente ve l’avranno già fatto notare, ma la peculiarità di questo album pare sia quella di non avere una sola chiave di lettura, ogni brano gode di una propria identità. Scelta voluta?

Credo di poter dire: no. La scrittura dei brani non è programmata. I brani che abbiamo inserito sono i brani a nostra disposizione che ci sembravano più convincenti. Il fatto che ogni brano abbia un’identità non può che farci piacere. Questo forse dipende dal fatto che siamo ancora molto legati all’idea di canzone. Ci piace scrivere e suonare canzoni, e Love Storm è una collezione di canzoni.

 

Psichedelia, jazz, country-folk, musica sperimentale…chi sono gli Espada?

Mi permetta una riflessione. Non è la prima volta che veniamo interpellati sulla nostra eterogeneità. E’ singolare, perché noi non abbiamo mai avuto questa sensazione. Forse il nostro far parte di una tradizione rende paradossalmente il nostro genere musicale eterogeneo. Mi spiego. Nel passato credo che paradossalmente vi fosse più libertà musicale. Oggi invece pare che vi siano molti più generi, ma molto più codificati. Lei non ascolterà mai un gruppo indie italiano suonare un brano latineggiante. Forse essere latini è considerato un elemento di superficialità. Al contrario, può trovare brani dal ritmo latino nel repertorio di artisti molto seri – penso solo a Tom Waits e Gianni Morandi. Quindi si crea questa coincidenza: oggi essere legati a una tradizione può far sì che la propria musica sia percepita come difficilmente catalogabile. Non la diverte questo paradosso? A me sì!

 

A dicembre avete presentato “Love Storm” in alcune città del centro Italia. La reazione del pubblico?

Abbiamo avuto la fortuna di suonare in locali quali il T-Trane di Perugia, il centro ricreativo Marchisielli di Foligno, il club Palmette a Terni e infine al Fanfulla di Roma. Sono locali in cui la gente ascolta la musica. Non è sempre facile trovare situazioni simili, e credo che i gestori vadano ringraziati per il loro lavoro. Al di là della reazione positiva o negativa del pubblico, penso sia questa la migliore situazione che si possa trovare oggi: un pubblico che ascolta.  Nei casi citati, il pubblico ha apprezzato il concerto. E noi abbiamo apprezzato il pubblico.

 

Perché il nome “Espada”?

Il nome Espada rimanda all’estetica metal. Noi siamo un gruppo country-rock con un’estetica metal. Il metal è un genere che non suoniamo e che non ascoltiamo – eccezione fatta per il nostro lap-steel guitarist MS, che essendo anziano ha vissuto gli anni del Metal, essendo stato il bassista della backing band di Pino Scotto. Noi siamo lontani dal Metal, ma ci piace sia la sua estetica, sia la sua etica. Siamo lontani tuttavia sia dall’etica, sia dall’estetica del black metal. Nella lotta tra Satana e Dio, siamo dalla parte del Signore. Due quinti della band hanno servito regolarmente messa per decenni, il nostro bassista americano Joe Rehmer è reverendo. E’ un passato e un presente che non possiamo cancellare.

Written By

Cinzia Canali nasce a Forlì nel 1984. Dopo gli studi, si appresta a svolgere qualunque tipo di lavoro, ama scrivere e ha la casa invasa dai libri. La musica è la sua passione più grande. Gira da sempre l'Italia per seguire più live possibili, la definisce la miglior cura contro qualsiasi problema.

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