Non puoi prendertela con la notte è il nuovo album, uscito per Labellascheggia, di Cadori, il progetto nato nel 2014 dall’idea di Giacomo Giunchedi. Il disco, il primo ad essere pubblicato per una label, vede una tracklist composta da undici brani in cui dominano sonorità lo-fi ed elettroniche.
Innanzitutto parlaci di cosa ti rende più orgoglioso di “Non puoi prendertela con la notte”
Sono orgoglioso di come magicamente dopo vari momenti di difficoltà si sia presentato alla porta il filo conduttore, l’urgenza che avrebbe tenuto insieme il selezionatissimo materiale di questo album. La scelta dei pezzi, infatti, ha affrontato un lungo periodo di produzione, tutta la scrittura e la crescita degli ultimi tre anni.
Questo disco vede la partecipazione di ospiti quali Aurora Ricci (Io e la Tigre), Giulia Olivari (già al lavoro con i Torakiki) e Andrea Lorenzoni. Ognuno di loro che valore aggiunto ha dato al disco?
Aurora è stata un grande punto di riferimento, mi ha dato diversi consigli sul disco, è una persona molto critica, lucida e stimolante. Giulia è una partner musicale vera e propria, ci esibiamo anche insieme e seguo come chitarrista l’arrangiamento degli ultimi suoi brani, quindi c’è un rapporto assolutamente simbiotico. Andrea è un caro, vecchio amico. Ha una visione della canzone molto più classica della mia e questo ha tenuto a bada la mia ansia di ricerca e sperimentazione in favore di un approccio più meditato. Coinvolgere altri musicisti nella lavorazione del disco è stato importantissimo, direi imprescindibile.
Cantautorato, dream-pop, elettronica…ti piace variare e osare, eppure all’orecchio dell’ascoltatore tutto risulta assolutamente coerente e ben definito. Quanto ti ritieni meticoloso?
Quanto basta. Inoltre ho una certa allergia verso ciò che è eccessivo e inutile. Quindi pur fagocitando diversi generi musicali sia nell’ascolto che nella composizione, cerco di non arrivare mai ad una saturazione di idee e arrivo in modo molto naturale a capire cosa è di troppo.
Anche l’artwork di copertina è curato nei minimi dettagli. A chi va il merito?
Questa copertina è frutto dell’immaginazione visionaria di Cripsta, illustratore milanese che avevo già avuto modo di conoscere e incontrare lo scorso febbraio nel corso di un festival. Le affinità del caso hanno voluto che l’etichetta (Labellascheggia) scegliesse proprio lui per l’artwork. Ho amato quel disegno da subito, senza incertezze.
C’è un brano a cui ti senti particolarmente legato?
Sono molto legato a “KFM”, la seconda canzone del disco. E’ l’acronimo del nome di un ragazzo maliano che viveva nella struttura d’accoglienza dove ho lavorato come operatore per un periodo. Mi dava l’idea di una persona molto forte, che riusciva a vivere in quel contesto di disagio con fierezza e nobiltà. E’ una persona che mi ha ispirato molto e mi ha dato il coraggio di affrontare alcuni momenti difficili.
Domanda Nonsense: la tua coperta di Linus da bambino?
Ho sempre avuto un rapporto particolare con la realtà. Spesso mi rifugiavo nel mio mondo interiore per non dover fare i conti con le cose che avevo attorno, che consideravo spesso molto noiose. Disegnavo molto. Penna e colori erano gli strumenti con cui allontanarmi.
Intervista a cura di Cinzia Canali