Venerdì 13 ottobre è uscito Nudisti al sole, l’album d’esordio di Giuvazza, cantautore, chitarrista e produttore torinese.
Un disco, come racconta lo stesso Giovanni Maggiore (vero nome del musicista), nato dalla necessità di stilare un bilancio dei suoi primi trent’anni, ricchi di esperienze sia artistiche e professionali che umane e sentimentali.
Scaldate le ugole, c’è tanto da cantare!
Il tema principale di “Nudisti al sole”, il tuo primo singolo, è la ricerca d’appartenenza. Come ha preso forma questo brano?
La canzone nasce da una riflessione su come le persone possano sentirsi fragili senza il supporto o l’incoraggiamento degli altri: la ricerca del consenso e dell’approvazione credo sia spesso alla base del comportamento delle persone.
Mostrarsi “socialmente performanti” sembra essere diventato fondamentale e la cosa, francamente, mi snerva.
Il nudista, per definizione, è spoglio da qualsiasi cosa e la trovo un’immagine perfetta in alternativa alla “frenesia sociale” che stiamo vivendo.
È uscito da pochi giorni anche il disco, per la Ef Sounds, l’etichetta di Eugenio Finardi, il quale ha collaborato anche in alcuni brani. Qual è l’insegnamento più prezioso che ti ha dato?
Eugenio è stato prezioso sotto tanti aspetti e mi ha aiutato molto nel cercare la mia espressività vocale e nel mettere a fuoco ciò che volevo dire in alcune delle mie canzoni. Un mentore, un socio, un amico e una persona costantemente ricca di entusiasmo.
Cantautore, chitarrista e produttore, hai lavorato con diversi artisti come Levante, Paola Turci, Manuel Agnelli e il già citato Finardi. In un modo o nell’altro tutte queste collaborazioni hanno influenzato il tuo modo di comporre musica?
Sicuramente le mie canzoni sono anche il frutto di tutti questi incontri e mi hanno dato molto. In particolare Finardi e Levante, pur essendo due artisti apparentemente molto diversi, hanno in comune una grande sensibilità umana e un grande rispetto per la musica e i musicisti.
Pensando a questo tuo primo lavoro discografico, qual è la prima parola che ti viene in mente?
Coraggio (il mio, nel farlo).
A proposito di coraggio, quanto ce ne vuole, soprattutto oggi, nel decidere di fare un disco?
Non so quantificarlo, direi poco visto che escono Ep e Album quasi ogni giorno. Piuttosto il problema è come portare la musica alla persone. Una volta era il pubblico a cercare i dischi, ad uscire di casa e a documentarsi. Ora è il contrario: la sovrabbondanza ha creato smarrimento e sazietà al primo ascolto.
In ogni caso credo che fare un disco sia ancora un atto di romanticismo infinito.
“Nudisti al sole” va ascoltato perché…
Dovreste dirmelo voi, io lo consiglio anche solo per la bellissima copertina creata dallo studio Convertino & Designers di Milano.
Domanda Nonsense: Durante i tuoi primi approcci alla musica, avrai sicuramente scritto una canzone di cui non vai fiero. Svelaci un titolo o un verso.
Tendenzialmente vado fiero dei miei “disastri” e tra le mie canzoni meno probabili non posso non citare con orgoglio: “Maglietta Croccante”, “Enigmatico Presente” e “Stai più vicino (Piciu)”.
Intervista a cura di Cinzia Canali