Pellegatta è una cantautrice milanese, appassionata di musica sin da bambina (suona un sacco di strumenti!).
La sua storia è molto particolare, visto che a un certo punto della sua vita ha deciso di abbandonare la musica per studiare giurisprudenza e laurearsi. Poco dopo però ha riscoperto la sua grande passione e ha deciso di pubblicare un album, “Tre minuti di sbagli”, che sarà presentato dal vivo giovedì 17 ottobre a Milano, presso la Feltrinelli Red di Piazza Gae Aulenti.
Conosciamola insieme in questa intervista.
Ti va di presentarti ai fan di NonsenseMag?
Ciao a tutti! Sono Pellegatta, una cantautrice folk di Milano. Suono la chitarra al contrario con le corde al contrario.
A volte mi potete trovare per le strade seduta sul mio amplificatore a suonare, perché quella è stata la mia più grande scoperta: potermi fermare a suonare, ascoltare e trasmettere energia. Quando sono in strada suono e raccolgo storie. Ho fatto una scelta radicale e ho lasciato indietro molti pregiudizi, partendo dai miei. Ora sono contenta perché sto trovando le persone giuste che mi possono indicare la strada, ma soprattutto sto facendo quello che ho sempre voluto fare nella vita: la cantautrice.
Cosa possiamo trovare in questi “Tre minuti di sbagli”?
Nei miei tre minuti di sbagli si possono trovare le debolezze di ogni persona. A volte lasciarsi andare è l’unica cura per andare avanti, sono viaggi mentali che una persona può fare stando seduta sul tram. In tre minuti si può immaginare un finale diverso di una storia finita. Io in quei tre minuti cerco la risposta giusta che non riesco mai a dare quando mi viene fatta una domanda.
Ho letto che suoni un sacco di strumenti. Qual è quello che ti rappresenta meglio?
La chitarra, perché con essa ho un rapporto speciale… ho abbracciato più lei che persone! La suono secondo la mia prospettiva, non ho mai preso lezioni. Ho solo suonato tante ore al giorno, cercando gli accordi che mi facessero stare bene. L’armonica è a volte la mia sofferenza, un urlo blues, che spesso tiro fuori. Un treno che si allontana da me e che consola il senso dell’abbandono. Il pianoforte è “infinito” e credo di non avere ancora scoperto il fascino immenso di questo strumento. Il flauto traverso e dolce sono gli strumenti che suonavo quando ero piccola, adoro gli Inti-Illimani e l’assolo di Michela Calabrese in “Le acciughe fanno il pallone” di Fabrizio De André (Anime Salve). Sono suoni bellissimi quelli emessi dal flauto.
Nella tua storia c’è anche la recitazione, ma a un tratto hai deciso di virare verso il mondo della giurisprudenza. Come mai questo radicale cambiamento e cosa invece ti ha riportato sulla strada dell’arte?
Per me non è mai stato facile parlare o leggere in pubblico, sono sempre stata molto lenta e poco comunicativa. A scuola spesso non capivo le domande che i professori mi facevano, sono sempre stata fedele al mio mondo. Poi ho deciso di abbandonarlo e andare contro tutto quello che rappresentava la mia sfera di ragionamento. E ho cambiato strada… Volevo non ascoltarmi, sentivo l’esigenza di entrare in un altro mondo, complesso, istituzionale, razionale, concreto. In “Sesto Senso”, parlo del mio “piccolo demone gentile e mai contento”. Il mio demone è un forte senso dell’abbandono, che mi porta a fare delle virate violente per non soffrire. L’unico momento in cui io sto bene è quando abbraccio la mia chitarra e suono, riesco a tirare fuori le parole che voglio dire. Poi sto in silenzio per ore e osservo quello che mi circonda. Sono invisibile e presente al tempo stesso.
Come hai conosciuto il produttore Paolo Iafelice e com’è nata la vostra collaborazione?
Dopo una Masterclass di Musicraft, un’associazione che si occupa di dare consulenza agli artisti, che ho frequentato nel 2015.
Durante lo show case ho presentato le mie canzoni e gli sono piaciute. Poi mi ha battuto il dito sul cappello di paglia e mi ha detto “allora Pellegatta che vogliamo fare?” Dopo un paio di mesi ho presentato i miei provini e ci siamo messi a lavorare insieme ai miei tre minuti di sbagli.
Se dovessi definire i suoni del tuo album, che aggettivo useresti?
Suoni elementari, accordi semplici e incalzanti. La gente batte il piedino quando suono dal vivo, la musica cerca di dare spazio alle parole. Le parole arrivano prima della musica. Consiglio di ascoltare il cd durante un bel viaggio.
Credi alle “Coincidenze”?
Assolutamente non credo alle coincidenze, anche se ho scritto un brano che si chiama così. Credo alla fatica che può fare una persona nel cercare la propria strada, ritrovarsi davanti a delle opportunità e saper scegliere. Credo più che altro nella fatica di ricercare qualcosa di bello che mi rappresenti.
Hai in mente un tour per promuovere il disco?
Sì, sono già attiva! Sto organizzando con il trio una tournée nel 2017 in giro per l’Italia con tappe anche nei festival dei Buskers. Sul mio sito ufficiale (www.manuelapellegatta.com) e sulla mia pagina Facebook (www.facebook.com/pellegattaofficial) si possono trovare tutte le date, in particolare ci tengo a segnalare la prima data del tour “Vita da Cantautrice”, che si terrà il 23 novembre alla Salumeria della Musica di Milano. Oltre a me sul palco si esibiranno le mie colleghe Roberta Carrieri, Marian Trapassi e Sara Velardo. Non mancate!
Dacci tre buone ragioni per venirti a sentire dal vivo!
La prima è che in un live riesco a tirar fuori la mia vera energia. La seconda è che cerco sempre di conoscere tutti quelli che vengono ad ascoltarmi, sono sempre curiosa di conoscere persone nuove e trarne ispirazioni. La terza è che durante il concerto cerco sempre di coinvolgere il pubblico, a volte è un riflesso involontario, come se si parlasse dei neuroni a specchio.
Intervista a cura di Egle Taccia