Dopo il successo dell’Ep “Caroline”, è uscito a marzo, per Macro Beats, Precipitazioni , il primo disco di CRLN. Un viaggio attraverso i sentimenti dell’artista, la quale ha interamente scritto e composto tutti i brani insieme al polistrumentista Alberto Brutti.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Caroline.
Unica voce femminile della scuderia Macro Beats, come ci si sente?
È sempre un piacere ripensarci. Ormai comunque mi sono abituata. Mi sono ambientata molto bene, sono tipo la sorellina minore. Cresco con loro, ci vogliamo bene ma discutiamo anche, proprio come in una vera famiglia.
“Precipitazioni” è il tuo primo album, eppure pare tu faccia questo lavoro da molto tempo. Qual è stato il tuo percorso fino ad oggi?
La musica è sempre stata una passione ma è iniziata a diventare un “lavoro” quando sono entrata in etichetta. Ovviamente non me lo sarei mai aspettato. Ho sempre pensato di voler fare un lavoro inerente all’arte, infatti mi sono laureata in graphic design, ma non di riuscire ad entrare nel mondo della musica che fino a qualche anno fa mi sembrava una cosa lontanissima.
Grazie a Macro Beats ora ci sono immersa fino al collo ma mi sembra di nuotarci bene dentro.
Due anni fa è uscito il mio ep omonimo “Caroline”, a seguire ci sono stati live grazie a Radar Concerti e ora, con l’uscita di “Precipitazioni”, sta riniziando tutto il ciclo. Sono super eccitata.
Insicurezza, dolore, paura…nella tracklist c’è un discreto condensato di emozioni. Come hanno preso forma i brani?
Sì, diciamo che anche come ascoltatrice non amo molto i brani allegri e scacciapensieri.
Solitamente vado sul pesante. Sono fatta così, sono un po’ masochista, ma credo che le emozioni negative siano quelle più forti. Mi fanno capire a fondo quanto sia precario lo stato umano.
L’album è lo sfogo di una persona che ha toccato il fondo per un po’ e poi è riuscita gradualmente a rialzarsi. Quella persona sono io, non ho timore a dirlo, anzi, riconoscere le mie debolezze mi è servito molto a capirmi. Ho iniziato a scrivere l’album dopo un anno che avevo lasciato Roma per tornare a casa dai miei a scrivere la tesi. A San Benedetto non avevo quasi più nessuno con cui parlare. Uscire di casa iniziava a diventare una cosa impossibile per me. Ero abbastanza depressa. Non mi vergogno a dire che per un certo periodo la mia migliore amica è stata la psicologa.
Insieme alla solitudine è arrivato anche il terremoto e insieme a lui sono crollate alcune mie certezze.
L’album è figlio di queste paure e angosce. Ci ho messo dentro tutto quello che non ho voluto vedere per mesi e ora credo sia la cosa a cui tengo di più.
“Da capo” vede il featuring di Dutch Nazari, altro nome che si sta sempre di più affermando nel nuovo panorama musicale. Com’è nata questa collaborazione?
Non posso rispondere “per caso” perché direi una bugia.
Avevo già pensato a Dutch come possibile collaborazione nell’album, quindi a quel punto non mi rimaneva che attendere la strumentale giusta. Erano mesi che lo tampinavo con messaggi sul direct IG tipo “Ehi Dutch, io e te prima o poi dovremmo parlare”. Sapevo che doveva succedere. Comunque un giorno Alberto Brutti, che ha curato le produzioni dell’album, mi ha mandato questa bozza. Si chiamava “Upper”, cassa dritta sulla strofa e accordi di basso. Era quella giusta. Non ci ho messo molto a scrivere testo e linea vocale. Gli ho mandato la bozza e poi il finale lo sapete anche voi. È venuta fuori una cosa bella ed è andato tutto bene.
L’elettronica abbinata alla tua voce delicata rende “Precipitazioni” un lavoro molto interessante. Quanto c’è del tuo background musicale nel disco?
Molto. Alberto mi è stato davvero dietro nella scrittura dell’album. Ha seguito ogni mio consiglio. Io e lui abbiamo due background generalmente diversi ma l’elettronica è l’unico vero genere che ci avvicina. Quindi non è stato così difficile lavorarci su.
Un altro genere che ci accomuna è sicuramente il grunge, ma di base io ascolto molto più pop e rock e lui molta più black music. Però ci piace confrontarci e passarci musica diversa da quella che ascoltiamo di solito. Siamo abbastanza aperti, è per questo che siamo riusciti a lavorare bene insieme.
I prossimi mesi ti vedranno in giro per lo Stivale? Che tipo di set porterai?
Per ora saremo solo io e Alberto sul palco tra controller, tastiera, basso e contrabbasso.
Dal momento che riniziamo i live dopo molto tempo vorrei concentrarmi di più sul canto e sul rapporto che posso riuscire a creare con il pubblico.
Domanda Nonsense: quanto costa seguire i propri sogni?
Costa molto. Non parlo semplicemente di soldi, ma di quando vuoi portare nuove idee in un mare di cose uguali. Parlo di quando fai quello che vuoi fare senza cedere a compromessi e senza seguire quello che fanno tutti pur di andare sul sicuro e seguire la moda del momento. Rincorrere i propri sogni nel mio caso implica l’impiego di molto coraggio: il coraggio di essere diversa. La cosa bella è che tutto questo viene comunque ripagato dall’affetto di persone carinissime che riescono già ad apprezzare il mio lavoro.
Intervista a cura di Cinzia Canali