Elefanti per cena è il disco d’esordio ufficiale di Effenberg. I testi e le musiche sono di Stefano Pomponi (vero nome dell’artista), così come la voce e la chitarra acustica, mentre gli arrangiamenti sono il risultato di un lavoro congiunto svolto insieme a Paolo Sodini (chitarra elettrica), Emmanuele Modestino (basso elettrico) e Piero Perelli (batteria).
Leggete l’intervista e poi prendetevi un momento per ascoltare questo album. Merita!
“Elefanti per cena”, un album che racconta in maniera diretta della vita di molti. Solitudine e spensieratezza. Cinismo e sensibilità verso le piccole gioie quotidiane. Immagino ci sia gran parte di te all’interno.
Sì, effettivamente è un disco molto personale, praticamente ho giocato a carte scoperte.
Autore di tutti brani. Cosa rappresenta per te la scrittura?
Fino a qualche anno fa la scrittura rappresentava qualcosa di molto lontano da me. Trovavo difficoltà anche nello scrivere un biglietto di auguri. Ad ogni modo nel disco “Elefanti Per Cena”, la scrittura ha rappresentato una specie di passatempo, una terapia della noia e il tutto è venuto in modo abbastanza naturale. Adesso invece sto cercando di scrivere in maniera differente, sto provando a raccontare storie che non siano per forza frutto di esperienze personali. L’ultima canzone che ho scritto parla di un nazista ad esempio. Vediamo che cosa verrà fuori nel prossimo disco.
L’ultimo pezzo della tracklist, a mio avviso uno dei migliori, è “Firenze mare”, un manifesto generazionale/relazionale dei trentenni d’oggi…
Sono contento che tu abbia apprezzato “Firenze Mare”, di solito le domande vertono sempre su “Atlantico” ed “Elefanti Per Cena”. “Firenze Mare” è una canzone molto intima, a tratti imbarazzante per me.
Il modello matrimonio/famiglia/figli si è sgretolato davanti ai nostri occhi ma ci sentiamo ancora troppo in colpa per abbandonarlo completamente. O forse è solo una scusa e più semplicemente non abbiamo voglia di prenderci delle responsabilità.
Sei anche il produttore di questo disco. Com’è andata?
Bene, produrre è stato molto divertente, forse un po’ stressante però è stato bello. Il problema delle autoproduzioni è che letteralmente te la canti e te la suoni quindi devi stare attento e rimanere il più oggettivo possibile. Ho tagliato pezzi di canzoni e ci sono canzoni intere che non sono entrate in questo disco. Credo di aver fatto la scelta giusta ma chissà, magari con un produttore artistico avremmo avuto un disco completamente diverso.
C’è un artista della scena musicale italiana con cui ti piacerebbe collaborare?
Ce ne sono molti, sicuramente Riccardo Sinigallia, mi piace come riesce a mischiare i suoni acustici con il mondo dell’elettronica.
Qual è l’ultimo pensiero prima di salire sul palco?
Nooo… anche stavolta mi sono scordato di cambiare la pila dell’anthem! Speriamo che regga fino alla fine!
Intervista a cura di Cinzia Canali