È uscito il 6 ottobre, per RadioCoop, Animali Urbani, il secondo album di Daniele Isola, cantautore milanese. Il disco, prodotto da Pietro Paletti, è frutto di anni intensi di live, di incontri…e di vita che hanno influenzato il suono e la scrittura dell’artista.
Prima di tutto descrivici questi “Animali Urbani”.
Gli animali urbani sono una specie di tribù che mi sono immaginato, di persone che vivono la città di giorno e di notte, cercando di non farsi sopraffare dalla metropoli, ma cercando di viverla in pieno con passione.
Io sono di Milano, una città che può essere molto ingombrante ma con tante cose da offrire. Il difficile sta nel trovare il proprio modo di prenderla.
Sono passati due anni dal precedente disco, “Luna di miele per 3”, nel mezzo tanti live e, immagino, diverse esperienze. In che modo hanno influenzato la scrittura del nuovo lavoro?
Che siano di sfondo o in primo piano, le mie esperienze finiscono nelle canzoni. Da lì prendo ispirazione. Per cui già la vita quotidiana è ricca di spunti… girare mezza Italia suonando e conoscendo persone nuove ti porta ovviamente a vivere sempre esperienze stimolanti. Ho cercato di prendere tutto il bagaglio umano e musicale raccolto in questi due anni, per fare un disco che fosse più maturo, e con l’aiuto di Pietro Paletti che lo ha prodotto, credo di esserci riuscito.
Ho letto che uno dei brani presenti nell’album l’hai scritto solo il giorno prima di entrare in studio. Posso chiederti qual è e di cosa parla?
Il brano è “Piano 24”. Alcune parti di testo erano lì da qualche mese, scritte prima di fare un piccolo viaggio in Australia. Quindi il tema è quello della partenza e della voglia di lasciare alle spalle (anche in maniera definitiva) la vita di tutti i giorni. Poi in realtà, una volta messo in musica il testo non ero per niente convinto della strofa… e l’ho riscritta completamente il giorno prima di entrare in studio, e in maniera spontanea è venuto fuori un testo molto urbano che mi ha convinto subito. Ho girato il pezzo a Pietro e lo abbiamo inserito di comune accordo tra i brani da produrre per il disco.
“In un’ora” vanta la collaborazione della cantautrice Verano. Come vi siete conosciuti?
Quando abbiamo iniziato a produrre la canzone, ha iniziato a ronzarmi in testa l’idea di far cantare una parte della canzone ad una donna. Sapendo che Pietro aveva prodotto il disco di Verano, avevo pensato a lei. In realtà, quando abbiamo contattato Anna, non era disponibile. Vagliando altre possibilità, non mi sono dato per vinto, ho riscritto ad Anna girandole il brano da ascoltare. Una volta sentito mi ha risposto che sarebbe stata felicissima di farlo. Questa cosa mi ha riempito di gioia, così come il risultato ottenuto, è uno dei brani del disco a cui sono più legato.
Il tour di presentazione come sta procedendo? Sei soddisfatto?
Il tour procede bene. C’è sempre da migliorare e il giusto feeling si trova sempre strada facendo, ma sono contento. Per esempio mi è capitato di tornare in un locale dove ero già stato due anni fa e trovare una bellissima accoglienza, con più gente oltre a degli affezionati che già mi conoscevano. Si affrontano lunghi viaggi, a volte per situazioni un po’ infelici… quando invece si è ripagati dall’affetto del pubblico, è una meraviglia!
Domanda Nonsense: meglio vivere il presente o proiettarsi nel futuro?
Eheh, credo che ci vogliano entrambi. Siamo quasi nel 2018, e per come evolvono velocemente le cose è quasi obbligatorio ragionare pensando a quello che verrà. Ma ogni tanto bisogna smetterla di pensare… e godersi il momento.
Intervista a cura di Cinzia Canali