Isproject è un duo formato da Ivan Santovito e Ilenia Salvemini nel 2013. “The Archinauts” è il loro album d’esordio che ci parla di come l’uomo interagisce con architettura, natura e città. Quindi tratta di noi. Noi tutti siamo Archinauti: interagiamo con il mondo e molto spesso non lo apprezziamo abbastanza. Cercano dunque di raccontare paure e ansie delle nuove generazioni, attraverso sette brani con melodie e atmosfere tutte da scoprire.
Come è nato Isproject?
Isproject nasce per bisogno, per necessità impellente di scatenare e dar voce a tutti i pensieri, le idee e le esperienze degli anni passati. È nato per caso, da una collaborazione del tutto inaspettata: siamo già partners nella vita e forse proprio questo ha rafforzato il feeling tra noi. Spesso infatti, su brani di Anathema, soundtrack Disney o qualsiasi altro brano ci capiti a tiro, ci “divertiamo” e ci esercitiamo su duetti polifonici, sperimentando nuovi incastri tra le nostre voci. Le esperienze passate ci hanno forgiato e segnato, e dar vita al progetto è stato un atto di rinascita.
Ci parlate dell’album?
“The Archinauts” è un album assolutamente visionario. Si parla di architettura, di natura, di città, trattando le tematiche in modo extradimensionale, ponendo il mondo e l’uomo al centro della scena. Raccontiamo paure ed ansie figlie del mondo moderno e della nostra generazione che, nonostante tutto, non soccombe e ha la forza d’animo di reagire. È un album di speranza sociale e artistica. E’ il colpo di coda alla stagnazione culturale del nostro Paese. E’ la risposta a chi pensa che non ci sia più nulla per cui valga la pena lottare.
Il nome della raccolta è “The Archinauts”, da cosa deriva?
Archinaut ha due riferimenti precisi : uno è il programma spaziale Made in Space della NASA, un progetto tecnologico di costruzione additiva effettuata direttamente in orbita; l’altro si riferisce al termine “Archinauti” utilizzato dal dipartimento Dicar della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari.
Archinauta: Archi-, radice di Architetto, -nàuta, navigante.
Gli Archinauti sono portatori di ricordi e conoscenza che hanno voglia di costruire e di fare e portano il loro bagaglio emotivo in giro per il mondo (appunto, sono naviganti). Costruiscono ricordi, legami, emozioni sfidando tempo e spazio. Noi tutti siamo Archinauti, e con questo album cerchiamo di consegnare ad ognuno la consapevolezza di esserlo per poter apprezzare il mondo e ri-dare un senso alle cose.
Da cosa nasce la scelta di inserire diverse influenze nelle vostre tracce?
Ciò che pensiamo è che non siamo noi a scegliere le influenze ma esse si sono palesate nel momento necessario a descrivere determinate emozioni. La grande varietà di gusti, di stili che ci attraggono e affascinano hanno contribuito a dar vita ad un genere ancora oggi indefinibile da parte nostra.
È un vero e proprio ricettacolo di sonorità che noi chiamiamo post-progressive, ma che spesso preferiamo chiamare visionary rock. Comporre le emozioni e descriverne il loro carattere lunatico comporta un continuo cambio di atmosfere e ritmi senza sfibrarne il sound.
Vi siete ispirati a qualcuno per comporre questa raccolta?
Le ispirazioni sono molteplici : da Anathema a Steven Wilson, dai Muse alla musica classica. Amiamo tantissimo il rock, il pop e il cantautorato. Siamo attratti spontaneamente dalla musica fatta con pensiero e altrettanto spontaneamente ignoriamo quella dozzinale, spesso frutto di ricicli che cavalcano l’onda per puri scopi commerciali.
La musica classica e sinfonica sono però le nostre radici e in quanto tali hanno influenzato il nostro presente e continueranno a farlo nel futuro, e sono facilmente riscontrabili nell’album. Tutto ciò deriva dall’ambiente in cui siamo entrambi cresciuti, l’uno circondato da strumenti e vinili e l’altra a pane, balletti russi e sonate di Chopin.
Domanda Nonsense: Secondo voi quale colore rappresenta la musica progressive?
Ilenia: Direi rosso, passionale, che può variare fino al tranquillo arancione di un tramonto. Ogni brano è un insieme di emozioni forti, un turbinio di sensazioni che si susseguono repentinamente. A mio parere, i toni caldi sono gli unici che possono descrivere tutto ciò.
Ivan: Fin da quando ero bambino associavo un colore, una strada o un ambiente a personaggi o momenti dei romanzi che leggevo. E’ una abitudine che ha stimolato la mia creatività e utilizzo la “formula Kandinsky” anche con gli album. Anche per me arancione è il colore che descrive il progressive. L’arancione che domina sulla copertina di Grace for Drowning di Steven Wilson, per esempio. Motivo? Associo l’arancione a ciò cui sono affezionato, come il progressive.
Intervista a cura di Federica Fallacara