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No New – Tymbro ci invita ad abbandonare il panico e a cominciare a sognare

Abbiamo da poco incontrato Tymbro, che qualche mese fa ha pubblicato il suo album d’esordo “Don’t Panic You Can Dream”, disco che vi consigliamo di ascoltare perchè vi prenderà per mano e vi porterà sulla luna in un viaggio dai suoni rarefatti e sognanti. E’ evidente il suo passato nella creazione di colonne sonore. Nella sua musica vediamo distintamente le immagini, la fantasia viene costantemente stimolata da suoni di matrice wave e post-rock.

Giampiero Timbro, vero nome dell’artista, è compositore, musicista e sound designer attivo da oltre dieci anni. Nel suo passato ci sono due album con gli Oniric, band folk dai toni oscuri, attiva nella scena wave e post punk romana. Nella sua carriera ha realizzato colonne sonore per film, documentari e cortometraggi, collaborando con numerosi musicisti.

Ecco la nostra chiacchierata!

Ci racconti la tua storia e come hai cominciato a muovere i primi passi nella musica?

Provengo da una famiglia di musicisti, nonostante ciò mi sono avvicinato alla musica relativamente tardi. Il primo strumento che ho iniziato ad amare è stata la batteria, i miei me l’hanno comprata a circa 16 anni. Ma non mi bastava, volevo scrivere musica, parallelamente suonavo il pianoforte di mio fratello e la chitarra. Ho militato in varie band come batterista, ma sentivo un bisogno crescente di scrivere musica mia. Nel 2008 inizio a scrivere i primi pezzi in home recording, alcuni di questi sono presenti nel disco.

Quali sono i musicisti che ti hanno maggiormente influenzato e in che modo queste influenze si manifestano nel tuo album?

Ascolto tantissima musica, è difficile trovare dei musicisti in particolare che mi hanno influenzato. In generale sono attratto da tutti quei suoni che creino un immaginario forte. Suoni rarefatti, riverberi, ambienti, così come arpeggi con delay e suoni marziali. Di sicuro in questo periodo i Beach House, piuttosto che gli M83 riescono a creare un bell’immaginario.

“Don’t Panic You Can Dream” è un invito a tornare a sognare?

Sicuramente.

Che tipo di sonorità sono presenti nell’album?

E’ difficile poterlo spiegare, sicuramente ci saranno influssi dream-pop e trip hop, credo anche qualcosa di post-rock. Dipende anche da cosa percepisce l’ascoltatore.

Se fosse un romanzo, che storia ci racconterebbe?

Sicuramente 1Q84 di Murakami, un po’ più breve 🙂

Ho letto che l’album parla di viaggi, terrestri e spaziali. Qual è il viaggio ideale per te?

Mi piace qualsiasi tipo di viaggio, da piccolo sognavo quello sulla luna, amo prendere l’auto e partire senza una meta definita, ma anche prendere l’aereo e arrivare dall’altra parte del mondo.

In “Dervish”, brano che ha anticipato l’album, c’è un bel finale col pianoforte. Qual è lo strumento che preferisci per comporre?

Dipende da come mi sento, c’è stato un periodo in cui componevo sempre col pianoforte, ultimamente ho iniziato a dare più spazio anche alla chitarra acustica e alla chitarra elettrica. Poi ci sono i momenti in cui amo mettermi a giocare con i sintetizzatori, ma difficilmente riesco a tirar fuori qualcosa di concreto, tutti quegli oscillatori mi fanno perdere il senso del tempo.

Essendo esperto di colonne sonore non posso non domandarti qual è quella che reputi la migliore mai realizzata nella storia del cinema.

Ce ne sono tante e di vario tipo, sono un estimatore del Maestro Ennio Morricone, di John Williams. In questo momento mi vengono in mente:

–        Il buono il brutto e il cattivo

–        Lo squalo

–        Kill Bill

–        The Terminal

–        Arancia Meccanica

 

Domanda Nonsense: Qual è la cosa più nonsense che hai fatto nella vita?

Ne faccio tante, ho perso il conto…

Intervista a cura di Egle Taccia

Written By

Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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