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No New – Un “Bianco” autentico e simbolico quello di Marian Trapassi

Siciliana d’origine, ma cittadina del mondo per scelta, Marian Trapassi è una cantautrice con alle spalle anni di esperienze in campo artistico. Dopo due singoli di anticipazione, esce in questi giorni, per Adesiva Discografia, il nuovo album, Bianco, che l’artista presenterà il 30 gennaio, alle ore 21, presso il Garage Moulinsky di Milano.

Dentro una parola c’è un mondo, dentro una parola nascondo… che valore hanno per te le parole?

Le parole per un cantautore sono molto importanti, quando impari ad usarle ti aprono mondi infiniti di possibilità, possono diventare un gioco e possono assumere molti significati. Certo le parole sono importanti sempre, nel linguaggio comune e nelle relazioni con gli altri. E le parole possono anche cambiare il nostro modo di pensare, un linguaggio appropriato può cambiare il nostro scenario, la nostra visione della vita.

Due singoli già usciti, “Futuro” e “Solo una parola”, ora è arrivato il momento della pubblicazione del disco. Cosa puoi raccontarci del nuovo lavoro?

Questo nuovo album si intitola “Bianco”, il bianco ha tanti significati e simbologie, mi piaceva dare questa idea di sincerità, di autenticità, che poi è la chiave di ogni forma d’arte.

Nell’album ci sono dodici canzoni, ognuna ha un suo racconto e una sua atmosfera, siamo partiti proprio dalla scrittura e dal significato per costruire attorno un mondo musicale.

Il mio produttore, Paolo Iafelice, ha trovato la chiave giusta per dare ad ogni brano l’arrangiamento giusto e mantenere al tempo stesso una sonorità omogenea, un suono riconoscibile. Sono molto contenta del risultato.

Dentro questo nuovo lavoro ci sono molte parti di me. Quindi se è vero che il bianco contiene tutti i colori così come la musica, in questo album ci sono i miei.

Lavori in ambito artistico da tanti anni, hai vinto premi prestigiosi e collaborato a svariati progetti, ci sono state esperienze che più di altre ti hanno aiutata a crescere?

Ogni esperienza ti aiuta a crescere, questo è un mestiere molto impegnativo, a qualsiasi livello si faccia. Ti mette a dura prova, molti si fermano alla superficie del lavoro del musicista guardando solo gli aspetti piacevoli, che in effetti ci sono per fortuna! Ma dietro c’è tanto lavoro, ecco, se dovessi riassumere cosa mi ha fatto crescere, direi proprio “il lavoro”. Dove per lavoro, intendo il passaggio che ogni artista fa quando la propria passione diventa l’occupazione principale. La cosa difficile è mantenere quella passione viva e forte nel tempo nonostante tutto quello che bisogna attraversare per riuscire a fare questo “lavoro” al meglio.

Foto di Ray Tarantino

Nell’ultimo anno sei stata coinvolta nel progetto “Vita da cantautrice: quattro artiste per un concerto”, un tour che ti ha vista sul palco assieme a Roberta Carrieri, Sara Velardo e Pellegatta. Si dice spesso che la solidarietà femminile sia cosa rara, possiamo sfatare questa leggenda?

L’universo femminile è molto variegato e pieno di sfumature.

Gli uomini, sempre per andare su luoghi comuni, sono più semplici, quindi è inevitabile che un ambiente femminile sia altrettanto sfaccettato.  

Io amo collaborare con altre artiste dell’universo femminile: in passato gli ho dedicato un album, per scriverlo ho studiato l’evoluzione della donna nella società, i cambiamenti dei ruoli e di genere. Da quell’album “Vi chiamerò per nome“ è stato tratto anche uno spettacolo, quindi è un argomento a cui ho dedicato molto tempo.

I miti e le leggende hanno sempre una loro verità, e di sicuro non si può generalizzare.

Diciamo che bisogna scegliere bene le proprie compagne di viaggio, e sicuramente ne varrà sempre la pena!

C’è un luogo in cui ami particolarmente comporre?

Nel silenzio, al pianoforte, nella stanza dove lavoro, anche se l’idea iniziale può nascere in qualsiasi luogo, bisogna ascoltarsi molto, la musica è già dentro di noi, basta tirarla fuori, il processo creativo è la cosa che mi emoziona di più. Pensare di dar vita a qualcosa che prima non c’era mi affascina molto in qualsiasi ambito artistico. Spesso le canzoni le devo anche vedere, lavoro anche con le immagini, mi aiutano ad esprimermi e fanno parte del mio mondo.

Compongo dei collage che poi si integrano nella musica e mi aiutano a tirar fuori le idee.

Domanda Nonsense: il tuo piatto salvacena per eccellenza?

Per la mia cena mi basta una zuppa di miso, o a volte una tisana e dei biscotti, di solito la sera mangio molto poco o niente.

Ma per i miei ospiti, non vi preoccupate, non li lascio digiuni! Ho sempre qualcosa di siciliano da offrire, la mia dispensa contiene barattoli di cose buone che mi riportano alla mia terra pronti da servire!

Intervista a cura di Cinzia Canali

Written By

Cinzia Canali nasce a Forlì nel 1984. Dopo gli studi, si appresta a svolgere qualunque tipo di lavoro, ama scrivere e ha la casa invasa dai libri. La musica è la sua passione più grande. Gira da sempre l'Italia per seguire più live possibili, la definisce la miglior cura contro qualsiasi problema.

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