È uscito a fine agosto, per Icons Creating Evil Art, Velour, il nuovo Ep degli Emmecosta, gruppo formato da Alfonso Fusco, Aldo Axha e Claudio Pallone, originari di Positano ma trapiantati da anni in Svezia.
Perché avete scelto di intitolare il nuovo Ep “Velour”?
Abbiamo deciso di chiamare VELOUR questo ultimo lavoro perché è un tessuto che ci ricorda qualcosa legato al passato. È una forma astratta di rimanere legati a momenti di poco conto che riguardano il passato. È una dinamica che usiamo spesso nella scrittura della nostra musica.
I videoclip di “Miguel” e “His Power of Youth” sono stati girati a Positano e nelle foreste scandinave. In che modo questi due luoghi influenzano la vostra musica?
Sono i due paesaggi in cui si forma la chimica del nostro modo di raccontare qualcosa con il suono.
Il minimalismo bucolico del nord e il romanticismo barocco del sud.
Sono passati dieci anni da quando abbiamo iniziato a convivere con una ritualità diversa dalla nostra provenienza, e questo contrasto di stili di vivere la vita si è rivelato molto salutare per il nostro percorso artistico e personale.
Di cosa parla il brano “ A Mountain From Us”?
Non è semplicissimo dirlo. È una canzone che parla di un momento preciso e quindi molto denso. È stata scritta un paio d’anni fa. Proverò a descrivere quella visione estatica che è stata la scintilla per la scrittura e la trama del pezzo:
“La stanza è questa: quattro muri e una finestra. Giù, i tetti delle macchine in silenzio. In mezzo una montagna tra la tua coca light e la mia paura.”
Come avete iniziato a fare musica insieme?
Ci siamo conosciuti tanti anni fa. Forse più di dieci. È stato un percorso lento di tre amici decontestualizzati con l’amore per la musica. Ciascuno di noi ha background diversi riguardo la musica. Con Emmecosta abbiamo costruito un alfabeto nuovo che però appartiene a ciascuno di noi, rimanendo uniti nella nostra integrità.
Vi potremo vedere live in Italia nei prossimi mesi?
Con il nuovo anno molto probabilmente faremo qualche data in Italia, anche se logisticamente non è facilissimo. Suonare in Italia ha sempre un certo fascino per noi, perché è stato il nostro punto di partenza.
Domanda Nonsense: Fika è un verbo svedese che significa “uscire a bere caffè“, solitamente accompagnato da un dolce (Wikipedia). Siete fruitori abituali di questa…“pausa caffè”?
Beh-Beh, la famosa Fika svedese, tra betulle e abeti, oppure nei vicoli di Bergman, ristoro per lo spirito. Qui la “Fika” scandisce i tempi della giornata, scalda i pomeriggi pallidi di Novembre. Noi siamo molto ortodossi a riguardo, anche perché è un rituale imprescindibile per essere convocati da questa società.
Pure il nostro sacrosanto caffè espresso è stato accantonato per amore della “Fika”.
Insomma, per la “Fika” questo ed altro…
Intervista a cura di Cinzia Canali