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No Report – Carmen Consoli restituisce la storia alla sua “raggiante Catania”

Quando la musica porta alla valorizzazione di luoghi che si credevano perduti o che erano caduti in disuso, è sempre una cosa meravigliosa, se poi questo accade a Catania per merito della Cantantessa, allora tutto acquista il valore di un evento da festeggiare in grande stile.

Che l’amministrazione volesse dare nuova vita al Teatro Greco Romano di Catania, per renderlo cuore pulsante dell’arte e della cultura locale, era notizia che circolava da un po’, ma di certo nessuno avrebbe mai immaginato che a dar nuova vita a questo splendido luogo, nel cuore del centro storico della città etnea, fosse proprio il simbolo della musica locale, Carmen Consoli. Così, pochi mesi fa, quando venne annunciata l’apertura del tour estivo dell’artista proprio in quel luogo, lo stupore e la gioia della città sono stati tali da permetterle di chiudere ben tre date nella nuova location.

Prima di raccontarvi ciò che è accaduto in questo splendido luogo, è importante sottolineare come questi tre concerti siano stati realizzati grazie alla coproduzione tra Otr live, Puntoecapo srl e il Teatro Massimo Bellini, per regalarci tre eventi unici, che vedono sul palco, insieme a Carmen Consoli, la partecipazione dei maestri solisti del Bellini.

Abbiamo partecipato alla prima delle tre serate, quella dell’8 giugno, per assistere al debutto in scena di questo evento speciale.

A sorpresa l’apertura della serata è affidata alla splendida voce della siciliana Gabriella Lucia Grasso, che ci regala alcuni splendidi brani tratti dal suo album di recente uscita “Vussia Cuscenza”, già acclamato dalla stampa specializzata, grazie anche alle innumerevoli aperture al tour primaverile della Cantantessa. Di certo una bellissima scoperta per i tanti presenti che ancora non la conoscevano.

Alle 21.30 fa ingresso sul palco Carmen Consoli di bianco vestita, quasi un’apparizione per la città, aprendo le danze con “ ’A Finestra ”, brano in dialetto e scelta azzeccatissima per dare il via a questi tre giorni, salvo poi scherzare con chi dal pubblico le urlava un “Benvenuta”, rispondendo che in fondo non aveva fatto molta strada per arrivare al teatro, dato che abita qui dietro. Tornando subito seria ci racconta di come da sempre avesse sognato di fare un concerto in questo luogo magnifico, ringraziando il suo management per averle permesso di realizzare questo sogno nel cassetto.

Quasi immediatamente ci rendiamo conto che i maestri solisti che la accompagnano, insieme ai suoi fedelissimi musicisti di sempre, compongano un’orchestra di artisti immensi, capaci di regalare nuova vita al repertorio della Consoli e di consegnarci una serata indimenticabile.

A circa metà live la Cantantessa non tarda a intonare un tributo alla sua cantautrice del cuore, Joni Mitchell, artista con la quale è cresciuta e grazie alla quale si è appassionata alla musica, spiegando come certe voci siano universali e non abbiano nazionalità. La sua versione di “Little Green” è da brivido. Poco dopo torna a dialogare scherzosamente col pubblico, pensando al fatto che, se ci fosse stato il padre, l’avrebbe definita una Moira Orfei che doma le chitarre, frase a cui avrebbe replicato con un “Sono tante e sono selvagge!”.

Dopo questo momento in solitaria, la raggiunge sul palco Massimo Roccaforte, suo storico collaboratore, trent’anni di palchi insieme, la sua ombra dai tempi dei pub in Piazza Teatro Massimo. Ci spiega come la loro sia una bellissima storia di amicizia e di musica, confidandoci che lui in realtà è un fisico nucleare, scientificamente prestato alla musica. “Massimo, te lo ricordi quando ci hanno buttato fuori da Sanremo”? E il pubblico esplode sulle note di “Confusa e felice”.

Prosegue sottolineando quanto sia speciale questa serata, avendo con sé i fiori all’occhiello della musica catanese, i maestri del Bellini, salvo poi mettere in fila brani mozzafiato come “L’eccezione”, “L’abitudine di tornare”, “Maria Catena” e “Venere”.

A questo punto ci saluta con un “Grazie per l’accoglienza, concittadini” e si ritira.

Da questo momento il pubblico acclama i bis, rientra l’orchestra al completo e inizia la parte più emozionante del concerto. Ci racconta un aneddoto che ama, introducendo il brano “In bianco e nero”, brano che erroneamente a Sanremo avevano definito come “un tributo alla madre scomparsa”, che in realtà è viva e vegeta e che stasera, dopo il concerto, andrà anche a ballare, ma che in quel periodo “viveva  abbrancicata a un palo di acciaio”. Le note de “L’ultimo bacio” la vedono anche dirigere gli archi sul finale (non dimentichiamoci che è Maestro Concertatore dell’Orchestra della Taranta), salvo poi farci emozionare sulle note di “Blunotte”, brano in cui i musicisti hanno dato il meglio di loro, per un’esecuzione indimenticabile. Tutto si chiude con “Parole di Burro” e con una sola domanda: perché i concerti di Carmen devono finire?

Andiamo via a malincuore con la certezza che la Cantantessa ci ha regalato qualcosa di più che un concerto bellissimo e speciale, una dedica alla città che ha sempre amato e con la quale ama interagire molto durante i concerti, cosa che non accade quando è fuori dall’isola. A noi non resta che ringraziarla e attendere con trepidazione il suo prossimo regalo alla raggiante Catania.

Report a cura di Egle Taccia

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Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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