C’era grande attesa a Catania per l’arrivo del live di Colombre al Piccolo Teatro, concerto organizzato da Musica Intrattenimento Teatro – MIT, una nuova realtà locale.
È innegabile che questo 2017 appena concluso sia stato l’anno di Colombre che, con il suo “Pulviscolo”, ci ha presentato un pop sognante, dalle melodie accattivanti e dai testi amari. Il nome scelto per questo progetto solista deriva dal racconto di Dino Buzzati, Il Colombre, e raffigura il mostro marino tanto temuto dai marinai.
Ad attenderlo una grossa platea di appassionati, che entrando in sala rimane attratta da una serie di corde da marinaio che ornano il palco, corde che richiamano appunto il mondo marinaresco del racconto di Buzzati. Colombre si presenta con la band al completo, che si fa subito apprezzare per il talento di ognuno dei suoi componenti. I brani dal vivo si vestono di una potenza e di una maggiore intensità e l’interpretazione dell’artista, con la sua voce a volte potente e altre sussurrata, fa arrivare ogni singola parola dritta allo stomaco. Spesso si intravedono delle espressioni di dolore e di rabbia sul suo volto, che donano ancora più intensità al live. Si parte con “Bugiardo” che, con i suoi toni leggeri, ci racconta di quelle storie portate avanti più per comodità che per sentimento. Poco dopo arriva uno dei pezzi più sofferti del disco, “T.S.O.”, simbolo del dualismo leggerezza/dolore che pervade l’album. Il brano è appoggiato, infatti, su melodie sinuose e arabeggianti, ma nel testo affronta invece il difficile tema dei disturbi mentali e della dipendenza da droghe. Poco dopo arriva l’opener e title track “Pulviscolo”, che rappresenta un punto di partenza per l’artista.
Brano dopo brano, venivamo conquistati dalla voce a tratti struggente di Colombre e sale la voglia di poter catturare ogni singolo istante di un concerto capace di coinvolgerci e portarci in un’altra dimensione, un po’ fuori dal tempo, come le sue canzoni.
I brani di Colombre hanno la chiave del cuore, non è molto difficile riconoscersi nelle storie che racconta, che definirei terapeutiche, perché mentre da un lato sviscerano esperienze dolorose, dall’altro danno la sveglia per reagire e la speranza di trovare nuovi oceani dentro il deserto.
Poco dopo è il momento del pezzo più accattivante dell’album e per certi versi differente dagli altri proposti in “Pulviscolo”, probabilmente grazie alla collaborazione con Iosonouncane, che ha portato “Blatte” su un’altra dimensione rispetto a quella dell’album. La versione live è da pelle d’oca.
A questo punto Colombre appare in solitaria sul palco, per regalarci un paio di cover: “Senza un perché” di Nada e “Non arrossire” di Gaber. Il finale ci riporta a temi dolorosi, con “Anna è una scintilla”, che parla di un’amica che si è data fuoco, brano che, insieme a “Svastiche”, ci ricorda il suo passato nei Chewingum. Dopo una versione acustica di “Pulviscolo”, l’artista ci saluta con un brano che ha un monito importante per tutti, “Sveglia”, un vero e proprio antidoto contro l’apatia, che dal vivo si carica di rabbia e desiderio di rivalsa.
Sono davvero curiosa di scoprire come proseguirà il prossimo capitolo del romanzo Colombre!
Report a cura di Egle Taccia