Fast Animals and Slow Kids: Forse non è la felicità (forse lo è davvero) tour finale.
Il 9 marzo i Fast Animals and Slow Kids tornano a Milano, ai Magazzini Generali, con il tour “Forse lo è davvero”, ed è subito sold out.
Consiglio: se avete le ossa fragili, non andate a un concerto dei Fast Animals and Slow Kids.
In apertura gli Andead, band punk rock milanese (ce ne vuole a fare punk rock in Italia nel 2018, bravi) e l’atmosfera si scalda.
Poi i Fast Animals and Slow Kids salgono sul palco. “Siamo i Fast Animals and Slow Kids e veniamo da Perugia!” con il consueto urlo si apre il concerto, ed è già sufficiente per mandare in estasi il pubblico.
Aimone Romizi, Jacopo Gigliotti, Alessandro Guercini, Alessio Mingoli e Daniele Ghiandoni anche questa volta riescono a tirare giù il locale. Letteralmente. Nel senso che la transenna è proprio collassata. E, alle lamentele della security, Aimone (voce del gruppo) risponde: “Regà, avete sbagliato serata per dire al pubblico di stare calmo”. Come dargli torto? Quello che succede ai loro concerti si sa: la gente balla, poga, si scatena, canta, suda, piange, ride, surfa. Insomma, non è per i deboli di cuore, e piace così.
Ieri sera non si sono certo risparmiati: 17 canzoni in scaletta, due ore di concerto, energia altissima dall’inizio alla fine. Si alternano pezzi potenti con chitarroni e bassi che fanno tremare il suolo ad altri struggenti come Tenera Età o nostalgici come Copernico.
Quando poi Aimone Romizi si issa sulla balconata del locale per gettarsi sulla folla, diverse persone esclamano “ma è completamente pazzo!”
Ora, ammettiamolo, indipendentemente dal fatto che sia pazzo o meno fa scena.
Quel che piace dei Fask, al di là della musica, è il clima che si crea durante i concerti. Vi è un continuo dialogo tra pubblico e band, il frontman ha un’ottima presenza scenica e chiede di cantare e di applaudire, non è un atteggiamento comune ma sicuramente contribuisce a far sentire pubblico e band come “una grande famiglia”. Di conseguenza, il pubblico si esalta per i successi della band e vuole dimostrare sostegno.
Altra cosa che piace è la riconoscenza che dimostrano verso tutti quelli che li ascoltano e gli permettono di vivere nel loro sogno. Lo fanno nel modo migliore: suonando. In qualsiasi condizione. Dovesse venir giù il mondo, dovesse spaccarsi tutto (e, davvero, è successo) continuano a suonare, anzi, suonano più forte, sfidando anche il cielo sopra le loro teste (non a caso il secondo album si chiama Hybris).
SCALETTA
- Annabelle
- Combattere per l’incertezza
- Il mare davanti
- Tenera età
- Con chi pensi di parlare
- Ignoranza
- Calci in faccia
- Montana
- Canzone per un abete
- Copernico
- Fammi domande
- Coperta
- Maria Antonietta
- Troia
- Come reagire davvero al presente
- A cosa ci serve
- Forse non è la felicità
