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No Report – Filagosto: una certezza nell’estate bergamasca

E’ agosto.
Fa caldo, c’è afa. Gli amici vanno in vacanza e la città è deserta.
Ma in quel di Bergamo da 15 anni a questa parte è possibile trovare un porto sicuro anche in questo torrido periodo dell’anno: il Filagosto.
Qui infatti è possibile trovare tutto ciò che vi occorre per trascorrere una serata di divertimento: cibo, birra, compagnia e musica dal vivo. Tutto da sempre completamente gratuito.
Quest’anno il programma del festival, tenutosi come sempre a Filago (BG) dall’1 al 6 agosto, prevede due serate metal (quella di mercoledì e quella di sabato), una reggae ( quella di apertura) e due più incentrate sull’indie/ indie-rock.
Le serate metal, di cui quella di sabato firmata “Metal For Emergency” registrano record di presenze, grazie anche a nomi come Lacuna Coil e Furor Gallico. Lo stesso si può dire della serata reggae di martedì che ha visto sul palco i Tools and the Maytals con i Jakala in apertura.

Giovedì è stata la serata che personalmente più attendevo e dalla quale mi aspettavo di più.
Le mie aspettative non sono state deluse.
Essendo io e la mia migliore amica nonché fotografa Maddalena arrivate in anticipo rispetto all’inizio dei concerti, ci concediamo un salto nel backstage. Adocchiamo Colombre che, carino come al solito, ci saluta e scambia quattro parole con noi. Sarà lui infatti il primo ad aprire questa serata, seguito dai milanesi Canova e dall’attesissimo rapper Coez.
C’è allegria nel backstage, si bevacchia, si chiacchiera, si ricordano i concerti passati: l’impressione, bellissima, è quella di stare con un gruppo di amici.
Colombre alle 21.15 è sul palco, coinvolgente ed impeccabile come al solito.
La folla comincia a farsi avanti.
Con i Canova il successo è assicurato: chi non conosce ormai le strofe dell’ultima hit “Threesome” o di “Porto Venere”?
Io, che nel frattempo sto facendo un vero e proprio bagno di folla in attesa di prendermi una birra, indico a delle ragazzine entusiaste dove si trovi il merch dei Canova. Che vogliano comprarsi “una maglietta dei Doors”?
Ora il piazzale davanti al palco è veramente pieno e tornare al backstage è un’impresa. Durante la mia traversata scorgo la postazione di Andrea Spinelli tutto intento nel suo coloratissimo live painting, attorniato dalle persone che un po’ sbirciano il suo lavoro ed un po’si godono il concerto.
Arriva il momento di Coez.
Occhiali scuri, gilet di jeans “faccio un casino” e luci basse, Coez sale sul palco tra le urla delle numerosissime ragazzine attaccate alla transenna.
Il concerto, che dura fino a mezzanotte e mezza, vede il succedersi di canzoni vecchie e nuove, di hit come “E yo mamma” e di singoli come “Faccio un casino”, che viene eseguita per due volte di seguito, una più forte e più urlata dell’altra.
E, sembrerà scontato, ma tutti insieme l’abbiamo fatto davvero un casino.
La serata termina con la folla dei fan che aspetta di potersi fare una foto con Coez, mentre i quattro Canova e Colombre bazzicano intorno al merch scambiando volentieri qualche parola con chiunque lo desideri.
Io e Maddalena rimaniamo fino a tardi a vagare per il festival; salutiamo gli artisti che se ne vanno sui loro stra carichi furgoni, osserviamo i vari stand chiudere, la gente avviarsi a casa, le strade riaprirsi al traffico.
Eppure fino all’alba c’è gente che chiacchiera, c’è musica, c’è addirittura chi chiede una birra. Il Filagosto non dorme mai.

La giornata di venerdì vede sul palco Giovanni Lindo Ferretti, ex cantante dei CCCP. Altra serata azzeccatissima, così come quella metal di sabato.
Noi torniamo domenica per l’ultima serata di chiusura: quella dei FASK.
I Fast Animals and Slow Kids vengono da Perugia e da 12 anni sono illustri ospiti di questo festival. Una vera e propria tradizione che la band promette di continuare per tutte le successive edizioni, come urla Aimone dal palco durante il concerto.
Come apertura alle 21.15 attaccano i Vanarin, band bergamasca ma dai testi e dal sound inglese, capace di scaldare il pubblico a dovere, seguiti dai Botanici anch’essi molto attesi, non essendosi mai esibiti prima in zona.
Alle 23 scatta l’ora X: uno dopo l’altro i FASK salgono sul palco tra le urla, i fischi e gli applausi di un pubblico che definire “carico” sarebbe riduttivo.
Dal backstage riesco a vedere i volti della gente accalcata sottopalco illuminati dai fari e dalle luci colorate:c’è chi sorride, chi canta, chi salta, chi si toglie la maglietta, chi rimane avviluppato alla transenna per evitare di essere trascinato nel pogo che inevitabilmente si è venuto a creare più dietro, chiamato anche dallo stesso Aimone.
Tutti urlano e saltano, merito anche della scaletta abbastanza impegnativa, e penso che se fossi un’artista non vorrei nient’altro.
Come secondo programma il concerto finisce verso le 00.30; gli abbracci, i saluti e le risate invece molto più tardi.
Questa sera andiamo via prima rispetto a giovedì, il tempo di salutare gli artisti, gli amici, di recuperare le nostre cose, ma soprattutto il tempo di sentire nominare “Filagosto 2018”.
Ora sì che possiamo andare.

Report a cura di Benedetta Zamboni

Foto a cura di Maddalena Compagnoni

foto di Marco Brambilla

I Live Painting di Andrea Spinelli:

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