Attivo inizialmente come tecnico del suono a fianco di gruppi quali PFM, Litfiba e CCCP Fedeli alla linea. Più tardi decide di intraprendere una carriera solista. Giorgio Canali è chitarrista, cantautore, produttore discografico e ingegnere del suono.
Il 4 novembre ci troviamo al Tambourine di Seregno, per assistere (o dipingere, nel caso di Andrea Spinelli) al suo concerto. Aprono due gruppi emergenti: Wet Floor e Qualunque. Il primo sarebbe un trio garage-rock, ma in questa occasione si è esibito solo il cantante in acustico. Bella la voce e testi niente male, anche se forse avrebbe reso di più in gruppo. Anche Qualunque ha optato per l’esibizione in acustico presentandoci un sound molto visionario, ma comunque niente male.
Arriva poi il momento di Canali, che appare sul palco accompagnato da un bicchiere di vino. Per chi non lo conoscesse è uno dei “pilastri” del rock italiano. I suoi testi non mancano di contenuti e la sua presenza scenica si vede e si sente. Sia il suo portamento sia il suo timbro rendono la live performance unica nel suo genere.
Certamente il cantautore ha un’attitudine tutta sua e questo riecheggia anche all’interno dei brani che porta sul palco. Riesce a rendere l’intensità dei testi sia con la voce che con la gestualità. Non si tratta solo dei testi, ma di tutto l’insieme: Giorgio Canali rappresenta quel lato del rock, sporco, sanguinante, vitale, ribelle, lucido. I suoi album, tutti discorsi aperti, iniziati in medias res e senza un’effettiva conclusione scenica.
Questo fa risaltare il lato rivoluzionario e controcorrente dell’artista.
Il live si articola in diversi pezzi, in cui esprime tutto il meglio di sè. Voce roca, “volumate” di chitarra elettrica, testate al microfono: vedere un live di Canali è un’esperienza che sicuramente non si dimentica.
All’interno disegno di Andrea Spinelli Art.