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No Report – GO0D FALAFEL: beat incalzante e ricerca nel tessuto Trip Hop

Domenica scorsa si è svolto al Glamour Cafè il consueto appuntamento della rassegna Nazionali Senza Filtro, curata dal trittico “Eretico booking-Doremillaro-Autoreverse”, il quale ha visto sul palco i palermitani GO0D FALAFEL.

Due dei membri dell’iniziale formazione, ossia Vincenzo Schillaci e Salvatore Aiello, erano già noti al sottoscritto nell’ambito delle band indie emergenti sicule di qualche anno fa, poiché facenti parte del promettente progetto Venus in Drops; anzi, pare che inizialmente pure il vocalist stesso Marco Barcellona facesse parte dell’ensemble. Adesso, in quest’altra formazione, i due su citati coadiuvano (l’uno al basso/synth e l’altro alla chitarra) Laura Messina, la quale cura la sezione vocale e pad vari; anche se, in occasione del live al Glamour, Sergio Schifano sostituiva Salvatore Aiello.

Adesso che abbiamo po’ scavato nel passato di questi artisti, devo dire che prima di giungere al Glamour – serata piovosa che ha scoraggiato un po’ di gente – mi è capitato di leggere in rete frasi azzardate con fantasiosi accostamenti a Björk, che generavano uscite tipo “Palermo come Oslo” – e queste sono cose che già possono caricarti d’aspettative e potenzialmente rovinarti un concerto; infatti, la pur apprezzabile voce di Laura Messina, detto onestamente, non mi ha ricordato l’artista scandinava in oggetto, divenuta celebre per la sua espressività vocale unica – e finora inimitata – e per il suo stile musicale eclettico.

In prima istanza ho trovato poco decifrabili i brani dei GO0D FALAFEL, pensando di accostarli al panorama Synth/Pop considerata la matrice sequenziale dei brani, ma questo è vero solo in parte. Piuttosto, data la natura dei brani con stringhe lunghe, beat lento, ma articolato ed accentato, e al di là di tutti i riverberi che riempivano la scena, mi viene di accostarli al genere musicale Downtempo/Trance con ricercate tendenze al Trip Hop.

Laura Messina, seppur nella sua circoscritta escursione tonale, riportava più la mia memoria a certe cantanti soul prestate alla musica dance negli anni novanta. Ma tutto ciò, immerso in brani dilatati e dal ritmo pulsante come un cuore in affanno, dev’essere approcciato nella giusta maniera dallo spettatore, senza avere la pretesa di svolte decisive nell’economia dei brani. Questi ultimi, c’è da dire, tendono a somigliarsi abbastanza tra loro, vuoi per la limitata differenziazione strumentale (anche a livello di suoni di synth), vuoi per l’approccio vocale, vuoi pure per la contenuta capacità espressiva a livello di performance che può offrire l’affrontare un live con un sequencer – il quale ti dice lui quando inizia e finisce un brano e stop. Ma quest’aspetto risalta più nell’approccio live dei brani, rispetto alle loro incisioni ascoltabili su youtube e soundcloud – ché in fase di missaggio, si sa, spesso si abbonda con l’editing. A volte percepivo appena il passaggio da una strofa ad un ritornello, poichè l’unica cosa che cambiava leggermente era la linea vocale, e questo tendeva a far sembrare l’esecuzione decisamente monotonale dal punto di vista arrangiativo. Particolarmente apprezzato il brano: “Fake Field and Beautiful Lies”, dalle tinte ipnotiche e suggestiva tessitura di chitarra a scandire il beat – quest’ultimo spesso soggetto a variazioni. Nel corso della serata è stata pure eseguita una cover (Sweet Harmony dei Beloved) la cui scelta conferma la mia tesi per la quale si vada a pescare negli anni novanta in quanto a figure ispiratrici – o almeno a qualcuna di queste.

Detto ciò, concludendo, se mettete in primo piano la performance vocale in sé, contornata da suoni ampi e beat lento ma incalzante, penso che i GO0D FALAFEL sicuramente risulteranno apprezzati, specie per chi ha un occhio rivolto agli anni novanta ed un orecchio al Trip Hop ipnotico.

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Fabio è un informatico che è pure musicista. A volte dice che è un musicista che nel tempo libero fa l'informatico, mentendo. Crede fermamente che un critico musicale non possa esserlo fino in fondo se non conosce bene la materia, da qui la sua missione di recensire concerti.

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