La cantautrice folk modenese HER SKIN, in occasione del suo primo tour italiano, si è esibita presso il Circolo Arci “Casa Pertini” di Trecastagni (CT).
Uscire una sera di metà dicembre, con un paio di amici, alla scoperta di un luogo dove non si è mai stati, per ascoltare un’artista per la prima volta: già questi pochi elementi messi assieme hanno un che di folk, poiché possono rimandare la memoria ad altre storie di vita vissuta e non vissuta, tra le pagine di libri o di avventure narrate in qualche film. Poi, se alla fine dei viaggio giungi in un luogo intimo come pochi – quale appariva Casa Pertini ieri sera – dove uno sparuto gruppo di amici, riuniti davanti al tepore di una stufa, attende l’inizio di un concerto dal sapore di private show, la tua storia legata a quella sera prende più corpo e si arricchisce di particolari che te la faranno ricordare negli anni a venire; e per questo bisogna ringraziare Sara Ammendolia, al secolo HER SKIN.
Durante la sua esibizione, mostrando una timidezza che disarma, Sara non ci nasconde nulla di se stessa in quanto artista, del nome scelto per il suo progetto (preso dal testo di una canzone dei Long Winters), e degli episodi di vita di ventenne che hanno ispirato ogni brano. Ma è il suo delicato e gentile sorriso che completa il quadretto, e fa sì che il suo messaggio giunga in maniera diretta allo spettatore, permettendogli di compensare subito il distacco naturale che si instaura tra palco e platea durante un’esibizione live. E quanto più alto è il valore artistico di chi si esibisce, tanto più ci si astrae dal presente per abbandonarsi a suoni e parole che nei casi migliori ti toccano dentro; e questo è il caso di HER SKIN.
La voce di Sara – che nulla ha da invidiare a tante navigate cantautrici nordamericane – accompagnata da poche note pizzicate sulla sua chitarra, è come un sussurro nostalgico e trasognato, che ti conduce in luoghi lontani del mondo fisico e pure interiore. Corde vocali e d’alluminio che smuovono corde dell’animo, in un intreccio breve – perchè brevi sono le sue canzoni – che si conclude sempre con un sorriso imbarazzato, pur senza nascondere una riservatezza di fondo; coi suoi capelli blue, pare quasi una Ramona Flowers (nota protagonista del film “Scott Pilgrim vs the World”) della musica folk, ma più gentile e sorridente.
Nonostante la sua giovane età artistica e pure anagrafica, Sara ha già prodotto due EP: “Goodbyes and Endings” del 2015 e “Head above the deep” del 2016, uscito sotto Tempura Dischi. Tra i suoi brani spiccano Nameless working (ascoltabile su youtube, assieme ad un simpatico video dove Sara stessa confeziona i suoi EP), New Orleans, Avalanches, Super-Villain, senza trascurare pure l’ambito cover, nel quale non ha disatteso sia artisti italiani (Calcutta) che stranieri (Beatles).
Oltre alle storie celate dietro ogni brano, Sara racconta pure di come abbia percorso ben duemila chilometri per questo suo tour italiano, viaggiando da sola a bordo della sua Nissan Micra, e null’altro se non uno zainetto, la sua chitarra e l’ukulele. I suoi racconti di viaggio si innestano tra un brano e l’altro, disegnando nella nostra fantasia immagini della sua avventura on the road, alla ricerca – a forza di tom tom – di nuovi luoghi dove suonare, secondo le indicazioni del suo impresario.
Alla fine del suo concerto, agli astanti, non rimane altro che interrogarsi su quanto sarà cresciuta artisticamente nei prossimi anni, considerando pure l’ottimo margine temporale che la distanzia dall’età matura. Ma più d’ogni altra cosa, spereranno sicuramente di ritrovare quel suo sorriso imbarazzato alla fine di ogni brano, il quale già da solo veicola vibrazioni di melanconica dolcezza, che arricchiscono emotivamente e che sono il frutto delle sue ispirazioni lungo il suo cammino.