La serata che mi incuriosiva di più di Indiegeno Fest, rassegna che si tiene ogni anno nella zona tra Patti e Tindari, era certamente quella ai laghetti di Marinello. Il perché è presto svelato.
Da molti mesi ormai si vociferava della presenza di un secret artist come ospite di questa tappa della rassegna. Si diceva che fosse un noto cantautore italiano, di cui non si poteva svelare il nome per ragioni di esclusiva nella zona. Tra gli addetti ai lavori si sospettava che fosse qualcuno degli artisti ad avere concerti già annunciati in Sicilia. Niccolò Fabi era uno dei nomi più gettonati. Non siamo rimasti, quindi, troppo sorpresi nel vederlo spuntare dall’ombra della spiaggia per mettersi in mezzo a noi, su un palco improvvisato in riva al mare, pronto a regalarci i suoi più grandi successi, in quello che certamente passerà alla storia come uno dei più bei concerti della mia vita.
Arrivare ai laghetti è impresa ardua, c’è circa un km di spiaggia da fare a piedi, al buio, accompagnati dalle luci di una torcia o di un cellulare. Quello che si manifesta agli occhi è uno spettacolo bellissimo. Mare calmissimo, gli specchi d’acqua dei laghetti e le rocce che si inerpicano fino a Tindari. Il tutto condito da un caldo afoso micidiale, che ci saremmo volentieri risparmiati. Ad attendere il secret artist c’è una folla di curiosi, che col passare del tempo aumenta sempre più, fino a diventare un pubblico enorme degno dei più grandi concerti, sicuramente migliaia di persone. Il tutto sulla spiaggia, seduti in cerchio sui nostri teli mare, in un’atmosfera da ferragosto anticipato, con un palco al posto del falò. All’improvviso arriva lui, con tutta la sua umiltà e la sua timidezza, si avvicina al microfono sorridente e ci dice: “Forse vi aspettavate Alvaro Soler, purtroppo dovrete accontentarvi di me!”. Da lì in poi inizia un vero e proprio viaggio insieme all’artista, che ci regala tutti i suoi brani più noti, accompagnati a volte dalla chitarra, altre dalla tastiera. Il pubblico, parte integrante del live, lo accompagna sussurrando i suoi testi, quasi a non volerlo disturbare.
Fabi è visibilmente emozionato dal ritrovarsi in questa insolita venue. Spesso scherza col pubblico, che a causa del buio non riesce a scorgere, ma che percepisce numeroso. Gioca sull’essere definito come cantante intimista, dice di non potersi permettere i vari “Su le mani” con cui i colleghi incitano il pubblico, ma sono convinta che sia il migliore in Italia nel raccontare i sentimenti più sinceri, con la sua timidezza e quel modo sussurrato di aprirci il suo cuore.
Quasi senza accorgercene arriviamo alla fine. Andiamo via consapevoli di aver vissuto qualcosa di speciale e di aver avuto modo di trascorrere del tempo in compagnia dell’artista, mai stato così vicino a noi, quasi come se fosse un nostro ospite in un raduno in spiaggia.
E proprio da vero ospite a fine concerto non sparisce, ma si ferma a scambiare quattro chiacchiere con quel pubblico che prima era avvolto dall’oscurità e che adesso è felice di avvicinarsi a lui per mostrare la propria riconoscenza per il regalo appena ricevuto. Mi colpisce molto vederlo avvicinare da una bambina, al suo primo concerto, che lo guarda intimidita, senza parlare, e sentirlo mentre le dice di non vergognarsi di essere timida, ma anzi di esserne fiera, perché la timidezza è un dono prezioso.
Si torna a casa col cuore più leggero, come dopo essersi confidati con un amico. Forse sta proprio in questo il talento di Fabi, nell’aiutarci a esplorare il nostro dolore, le nostre sconfitte, con dei brani che suonano come un conforto per le nostre anime.
Report a cura di Egle Taccia