Il 13 maggio il Pan del Diavolo si è esibito al Retronouveau di Messina per presentarci il nuovo album “Supereroi”, che ha visto Piero Pelù alla produzione di molti dei brani dell’album.
Messina accoglie calorosa l’arrivo sul palco di Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo, che immediatamente ci portano nel loro mondo, fatto di chitarre e grancassa. Ho sempre immaginato la musica del Pan del Diavolo come la colonna sonora perfetta di una fuga. I loro brani spesso guardano alla loro terra da lontano, come coloro che sono contemporaneamente innamorati e spaventati, tanto da temere di avvicinarsi troppo per non rimanere scottati. La libertà è il fulcro dei loro testi, mentre i suoni folk e ricercati sono il punto di partenza per innamorarsi della loro musica. In questo live ci raccontano la loro terra con la violenza colorata delle loro chitarre, dei loro ritmi incalzanti, mentre il pubblico intona all’unisono tutti i loro brani, sia quelli storici che quelli nuovi, che sono riusciti a fondersi col precedente repertorio alla perfezione.
E così tutto comincia con “Libero”, per poi proseguire con “Aquila solitaria” e arrivare alla title track dell’ultimo album, “Supereroi”, dedicata, come ci spiegano, a un amico che ha trasformato le sue cicatrici in punto di forza, questo amico, anche se sul palco non ne svelano il nome, è Omar Pedrini. Il pubblico comincia a impazzire su “Scimmia urlatore” e “Messico”. Tornano a raccontarsi presentando “Africa”, brano nato per parlarci di quelle volte in cui capita di abbandonare dei posti o delle persone, salvo poi ritrovarle più avanti. Questo brano anticipa uno dei momenti più caldi del live, dove hanno alzato il ritmo con “Coltiverò l’ortica” e “Sono all’osso”, sulle cui note il pubblico è impazzito. Si parla di “Mediterraneo”, quel nostro mare dove succede di tutto e nessuno vede mai niente. Sui bis un monito ci colpisce come uno schiaffo: “Smetti di fuggire e almeno una volta vivi e basta”, frase che ci introduce il pezzo forse più amato della formazione, “Vivere fuggendo”, uno dei brani del cuore, per proseguire con “Pertanto”, il loro manifesto “Folkrockaboom” e concludere, salutando e ringraziando, sulle note di “Gravità zero”.
A fine concerto il pubblico è assolutamente conquistato da questi due artisti, che hanno saputo prendere il meglio dalle tradizioni isolane e portarle verso qualcosa di diverso, verso un folk molto più cantautorale e dal suono internazionale, rispetto a quello più popolare che ci viene comunemente proposto dai rappresentanti del genere.
Report a cura di Egle Taccia
