Non ci stancheremo mai di dire che questa stagione di concerti a Taormina ci sta regalando degli eventi a dir poco unici e meravigliosi. È arrivato a Taormina, infatti, anche il tour celebrativo dei 50 anni degli America.
Gerry Beckley e Dewey Bunnell sono approdati nello splendido Teatro Antico più in forma che mai, quasi come se questi anni fossero trascorsi per tutti tranne che per loro, portando con sé i loro brani più famosi, che si muovono su di un folk-rock capace di trasportarci in una spiaggia assolata della California, sulla quale arriviamo solo dopo aver compiuto un viaggio avventuroso attraversando le highway americane. Questa potrebbe essere la sintesi della serata, che ci ha portato brano dopo brano a rivivere le atmosfere della formazione, che non ha certo fatto sconti sulla scaletta, riproponendoci tutti i pezzi più amati degli America.
Ad attenderli un pubblico assolutamente trasversale che si è infiammato vedendoli arrivare sul palco accompagnati dalle note di “Tin Man” per proseguire con “You Can do Magic”.
Salutano il pubblico chiedendo: “Taormina, come va?” e ricevendo una risposta più che positiva dalla platea. Si va avanti con “Don’t Cross the River”, poi Gerry Beckley va al piano per incantarci sulle splendide note di “Daisy Jane”, che si conclude con un ringraziamento: “Thank you Daisy”. Ricordano di aver iniziato in Inghilterra, “luogo in cui abbiamo registrato il primo album e di cui vi facciamo sentire qualcosa”. Stiamo parlando dell’omonimo America, di cui ascoltiamo “Riverside”, “I Need You” ed “Here”, sulle cui melodie basso e chitarra elettrica ce ne fanno vedere delle belle con tanto di lancio del plettro verso le prime file. Un ultimo brano del primo album, “Three Roses”, e arriva il tanto atteso momento di ascoltare le inconfondibili note dell’intro più rivisitata della storia, quella di “Ventura Highway”, hit estratta dal loro secondo lavoro “Homecoming”, che raccontano essere stata ispirata da una strada della California, attraversata durante una delle loro avventure americane.
Giusto il tempo di un piccolo problema tecnico, che viene immediatamente risolto, e si riparte ricordando George Martin, storico produttore, che ha lavorato con loro per alcuni anni, precedentemente produttore dei Beatles, a cui dedicano proprio un pezzo “del suo gruppo”, una splendida cover di “Eleanor Rigby” dei Beatles, che il pubblico accoglie con gioia.
Siamo a metà concerto ormai, si va verso la cavalcata finale con brani quali “The Border” e “Greenhouse”. Il pubblico femminile si accende quando Beckley torna al piano per “Woman Tonight”, che definiscono un’ “America’s greatest hit”. C’è spazio ancora per un’altra cover: “California Dreamin’” dei The Mamas & The Papas, sul finale della quale ricordano gli anni d’oro della musica nominando i giganti che ne hanno fatto parte, facendo partire un applauso per ognuno di loro.
Si va verso la conclusione con “Lonely People”, poi presentano la band che riceve un’ovazione e ringraziano tutti, confessando di essere tristi della fine del loro tour italiano, salvo poi proseguire con “Sandman” e “Sister Golden Hair” sulla quale tutti si alzano in piedi, pronti per i bis, che vengono letteralmente acclamati.
Tornano dicendoci di aver dimenticato una canzone. Parliamo del brano che li ha portati alla ribalta: “A Horse With No Name”, sulle cui note si chiude uno dei più bei concerti di questa calda estate taorminese.
Report a cura di Egle Taccia