Lo scorso 13 ottobre i Julie’s Haircut hanno fatto tappa a Catania, da Zo, per una data tanto attesa da tutti coloro che amano un certo tipo di musica tra lo psichedelico, il progressive e lo sperimentale. La band, attiva ormai dal ‘94 si è fatta conoscere per la sua vena alternativa e per il suo modo di comporre, frutto di improvvisazione.
L’apertura del live ha risentito di questa vena sperimentale ed è stata affidata alla nuova entrata nella band, la sassofonista Laura Agnusdei, che ci ha regalato uno spettacolo insolito e molto distante dai suoni della formazione.
Presenta il suo ultimo lavoro, “NIGHT/LIGHTS”, pubblicato su cassetta, e sicuramente attira l’attenzione per il modo in cui da sola riesce a strutturare le sue composizioni. Un sassofono, che spesso va in loop su basi elettroniche e suoni molto cupi, col quale riesce a costruire delle trame molto complesse. Di melodia ce n’è poca, di atmosfera molta. Ci porta in un viaggio nella notte, con suoni spesso tetri e sperimentali, che fanno andare via qualcuno, ma che al contempo attirano i più attenti ed esperti tra il pubblico. È un live che puoi assolutamente detestare o studiare con altrettanta attenzione. Sicuramente qualcosa di insolito che non passa inosservato.
Giusto il tempo di mettere a punto gli ultimi dettagli sul palco e arriva il momento di ascoltare i Julie’s Haircut. Come vi ho anticipato, i loro brani nascono da lunghe session in studio, dove improvvisano per ore, scegliendo poi ciò che più li convince. Questo approccio non può che vedere il suo culmine quando la band è sul palco, dove non si riesce ad intuire il confine tra live e jam session. Il palco è certamente il loro habitat naturale, luogo in cui i musicisti possono esprimere al meglio le proprie potenzialità. Ma non lasciano che sia soltanto la musica a parlare. Come una vera band che nasce nel mondo psych, il concerto è condito da immagini che seguono i suoni passo per passo. È con la parte visual che ci ipnotizzano, portando la mente degli spettatori a viaggiare con la fantasia. Il pubblico li accoglie bene, rimanendo totalmente catturato dal ritmo della band. Ascoltandoli non stupisce che un’etichetta inglese come la Rocket Recordings li abbia voluti in squadra e che dalla collaborazione sia venuto fuori un album come “Invocation and Ritual Dance of My Demon Twin”. Nei loro suoni si fa davvero fatica a rintracciare una provenienza italiana; c’è un approccio sperimentale che spesso prende il sopravvento, un timbro di matrice anglofona perfettamente riconoscibile. È uno di quei live in cui ti dispiace non essere musicista, perché, per comprendere veramente tutto ciò che avviene su quel palco, bisogna essere del mestiere.
È stata una cavalcata in crescendo, una specie di rito che esplode sul finale. I bis hanno visto la luce farsi strumento musicale, a conclusione di un concerto che è stato pieno di sorprese dall’inizio alla fine.
I Julie’s Haircut erano ben consapevoli che Catania li aspettava e non hanno assolutamente deluso le aspettative.
Report a cura di Egle Taccia