È un pubblico sorprendentemente eterogeneo quello che si appresta a prendere posto all’Rds Stadium di Rimini per il concerto di Marco Mengoni. Se nel parterre, a ridosso delle transenne, troviamo ragazzi molto giovani riconoscibili dalla moltitudine di fascette legate in fronte col nome del loro idolo, negli spalti del palazzetto le età sono davvero le più svariate, segno che le canzoni dell’artista, in questi anni, sono arrivate al cuore di molti, senza distinzioni.
L’Atlantico Tour di Mengoni, dopo diverse date nelle principali città italiane, con migliaia di biglietti venduti, sta giungendo al termine. La data di questa sera è, infatti, la penultima. Tempo di occupare anche l’ultimo posto disponibile e il concerto ha inizio. Sono le note di Muhammad Alì ad aprire le danze di quello che si presenterà come un grandissimo show. Anticipato dall’intro dei coristi e della band, nascosti dietro ad un kabuki, Mengoni appare all’estremo della passerella collocata in mezzo al pubblico, completamente vestito di bianco, elegante e semplice al tempo stesso, una sorta di apparizione accecante. Il boato della gente lo acclama. Si comincia.
Lo spettacolo si divide in tre parti: la prima vede in scaletta i pezzi più pop – come Ti ho voluto bene veramente, In un giorno qualunque e Pronto a correre – accompagnati da un vedo non vedo tra il bianco, il nero e il blu. La seconda, anticipata da un monologo (Sei tutto) scritto da Marco e Alessandra Scotti, vede l’artista esibirsi tra atmosfere e suoni più caldi, gli stessi che fanno da sfondo al concept dell’ultimo disco, “Atlantico”. Così, se Buona vita viene introdotta dal Chan Chan di Compay Segundo/Buena Vista Social Club, Proteggiti da me viene anticipato da un omaggio dei coristi a Sam Cook con A Change is Gonna Come. Bellissimi i visual che accompagnano Casa Azul e perfette le note di Amalia per concludere questo viaggio nell’America Latina. Un altro monologo (Mondo Loon) apre il terzo e ultimo blocco, forse quello a più alto impatto emotivo. È qui che il bene trionfa, da Guerriero che vede Marco andare incontro agli occhi del suo pubblico grazie a due passerelle laterali sopraelevate, a L’essenziale eseguita al piano. L’invito del cantante a mettere via gli smartphone e ad abbassare qualunque luce dona un momento di intimità unico sulle parole di 20 sigarette. Con Essere Umani, anche il più timido tra il pubblico si apre ad un liberatorio “L’amore, amore, amore, ha vinto, vince, vincerà”. Credimi ancora regala un riuscitissimo mash up con Amazing di Kanye West e Pastime Paradise di Stevie Wonder. Il live si chiude poi con Io ti aspetto, un’altra versione di L’essenziale e l’immancabile Hola.
Una scenografia degna delle più grandi produzioni, con visual pensati ad hoc per ogni brano, centinaia di corpi luminosi, sorgenti laser e una scena movimentata da un numero gigantesco di motori. E questa è solo una parte dello show. Dall’altra troviamo una band di altissimo livello e lui, Marco Mengoni, un artista che ha saputo mantenere la propria onestà artistica. Un’evoluzione incredibile che lo ha portato a diventare una delle punte di diamante della scena musicale italiana e non solo. Talento e umiltà, un binomio indissolubile che ha reso così speciali i dieci anni di carriera di un personaggio che è rimasto uno qualunque, uno dei tanti, uguale a te. Per fortuna esistono ancora.
Report di Cinzia Canali
Foto di Nicola Dalmo