Se anche voi lettori con ormai una mezza dozzina di lustri sulle spalle vi state chiedendo cosa sia rimasto degli anni ’80, possiamo aiutarvi a trovare una risposta: le reunion.
Scherzi a parte, in ambito musicale capita sempre più spesso che i nomi che hanno spopolato tra gli anni ’80 e ’90 ritornino in pompa magna, con operazioni ben costruite e di qualità.
A testimonianza di ciò, il tour Raf – Tozzi, che vede sul palco due cavalli di razza che, negli anni d’oro della musica italiana, hanno conquistato il mercato nazionale ed estero a suon di hit, e rispondono al nome di Umberto Tozzi e Raffaele Riefoli.
Organizzato in seguito all’uscita della omonima raccolta pubblicata da Sugar Music/Artist First, il tour è partito lo scorso 13 maggio dal Forum di Assago e ha fatto tappa sabato 1 giugno al Pal’Art di Acireale.
A sottolineare l’atmosfera retrò, un palco decisamente minimal rispetto a quelli cui siamo abituati oggi, ma impreziosito da bei giochi di luce e da una band variegata e con un sound solido (sono riapparse le percussioni e gli assoli dei fiati, deo gratias) che ha dato modo ai due artisti di ripercorrere i loro grandi successi con estrema disinvoltura.
Il battito animale e, a seguire, Ti amo aprono le danze e mandano in delirio la platea, che inizia a sfoderare i propri smartphone per immortalare il live e ricordarci che in fondo, sì, siamo nell’anno 2019.
Dopo Due e Notte Rosa è il momento del primo scambio di battute: Raf e Tozzi parlano dell’entusiasmo che li sta accompagnando e della loro voglia di divertirsi e di divertire il pubblico.
L’intesa tra i due è palpabile, figlia di un sodalizio artistico nato a metà degli anni Ottanta, che consente alle due voci di calarsi l’una all’interno dei brani dell’altro con naturalezza, senza forzare la mano, giocando semmai su alcuni riarrangiamenti che strizzano l’occhio alle sonorità latino-americane.
Passano poi Sei la più bella del mondo, Dimmi di no e Non è mai un errore, prima di giungere al primo medley, che vede protagonista Umberto Tozzi, il quale subito dopo presenta il brano che ha sancito l’incontro con Raf e, per quest’ultimo, l’approdo ai testi in lingua italiana.
Gente di mare viene cantata da tutti i presenti – giovanissimi compresi – con un’intensità incredibile, nonostante sia un brano del 1987.
Raf, successivamente, si accomoda al pianoforte per dare il “la” al proprio medley – saranno tre in totale, doverosi, vista la mole dei rispettivi repertori – con una canzone, Iperbole, che, come lui stesso ha tenuto a precisare, è nata in un periodo felice della sua vita ed è dedicata al figlio allora appena nato.
Si può dare di più vede protagonista la platea: i due cantanti infatti entrano in scena dai due accessi posti alle spalle del pubblico, che subito fa capannello attorno a Umberto Tozzi e Raf.
Nonostante un carattere piuttosto riservato e impacciato – come da lui ammesso successivamente, in occasione della presentazione del brano del suo compagno di palco Dimentica, dimentica legato al primo incontro con la moglie Gabriella Labate – il cantante pugliese sul palco sembra trovarsi a proprio agio, lanciandosi anche in battute ironiche con cui mostra la propria solidarietà nei confronti di quegli uomini che hanno accompagnato le compagne ai concerti, pur non essendo affatto interessati allo show.
Parafrasando Bennato, potrebbe dirsi che “sono solo canzonette”, ma in realtà non mancano momenti di riflessione, anche riguardo allo scenario politico-sociale attuale: basti pensare all’omaggio ai Beatles, con una bella Yellow submarine e ad una rivisitata Gli altri siamo noi, evidenziando come certi testi esaltino la volontà di aprirsi e andare incontro alle difficoltà degli altri.
Dopo un’attesissima parentesi dance con tanto di strobosfera ad accompagnare le note di Self Control e Stella stai, ed oltre 120 minuti di musica, le luci sul palco vengono spente: il pubblico però decide che il duo non può congedarsi senza la richiestissima Gloria, brano che fece conoscere Umberto Tozzi a livello internazionale e che chiude la serata, preceduta da Infinito di Raf.
Report a cura di Alessandro Di Paola