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NoNew – Domani, l’esordio di Tōru

Dopo l’esperienza con I fiori di Hiroshima, Tōru esordisce con Domani, un concept di 10 tracce che si evolve disegnando il corso di un’intera giornata durante la quale i due personaggi, due sconosciuti in due luoghi del tutto differenti, si ritrovano faccia a faccia con i rispettivi timori e le proprie insicurezze.

Cominciamo dalle presentazioni: chi è Tōru?
Una domanda non semplice, in realtà. Tōru è la forma che ho scelto di assumere per iniziare una nuova strada musicale, qualcosa che fosse differente da ciò che ero prima. Scrivo canzoni da sempre, ma da un paio d’anni ho iniziato una ricerca di un metodo comunicativo più responsabile. Sono abbastanza annoiato dalla musica fine a sé stessa (che sembra essere davvero in esubero da troppo tempo), per cui ho maturato la decisione che si deve comunicare ciò che davvero riteniamo utile non solo per noi stessi ma anche per gli altri. Una sorta di invito alla riflessione, questo è un po’ ciò che cerco di fare attraverso la musica.

“Domani” è il tuo album d’esordio: raccontaci di cosa parla.
Domani è un percorso mirato alla ricerca di una comunicazione reciproca, si tratta di una specie di dialogo interiore che si ha con un altro individuo che neanche conosciamo ma che sappiamo esistere e simile a noi. Ambisce ad essere una sorta di cammino contro le paure e le insicurezze per arrivare alla consapevolezza che il domani può e deve essere una responsabilità dalla quale ripartire e ricominciare insieme.

ll nome che hai scelto ha un chiaro rimando al romanzo di Haruki Murakami, “Norwegian Wood”: come mai questa scelta?
Come ho detto più volte, sono rimasto molto affascinato dalla poetica di questo autore e soprattutto dai forti contrasti tra bellezza e malinconia presenti nel libro. Essendoci una forte analogia con la mia intenzione comunicativa ho deciso di creare attraverso il nome questo collegamento a un certo tipo di immaginario riportato poi nella mia scrittura.

Da un punto di vista prettamente musicale, come definiresti le musiche di “Domani”?
Come appunto nei romanzi di Murakami, ho cercato di far sì che il disco fosse caratterizzato da vari contrasti, soprattutto per quel che riguarda il lato musicale. Per quanto malinconiche, le sonorità sono volutamente molto “calde” ed “avvolgenti” questo grazie anche all’uso di strumenti acustici come archi e fiati. Volevo che questo disco trasmettesse una sorta di malinconia accostabile (cinematograficamente parlando) a certi film di Fellini. Credo che il lavoro fatto insieme al mio produttore Nicola Baronti in questo senso sia stato molto centrato.

Domanda Nonsense: in tempi di pandemia mondiale, “Domani” è una parola che assume una valenza particolare. Come ti immagini sarà la nostra vita domani quando la tempesta sarà passata? E la musica?
Qualche mese fa avrei risposto con più speranza ed ottimismo. Ora che questo “domani” sta arrivando temo invece che le cose non siano andate esattamente come avevo immaginato. Vedo tanta voglia di ripartire senza però la consapevolezza di come farlo. Rischiamo così  non di  costruire  qualcosa di migliore ma di rialzare vecchi modelli e strutture che hanno ampiamente dimostrato la loro instabilità e i loro enormi difetti. Questo ovviamente vale anche per l’ambito musicale: capisco la voglia e l’estrema necessità di ripartire, ma ciò che dobbiamo prima fare è capire cosa non funzionava del mondo di prima e provare a sfruttare questa occasione per tirarne su una versione migliore. Se ci lasciamo scappare questa occasione temo che potremmo uscirne peggio. In questo senso torno a ribadire quanto il Domani sia una responsabilità: come cerco di sottolineare in quel che ho scritto, è necessario fare prima un’analisi delle insicurezze del nostro mondo e poi, una volta ammesse e comprese a fondo, agire in modo da poter creare un cambiamento. Non credo che il secondo passaggio possa funzionare senza il primo. L’unica cosa di cui sono veramente sicuro è che tutti noi, nessuno escluso, abbiamo il potere di agire e fare del nostro meglio affinché il futuro che abbiamo davanti sia migliore. Rendersene conto, forse, potrebbe essere un buon punto di inizio.

A cura di Laura De Angelis

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