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“Ologenesi” è il nuovo album dei Little Pieces Of Marmelade [Intervista]

Il 7 ottobre è stato pubblicato “OLOGENESI” (Vertigo/Believe) il nuovo album dei LITTLE PIECES OF MARMELADE prodotto da Manuel Agnelli, disponibile in CD, VINILE e in DIGITALE.

 

OLOGENESI” è il secondo album in studio della band italiana più ‘noise’ degli ultimi 20 anni!

Ci raccontano che abbia iniziato a prendere forma nell’inverno 2021: DD (voce e batteria) e Frankie (chitarre) dopo ore e ore passate nel loro studio di Filottrano (AN) impegnati in infinite session, iniziano la scrittura del disco ponendosi un obiettivo fondamentale: sperimentare per trovare un suono che li portasse esattamente lì dove volevano andare.

 

Quello che cercano è lontano dall’essere il suono HI-FI delle produzioni professionali e patinate e puntano su un suono sporco, istintivo e personale.

 

Li abbiamo incontrati per parlare un po’ di loro e del nuovo album.

 

Intervista a cura di Egle Taccia

 

“Ologenesi” è il vostro nuovo album prodotto da Manuel Agnelli. Come mai avete scelto questo titolo?

Il titolo è arrivato all’ultimo momento, sembrava il termine più adatto per rappresentare in modo sobrio il nostro lavoro. Il termine ologenesi spiega, appunto, come durante la composizione del disco ci siamo trasformati, noi e con noi la nostra musica, indipendentemente da ciò che poteva condizionarci dall’esterno. Non ci siamo fatti influenzare da nessun fattore, tranne che da noi stessi, dalle nostre esperienze passate e presenti.

Ho letto che questo disco è nato da una lunga sperimentazione in studio. Qual è il vostro metodo di scrittura, se ce n’è uno?

Sì, assolutamente. Questo disco è proprio figlio di infinite session e sperimentazioni. Però ecco, no… non abbiamo un modo di scrittura fisso e standard (per fortuna). Abbiamo composto e arrangiato il disco nel nostro studio e lo abbiamo inciso subito, quasi in presa diretta. In linea di massima abbiamo fissato prima gli elementi (>>>> cosa intendi per elementi?<<<<) e i suoni e poi ci siamo dedicati alla composizione, agli arrangiamenti e alle sovraincisioni. E’ un po’ il lavoro classico di studio, ma al contrario…

 Come definireste il suono che è venuto fuori da queste session?

Il suono che esce e che sentite è il nostro suono, sicuramente molto personale. Ci rispecchia molto: è un suono spontaneo, non troppo esigente. Un suono sporco, grezzo ma super vero e super sincero!

La collaborazione con Manuel Agnelli è ormai consolidata. Ho avuto modo di vedervi in tour con lui quest’estate e si percepisce un forte legame tra voi. Che tipo di lavoro ha fatto sull’album nella veste di produttore?

Sì, con Manuel ci siamo trovati sin da subito, è oggettivamente stato un bellissimo percorso quello che ci ha uniti. Ci ha scelti e non potevamo che sperare fosse lui a guidarci. C’è stato e c’è un rapporto di stima e fiducia reciproca, sia musicale che personale. E Manuel è stato un produttore vero, di quelli alla vecchia, di quelli che siedono sul divano della regia e ascoltano con il cuore. Sicuramente non un produttore di quelli che fanno mille pippe con i suoni e già sa dove e come andare a parare. Non aveva in testa un risultato preconfezionato. E’ stato un po’ testimone e un po’ artefice dell’evoluzione di questo disco. Per noi è stato un onore lavorare con lui!

 

Volete andare in una direzione opposta a quella delle produzioni patinate che il mercato è solito proporci. Quanto questo tipo di produzioni, secondo voi, sta portando la musica lontano dall’istintività che l’ha contraddistinta da sempre?

Lontano, molto lontano purtroppo. È  tutto un copia|incolla, non vedo differenze dagli artisti in classifica oggi con i prodotti che troviamo al supermercato. Sono prodotti, punto e basta. Sono moda. E la moda passa… le tendenze passano perché galleggiano in superficie. Riproporre cliché che hanno funzionato nel passato remoto o che hanno funzionato in quello recente, qui in Italia ma anche in America o in Inghilterra, per noi non funziona… Per tanti musicisti però pare di sì…

Questa assoluta libertà compositiva che è al centro della vostra musica si ripercuote anche nei testi. Mi ha incuriosito molto il fatto che i titoli dei brani mantengono l’ordine cronologico in cui sono stati scritti…

Si esatto. È proprio così. Mentre registravamo i provini, esportavamo le tracce con questi nomi appunto, e così sono rimasti… ehehe!

 

Ho letto che scrivere in italiano vi ha dato qualche grattacapo. È stata solo una questione di metrica oppure cantare nella vostra lingua vi ha fatti sentire più esposti?

Sì, anche perché è la prima volta che ci cimentiamo con l’italiano. Indubbiamente ci ha fatto sentire più esposti… Parecchio… ma ci ha fatto bene e ci ha aiutati forse ad esprimere anche con le parole la voglia di buttar fuori la nostra frustrazione. Abbiamo detto più volte che questo disco per noi è una sorta di sfogo. Spogliarci dal filtro dell’inglese ci ha premesso di andare a fare un lavoro più profondo.

 Siete usciti da X Factor e poco dopo è arrivato il Covid. Dev’essere stata una bella botta emotiva ritrovarvi in poco tempo a passare dalla sovraesposizione mediatica al totale isolamento. È stato un periodo creativo per voi o, al contrario, ha rappresentato un momento di blocco?

Sicuramente è stato un periodo duro. Duro e scuro, ma allo stesso tempo super creativo… Crediamo che questo si senta nel disco. La prima sensazione che ricordiamo dopo essere usciti da XF è quella di essere stati un po’ abbandonati. Se poi la cosa ci abbia fatto bene o male ancora non lo sappiamo.

Pensandoci bene però forse sì, non volevamo rotture. Dopo tutta questa sovraesposizione forse una parte di noi voleva isolarsi, essere lasciata in pace. Per tornare a scrivere e a sperimentare. Cosa che in trasmissione ovviamente non solo non si può fare ma, anche se si potesse, non ci sarebbe stato il tempo di fare.

Domanda Nonsense: Evoluzione o involuzione?

Ora come ora ti direi involuzione, l’evoluzione ci ha un po’ fagocitato a bocconi troppo grossi e guarda dove ci ha portato… vicini all’estinzione!

 

 

 

 

 

 

 

Written By

Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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