Era la prima volta che vedevo Diodato in concerto. Per questa ragione sono arrivata in Santeria Social Club molto curiosa e carica di aspettative, soprattutto perché il suo ultimo disco Cosa siamo diventati mi ha davvero commossa profondamente. Come mi aspettavo l’effetto di queste canzoni suonate e cantate dal vivo amplificano i movimenti emozionali, trasformandoli alcune volte in catarsi ed altre in meravigliose acrobazie estetiche.
Diodato è un performer eccellente, sul palco si muove, corre, salta, balla… E’ così spontaneo che è come se ballasse da solo nella sua stanza. Tutta questa potenza viene sostenuta con altrettanta forza da una band pazzesca, formata da Alessandro Pizzonia (batteria), Duilio Galioto (tastiere), Daniele Fiaschi (chitarra elettrica) e Simone De Filippis (basso). L’effetto è simile a un’esplosione anticipata e succeduta da momenti di irrinunciabile delicatezza.
La scaletta è stata molto variegata: ovviamente si è basata soprattutto sui pezzi nuovi, ma non sono mancati brani provenienti dai precedenti lavori, E forse sono pazzo e A ritrovar bellezza. Molti di questi ultimi sono stati cantati a squarciagola da un pubblico splendidamente partecipe: Ubriaco e Babilonia, ad esempio, iniziati in maniera molto intima (sul palco solo Diodato e la sua chitarra acustica) si sono trasformati nelle canzoni di una moltitudine di persone che, come lo stormo di uccelli rosso fuoco posto sullo sfondo del palcoscenico (e sulla copertina del nuovo album), si muovevano all’unisono. Lo stesso è successo con Amore che vieni e amore che vai di De Andrè (rivista in una versione elettrica fenomenale) e Ciao, ciao bambina di Modugno, due cover che ci ricordano l’inestimabile valore di Diodato anche come interprete, oltre che come autore e cantante.
Ritornando a Cosa siamo diventati, i pezzi che dal vivo hanno reso di più sono sicuramente Paralisi, Fiori immaginari, La luce di questa stanza, il singolo Mi si scioglie la bocca e, su tutti, quello che era già il mio preferito: Uomo fragile. Nel disco è posto in apertura e arriva subito a darti un calcio sulle ginocchia. Nel live, invece, si è lasciato attendere fino a quasi alla fine, ma l’effetto è stato irrimediabilmente lo stesso. Un momento folgorante. Bellissimo. Come bellissimo è stato vedere tra il pubblico molti musicisti e addetti ai lavori, perché è evidente che le aritmie cardiache provocate da Diodato e la sua band sono sinonimo di bellezza ed emozione.
Diodato è aria, fuoco, eleganza e passione.
Report a cura di Eleonora Montesanti
Ritratti realizzati dal vivo durante il concerto da Andrea Spinelli Art