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Pier Cortese – “Come siamo arrivati fin qui” è un percorso di vita [Intervista]

“COME SIAMO ARRIVATI FIN QUI” è il nuovo album di inediti di PIER CORTESE, cantautore, musicista e produttore romano.

Pier Cortese in venti anni di carriera ha attraversato la scena musicale contemporanea in molti modi: dalla partecipazione al Festival di Sanremo nella categoria Nuove Proposte nel 2007 con il brano “Non ho tempo”, alla composizione di colonne sonore, fino alla prolifica attività di autore e produttore artistico che lo ha portato a collaborare con personaggi del calibro di Fabrizio Moro, Marco Mengoni, Simone Cristicchi, Mondo Marcio e molti altri.

Tra le firme più recenti e importanti, quella di co-produttore dell’ultimo disco di Niccolò Fabi, “Tradizione e Tradimento”, che Pier Cortese ha anche accompagnato come membro della sua band durante l’ultimo tour estivo.

“Come siamo arrivati fin qui”, anticipato dai primi singoli e videoclip estratti “Tu non mi manchi”, “È per te”, “Te lo ricordi” e dalla title track, segna il ritorno del cantautore, che manca dal 2009 con un disco di inediti, ed esprime fin dal titolo la complessità e la consapevolezza del cammino artistico e di vita che lo ha ispirato e reso possibile. Il risultato sono 10 tracce incastonate per entrare in un percorso emotivo profondo, a tratti psichedelico, ma anche vulnerabile e riflessivo, senza compromessi e in maniera lucida e consapevole.

Un lavoro in cui Pier Cortese non ha mai abbandonato l’intensità, la cura e soprattutto l’urgenza di raccontare e di “ricercare” nuovi territori, senza mai rinunciare alla sua natura cantautorale e attingendo con grande libertà a una vasta gamma di generi e culture senza limiti e regole.

 

Intervista a cura di Egle Taccia

“Come siamo arrivati fin qui” è il tuo nuovo album. Può considerarsi il racconto di un percorso musicale e non?


Sì, direi un percorso di vita, intenso, difficile per certi versi, ma anche molto stimolante che si è riflesso inevitabilmente anche sulla musica.

 

Ti sei preso una lunghissima pausa dall’ultimo disco, a cosa ti sei dedicato in questi anni?

A vivere, appunto… Volevo riconquistare la lucidità e la passione primordiale, il motivo per cui ho scelto di fare musica senza il rischio di essere risucchiato nella routine e nella meccanicità che renderebbe questo mestiere decisamente meno affascinante.

 

C’è un filo conduttore che lega i dieci brani dell’album?


Sì, c’è una traiettoria emotiva scelta per raccontare lo stato d’animo, c’è un filo conduttore anche sonoro che li lega, in realtà ho semplicemente cercato di farlo somigliare a quello che un tempo veniva comunemente chiamato “Disco”.

 

Hai pubblicato un lavoro molto intenso e introspettivo, in cui ognuno di noi può trovare un pezzettino di sé. Nonostante questo carattere di universalità, è molto lontano da quello che siamo soliti ascoltare in questo periodo. Con questi brani vuoi dirci che esiste un modo alternativo di arrivare al cuore delle persone senza per forza snaturarsi?

 

Ti ringrazio… Sì, esiste un modo alternativo per raccontare i sentimenti per fortuna. La storia è piena di esempi, anzi è proprio nell’alternativa che spesso si è generata l’evoluzione e la capacità di guardare al di là di quello che ci rassicura e che conosciamo. L’importante è non farlo solo come un esercizio di stile per se stessi, ma cercare sempre di arrivare al cuore con onestà. Spero di esserci riuscito in questo senso.

 

Si sente un gran lavoro nella ricerca dei suoni dell’album. Verso quali territori ti sei addentrato e che tipo di suggestioni volevi imprimere ai brani?


Sì, in realtà territori molto vasti, non mi sono dato nessun confine né tanto meno limite. Ho lavorato come se fosse una regia di un film, la colonna sonora di questi 12 anni. Mi sono sentito libero di poterlo fare, di attingere alle mie emozioni senza nessun filtro, avendo come solo obiettivo quello di raccontare chi sono diventato oggi.

 

C’è un brano a cui sei particolarmente legato o che ha avuto una gestazione emotiva più complessa?

Sono tutti brani che ho cesellato ed ognuno fondamentale per questo percorso musicale. Alcuni forse sono stati più faticosi emotivamente (Tu non mi manchi, Come siamo arrivati fin qui e C’ho creduto così tanto), altri lo sono stati per altri motivi.

 

In questi tempi bui, quanto è importante tenere viva la speranza?

La musica ha da sempre avuto questo compito e privilegio e deve continuare ad averlo.

Domanda Nonsense: Cosa porteresti con te sulla luna?

Porterei mia figlia.

Written By

Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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