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“Ricercato” è il nuovo album di Junior Cally [Intervista]

È stato pubblicato per Epic / Sony Music Italy il nuovo album di Junior Cally, “Ricercato”. 12 tracce dove il rapper racconta un grande cambiamento: partito dalla periferia romana, con un passato difficile alle spalle, grazie alla musica è riuscito a trasformare la sua vita e quella della sua famiglia. Il disco si apre e si chiude circolarmente con due brani (“Tutti con me” e “Nessuno con me”) che, apparentemente contrapposti, sviluppano lo stesso tema della celebrità e della caduta delle illusioni.

Lo abbiamo incontrato per saperne di più sull’album e sulla decisione di togliersi la maschera che lo aveva accompagnato in questi anni.

Intervista a cura di Egle Taccia

 

“Ricercato” è il tuo nuovo album. Il titolo ha in qualche modo a che fare con la maschera che portavi fino a poco tempo fa?

Il titolo ovviamente ha a che fare con la vita che ho passato in questi due anni, quindi sì, in parte ha anche a che fare con la maschera, perché per due anni mi sono sentito un ricercato, a causa di tutta la gente che provava a fotografarmi e che provava a svelare la mia identità tramite il web (senza farcela, però). Cercavo di andar via da quello, ma il titolo veniva anche dalla ricerca di se stessi e dal cercare dentro se stessi più emozioni possibili, perché credo ancora fermamente che tutti noi siamo fatti di emozioni e di sentimenti. Veniva, infine, dalla ricerca dei suoni ed in particolare di quel sound che poi ha avuto il disco.

Perché all’inizio hai deciso di coprire il tuo volto?

Sicuramente nel 2017 coprire il volto, con l’avvento dei social network e in quella maniera lì, era molto rivoluzionario. Metterci la faccia, anche non avendola, dire quello che pensavo senza filtri, che può sembrare un assurdo, perché la maschera è pur sempre un filtro, ma in quel momento mi sentivo davvero come se non avessi filtri. Oggi, invece, ho trovato molto più rivoluzionario metterci la faccia, in un momento in cui tutti nascondo il proprio essere dietro un nickname, un avatar, delle emoticon, penso che per me questo sia stato veramente il momento storico più giusto, nella mia carriera, per svelare il mio volto.

Cosa mai proprio adesso, proprio in questo album?

Sicuramente questa idea di togliere la maschera la avevo già da tempo, già sapevo che il disco sarebbe uscito a settembre e nella mia testa sapevo che mi sarei tolto la maschera. A dicembre del 2018 ho scritto “Sigarette”, che è un pezzo che mi mette molto a nudo e lì è arrivata la consapevolezza di volerla togliere. Non avrei trovato momento più giusto, visto che tutti quanti si nascondono dietro il cyberbullismo. Con tutto quello che sentiamo oggi, era bello metterci la faccia e far capire al mio pubblico che sono una persona in carne ed ossa, che prova emozioni, sentimenti e sensazioni proprio come chi mi ascolta. Volevo essere un punto di riferimento e di ispirazione anche per chi mi ascolta da casa e continua a coltivare un sogno nel cassetto, anche da molti anni più di me. Sono contento di averlo fatto in questo periodo storico e con questo disco.

Dev’essere stato un bel cambiamento per te, per la tua privacy.

È stato un bel cambiamento, ma in realtà devo contraddirti. Si pensa che chi indossi la maschera viva la sua vita per i fatti propri e invece a me questo non accadeva, perché arrivato ad un certo punto era molto più stressante avere una maschera che avere un volto. Ti ritrovavi al ristorante e magari il ragazzino di turno ti fotografava e ti minacciava live, dicendoti “se adesso non ammetti che sei tu, la pubblico sui vari siti internet”. Per questo motivo ho vissuto questa cosa, per assurdo, ancora più all’oscuro di quanto in realtà si possa pensare. Qualcuno pensa che sei hai una maschera puoi viverti una vita serena, invece la mia “fama”, tra virgolette perché non mi sento nessuno e penso che la mia carriera sia ancora all’inizio, era arrivata a tal punto da rendermi ancora più esposto di uno con il volto. Ciò non toglie che la mia vita sia cambiata, come dicevi prima, e questa cosa la sto vivendo piano piano, ma la vivo molto bene e sono felice di quello che accade in strada, quando mi fermano. Detto fra me e te, preferisco fare 200 foto prima di mangiare e poi andare al ristorante tranquillo, piuttosto che prendere il caffè con la mano davanti alla faccia.

In “Tutti con me” sei abbastanza critico nei confronti della società dell’immagine, dalla quale non hanno scampo neanche i bambini. Qual è l’effetto peggiore dei social sulle persone?

Quello di voler apparire e di voler sentirsi qualcuno. Fortunatamente hanno tolto i like e non c’è più quella sfida di far vedere chi ce l’ha più lungo. Diciamo che fino a poco tempo fa consideravo i social come una malattia per il pubblico, perché tutti cercavano di emergere con like comprati, visualizzazioni ai video comprate, follower comprati… secondo me comprare questo tipo di cose non serve a nulla, perché puoi anche avere centomila like sui post, ma è molto meglio averne 20 mila veri e riconosciuti dal pubblico, piuttosto che avere cento mila like arabi (senza nulla togliere agli arabi), ma poi esci in strada e non ti riconosce nemmeno tua mamma. Era una vera malattia e sono contento che instagram abbia preso questa decisione di offuscare i like, perché secondo me adesso lavorerà con i social chi deve lavorarci e vivrà tranquillo chi magari ha 12 anni e vede che il suo profilo non cresce, non ha like, ma non si deve sentire assolutamente inferiore a nessuno. Sono per l’uguaglianza e per il benessere di tutti, tanto è vero che a volte leggevo che i miei fan mi scrivevano di non postare video perché non si piacevano, “ma cosa vuol dire?” rispondevo, “non devi avere problemi, cos’è che non ti piace?”. I social hanno dei pro e dei contro, uno dei contro è l’aver aumentato l’insicurezza di chi era già insicuro. Fortunatamente, non mostrando i like, anche chi è insicuro, e lo sono stato anch’io per certi versi, siamo stati ragazzi tutti, non ha più paura di postare la propria foto, perché non si sente più inferiore a qualcun altro. Questo è un discorso molto ampio e mi dirai “perché devi sentirti inferiore ad un altro in base ai like?”. Conosco bene il tema, perché mia madre è una psicologa e una maestra elementare, ti posso garantire che questo a livello psicologico fa molto, soprattutto in età adolescenziale, e sono contento che i social abbiano preso questa piega, soprattutto instagram che è il maggior esponente dei social network al momento, perché fa sì che tutti si possano sentire uguali, senza discriminazioni… questo almeno in teoria, poi vedremo cosa succederà nella pratica, non ho la palla di vetro.

“Tutti con me” e “Nessuno con me” sono i brani che aprono e chiudono il disco. Quale delle due condizioni senti più vicina al periodo che stai vivendo?

Il disco è “Tutti con me” chiaramente, però l’album l’ho scritto vivendo in “Nessuno con me”. Quando andavo in tour mi divertivo, ma non potevo mai fermarmi in una discoteca, perché avevo la maschera, quindi dovevo tornare a casa e fare i conti con me stesso. “Nessuno con me” è la mia più grande storia d’amore con me stesso e sono contento che il pubblico abbia apprezzato, anche se quel brano lo sento molto più mio che del pubblico. Diciamo che in questo momento è “Tutti con me”, ma sicuramente nella vita vincerà sempre “Nessuno con me”, perché puoi essere chiunque, puoi avere un marito, un ragazzo, puoi convivere, avere un coinquilino, un’amica, ma la notte prima di addormentarti, quei dieci minuti, mezz’ora, un’ora quando non riesci ad addormentarti, li passi con te stesso e con nessun altro.

Il disco ha tantissime collaborazioni. Ce n’è qualcuna a cui sei più legato rispetto alle altre?

Anche se ce l’avessi non te la direi, non per mancanza di rispetto, ma semplicemente per non sminuire le altre collaborazioni. Però ti posso dire che c’è chi conosco da più tempo e chi da meno. Una cosa è certa, ho collaborato soltanto con amici che rispetto prima umanamente e poi artisticamente.

Domanda Nonsense: Qual è la cosa che non riesci proprio a sopportare?

Ce ne sono tante, però le cose che non riesco proprio a sopportare sono la mancanza di rispetto, la falsità e l’irriconoscenza. È tremendo quando qualcuno non ti riconosce che tu abbia fatto del bene, come in una coppia, quando sei fidanzato per tanti anni o mesi, ma un giorno la storia finisce e la persona che hai a fianco si ricorderà sempre dell’unica cosa negativa e mai delle mille positive che le hai lasciato nel cuore. Questa è la cosa che più mi dà fastidio in assoluto, che mi fa venire l’orticaria. Magari io sto con te per un anno, ti regalo mille emozioni positive, una negativa, ma tu ricorderai sempre quella negativa. Questa è la cosa che mi dà più fastidio in assoluto, è una cosa incredibile, che mi fa proprio vomitare.

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Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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