“Rolling Pop” è il nuovo album di Massaroni Pianoforti, uscito sotto la rinata Cramps Records. Undici brani prodotti da Andrea Massaroni e Davide “Boosta” Dileo, incentrati sul tema dell’adolescenza, a cui è stato dato il nome Jennifer, protagonista dell’album in ogni sua traccia. Un album accompagnato da una profonda ricerca musicale, degna dei tempi d’oro dell’etichetta.
Abbiamo incontrato Massaroni Pianoforti per saperne di più.
Intervista di Egle Taccia
“Rolling Pop” è il tuo nuovo album. Cosa vuoi dirci con questo titolo?
Che i tempi sono nuovamente cambiati e non è più solo la pietra a rotolare.
Il disco esce per la rinata Cramps Records. Che effetto ti fa avere quello storico simbolo sulla copertina del tuo album?
Ne sono orgoglioso e onorato. Dopo tre dischi che mi sono prodotto autonomamente con grande fatica, ma anche con forte determinazione, è arrivata finalmente un’etichetta vera, la storica rinata Cramps, che crede, o forse per meglio dire, scommette concretamente su quello che scrivo pur non avendo avuto in tutti questi anni molti riconoscimenti dal pubblico, e questo non può che rendermi più motivato di prima a continuare su questa strada intrapresa da tutta una vita.
È un disco pop, come poteva esserlo un disco degli anni ’70. Con questi suoni vuoi dirci che si può essere “popolari”, senza bisogno di omologarsi alle mode del momento?
Credo che alla base ci vogliano sempre delle belle melodie, e se autentiche ancora meglio, però sì, è proprio questo che intendo dire, anche se le canzoni che ascolti sono venute fuori in modo del tutto naturale e senza nessun tipo di strategia commerciale -o anti-commerciale- che sia.
Come ti sei trovato a lavorare insieme ad Andrea Massaroni e Davide “Boosta” Dileo?
Il primo è mio fratello e posso dirti che per la prima volta mi sono trovato in perfetta sintonia con tutti gli arrangiamenti che ha suonato nel disco. L’ultimo mese di registrazione è subentrato Boosta che ha aggiunto qualcosa e tolto tutto ciò che al suo orecchio risultava superfluo e l’ha mixato. Non potevo trovare squadra migliore e di questo sono davvero felice.
Protagonista di quest’album è l’adolescenza, a cui hai dato il nome Jennifer. Come mai hai deciso di avventurarti in uno dei passaggi più delicati della nostra vita?
Ri-vivendola per poi analizzarne tutti gli aspetti in maniera più oggettiva e con un po’ più di esperienza sulle spalle per lasciarla andare senza troppi traumi. Anche se a dirti la verità, non è stato facile perderla nuovamente.
Nel brano “Abberlino” ci parli di fughe. Quanto sono importanti per aiutarci a prendere fiato e autodefinirci?
Sono importanti nel momento in cui non si fugge per scappare da se stessi, ma per provare forse ad esprimere quelle potenzialità che purtroppo non trovano incoraggiamenti nel Paese in cui sei nato. Nel caso specifico parlo della situazione di stallo che abbiamo in Italia e non mi stupisco che le nuove generazioni preferiscano andare altrove piuttosto che sentirsi martoriate da chi non permette che le cose funzionino meglio per loro.
L’album si trasforma sul brano “Rollingstone”, pezzo in cui non a caso parli della trasformazione dell’indie in pop. Cosa pensi della rivoluzione musicale che ha portato la scena indie alla ribalda?
Questa distinzione tra indie e pop è un’ “attitudine musicale” anche se due decadi fa forse aveva più senso parlare di questo, avendo ascoltato band tipo Marlene, Afterhours, Subsonica, Offlaga Disco Pax e Co. che avevano davvero qualcosa di diverso da dire, fuori dagli schemi commerciali del momento. Credo semplicemente che oggi ci sia la voglia o l’esigenza di scrivere canzoni più orecchiabili e più cantabili che trovino il consenso immediato di una massa che ha bisogno di leggerezza, perché è fin troppo appesantita dalla brutalità quotidiana (Social e non solo) con cui è costretta a fare i conti tutti i giorni.
Domanda Nonsense: Qual è la più grande follia che hai fatto da adolescente?
Sentirmi già adulto.