IN GARA AL 71° FESTIVAL DI SANREMO
CON IL BRANO
“QUANDO TROVO TE”
FRANCESCO RENGA è in gara al 71° Festival di Sanremo con il brano “QUANDO TROVO TE” (Sony Music).
“QUANDO TROVO TE”, scritto da Francesco insieme a Roberto Casalino e Dario Faini, esplora il concetto di “oblio salvifico”: dimenticare come forma di protezione e come riparo da una vita che spesso ci costringe alla fretta. Il brano racconta del momento in cui quel ricordo felice che ognuno di noi tiene nascosto in fondo al proprio cuore come un prezioso tesoro, al riparo dal casino della quotidianità, all’improvviso riaffiora potente nelle nostre esistenze, restituendo loro un senso più profondo e aprendoci gli occhi su una realtà che è migliore di quello che pensiamo.
Dopo il Festival di Sanremo, Francesco Renga tornerà live con “INSIEME TOUR”. Per info: www.friendsandpartners.it
Abbiamo partecipato alla conferenza stampa, nella quale Francesco Renga ci ha spiegato il significato che ha per lui questa nuova partecipazione al Festival: “Credo che Sanremo, mai come quest’anno, rappresenti un simbolo di ripartenza. È il primo momento, dopo mesi e mesi di nulla, in cui torno a fare il mio lavoro con gli addetti ai lavori. Stiamo vivendo un periodo assurdo, questa tragica pandemia ci costringe a delle costrizioni, ma questo non toglie nulla al valore simbolico di questo Sanremo. Entrerà nella storia come un Sanremo unico. È un appuntamento imprescindibile per il mio lavoro.”
Riguardo al brano che porterà sul palco dell’Ariston, spiega: “La canzone racconta l’esplosione di un ricordo che sale dall’anima e ti riporta ad una normalità che spesso è simbolo di felicità. Anche dopo un appuntamento con la disperazione ti rendi conto che a casa c’è qualcosa di bello che ti aspetta.”
“Il brano racconta di un uomo che cammina per strada ed è in preda ad un tormento, ad una frustrazione, c’è qualcosa di esistenziale e negativo che lo porta però, ad un certo punto, a ricordarsi di qualcosa che, più che dimenticato, aveva nascosto. Ci sono dei ricordi che teniamo ben custoditi nel profondo della nostra anima per tutelarli e proteggerli dal casino delle nostre esistenze, ma quando riaffiorano ci riportano a una normalità che coincide con la felicità. Lo sguardo dei miei figli, il profumo di una casa, di qualcosa che stavi cucinando, il ricordo di un abbraccio, cose che teniamo nascoste per non svilirle nella quotidianità sbagliata di ogni giorno.”
Ripescando uno dei ricordi di cui parla nel brano, cita anche la Sardegna e il suo legame con quella terra: “Moltissimi dei ricordi della mia infanzia sono legati alla Sardegna, luogo che per me ha rappresentato la vacanza, le radici, la mia famiglia. Il ricordo che ho della Sardegna è di mio nonno che mi portava in giro con un carretto trainato da un asino. Ogni mattina veniva in camera, mi svegliava e mi portava una scodella di latte appena munto. Mi sembra ancora di sentire il tepore e il sapore di quel latte. Questo brano racconta proprio questo tipo di ricordi. Non smetterò fino a stasera di pensare a mio nonno e a quei momenti.”
Fa anche qualche considerazione sull’anno tremendo che abbiamo vissuto: “Non è andato tutto bene, anche se ce lo eravamo augurato all’inizio di tutto questo, però forse ce la siamo cavata e ce la stiamo cavando, molti sono stati lasciati indietro, moltissimi dei nostri colleghi, dei lavoratori dello spettacolo e del teatro hanno avuto pochissime tutele. Certamente questo periodo così travagliato e assurdo a me è servito per ritrovare e riscoprire quelle cose che stavamo perdendo, tutto quello di cui parlavo prima, quelle piccole cose di ogni giorno che sembravano scontate e in quel momento sono diventate la nostra vita. Anche il condividere il dolore degli altri, l’esserci sentiti di colpo soli, ci ha dato quell’idea di comunità che stavamo rischiando di perdere, c’è una visione diversa della società. Ognuno ha cercato di fare il possibile nel proprio ambito, è stato importante riuscire a capire che se qualcuno stava rimanendo indietro, era possibile dargli una mano.”
A cura di Egle Taccia