È nel momento esatto in cui ogni anno accendi il motore, con gli occhi gonfi di lacrime, per lasciare Castelbuono e tornare a casa, che ti accorgi dell’impatto emotivo che Ypsigrock ha sulle vite dei suoi Ypsini.
Un festival che si svolge per quattro giorni all’anno, ad agosto, a Castelbuono, ma che lascia qualcosa nel cuore dei suoi partecipanti che li conduce con la mente a queste meravigliose giornate per tutto l’anno.
È un festival popolato da appassionati di ottima musica, che per quattro giorni diventano abitanti di questo piccolo borgo, assorbiti da qualcosa che è molto più di un festival. Ma non sono solo i quattro giorni a Castelbuono a rendere unico Ypsigrock, c’è qualcosa di più che ha il sapore dell’attesa e dei ricordi. Tutto comincia a dicembre, quando vengono messi in vendita i primi 100 abbonamenti per mettere in moto la macchina Ypsina. I “Fantastic 100”, così vengono chiamati i primi 100 appassionati, oltre all’abbonamento, ricevono un panettone di Fiasconaro e gran parte dei gadget del festival, ma soprattutto porteranno al collo per i 4 giorni di Castelbuono un segno distintivo che li aiuterà a riconoscersi. Da quel momento in poi vari annunci si susseguono durante l’anno, fino ad arrivare alla timetable con cui verrà scandito il tempo a Castelbuono ed è proprio in quel momento che parte una sorta di scaramanzia con preghiere e riti affinchè tutto scorra liscio e si possa arrivare a Castelbuono senza sorprese dell’ultimo momento.
I giorni prima del festival vengono, infatti, vissuti con una certa ansia: non ci si può permettere di stare male e di rischiare di perdersi la gioia infinita che si prova solo una volta all’anno, perciò si sta in una specie di stato di conservazione fino a che non arriva il momento di fare i bagagli e partire. In assoluto il momento più bello, quello in cui si freme per l’arrivo a Castelbuono. Arrivati lì, foto di rito e si comincia con l’aperitivo al Cycas, quello che sicuramente è il momento degli abbracci, dove molti dei partecipanti si rivedono dopo un anno di lontananza. Il paese si popola e si parte per il castello in totale esaltazione per la prima serata.
Quest’anno in cartellone erano previsti “The sound of this place”, residenza che racconta in musica i luoghi meravigliosi che ci ospitano, composta in questa edizione da Giulio Fonsega – Godugong, Ionee Watherhouse, Penelope Isles; dopo di loro gli olandesi 4B2M, una delle belle sorprese del festival, seguiti da Manuel Agnelli, che ha portato un live con alcuni brani solisti e tutti i successi degli Afterhours, che però è stato pesantemente penalizzato da problemi di audio, con tanto di lamentele da parte del pubblico.
Il secondo giorno, forse uno dei più attesi visto il cartellone, comincia per un ristrettissimo gruppo di super fan intorno alle 2, mentre al campeggio si svolgevano i concerti di Brunacci e Iruna, col soundcheck dei Flaming Lips, durante il quale noi pochi fortunati abbiamo avuto modo di avvicinare la formazione e scoprirne l’enorme simpatia e disponibilità. Passerà alla storia il momento in cui Wayne Coyne, leader della formazione, si è avvicinato a noi che stavamo riparandoci dal sole sotto un gazebo e ha chiesto di sollevare la struttura in modo da seguirlo lungo la piazza incandescente per avere un po’ ombra, scappando divertito da una parte all’altra e scherzosamente dicendo “questo è quello che mi aspetto da voi”. Per dovere di cronaca allego il video. Dopo le foto di rito, gli autografi, e l’incredulità generale per il modo in cui siamo stati accolti dalla band dopo il soundcheck ( a proposito, date un ascolto ai Brothers Griiin), è il momento del soundcheck dei Yard Act, band inglese al suo debutto in Italia. Anche loro super carini e disponibili coi fan, dopo un soundcheck a dir poco atomico.
A questo punto arriviamo al debutto dell’Ypsi and Love Stage, nella splendida venue del Chiostro di San Francesco, dove generalmente vanno in scena i live più incandescenti (per il caldo) del festival. Il primo live è affidato allo scozzese C Duncan che conquista immediatamente il pubblico con la sua voce eterea e i suoi suoni ipnotici. Subito dopo arriva sul palco la band danese Lowly, anche loro nel roaster dell’etichetta Bella Union, che col loro dream pop visionario sono riusciti a soddisfare le aspettative del pubblico ypsino che li attendeva con trepidazione.
Giusto il tempo di un gelato da Naselli o Fiasconaro o di un aperitivo in giro per i tanti locali della città ed è subito il momento di andare al Castello ad accaparrarsi i posti migliori per quella che è sicuramente una delle serate più attese di questa edizione. Si parte coi Penelope Isles, un’altra band di punta della Bella Union, etichetta partner di Ypsigrock in questa festa per i 25 anni del festival, che avevamo avuto modo di apprezzare già ieri nel progetto The Sound of this Place e che convince anche in questa serata, aprendo le danze per una delle band più attese, gli Yard Act, che sono stati letteralmente acclamati dal pubblico ypsino. Sicuramente questo è un altro colpaccio del festival, considerando che la band sembra avere un futuro più che brillante davanti. Ed eccoci arrivati ad uno dei momenti più alti di questo festival. Tutti sanno che se vuoi festeggiare alla grande, esagerando, non puoi che chiamare i Flaming Lips. Al loro annuncio in line up ho avuto un mezzo infarto, non potevo credere che una delle mie band preferite potesse mai arrivare a Castelbuono e invece… eccoli lì, coi gonfiabili, le stelle filanti e migliaia di coriandoli. Se poi capita che Wayne Coyne ti riconosca, ti saluti con la mano e cominci a sparare le stelle filanti verso di te, credo che questa edizione possa già considerarsi leggendaria. Chi poi non ricorderà il gonfiabile di commiato con la scritta “Fuck Yeah Ypsigrock”? Che live, ragazzi!
Il sabato al risveglio comincia già a sentirsi quel sapore di nostalgia che pian piano si fa strada nella testa, ma non pensiamoci. Ci sono ancora due giorni e chissà cosa capiterà ancora. Questa è la giornata generalmente riservata all’elettronica e all’indie pop.
Dopo i live al campeggio di Generi e Linbo, la prima sorpresa la abbiamo al chiostro, dove per prima si esibisce la statunitense Natalie Bergman, che eterea e vestita di bianco ci ha portato attraverso un gospel spirituale, raccontandoci il suo percorso di salvezza attraverso la religione. Sicuramente una grande scommessa per il festival, come sempre vinta.
Dopo di lei un live che arriva come una bomba dopo la spiritualità nella quale ci eravamo immersi. È il momento, infatti, di ascoltare Denise Chaila, rapper di base in Irlanda e la sua black music, che fonde soul, jazz, rap, R&B ed hip hop. Questa artista è il futuro, uno dei live più belli di questa edizione.
Si corre al castello per prendere i posti migliori in vista di un’altra serata esplosiva. Si parte con le Pillow Queens, si prosegue con il pop di Self Esteem, per chiudere col botto con 2MANYDJS e il loro set che da Rosalia è arrivato fino ai Ricchi e Poveri e ad Umberto Tozzi. Nessuno è riuscito a stare fermo.
È domenica, la tristezza è lì che ci guarda, pronta a travolgerci, ma sappiamo che questa giornata sarà memorabile. Siamo tutti, specialmente chi come me abita vicino al castello nei giorni del festival, con le orecchie tese per il soundcheck dei DIIV. Al primo colpo di batteria noi, irriducibili dei soundcheck, ci catapultiamo fuori e finalmente vediamo sul palco la formazione statunitense che attendiamo dal 2020, dall’edizione nera, cancellata in un soffio dalla pandemia.
Che dire! La band è perfetta anche alle prove, disponibilissima e super presa bene dal contesto.
È poco dopo che io e un amico viviamo una delle esperienze più incredibili della vita, accompagnando al ristorante Andrew Bailey dei DIIV, che si era perso tra i vicoli di Castelbuono, perdendoci insieme a lui in una ricerca surreale e divertentissima. Una di quelle esperienze che un giorno racconterai ai nipoti.
Dopo i live pomeridiani al campeggio con The Tangram e Bark Bark Disco, si va al chiostro per gli ultimi live. Si chiude con Anna B Savage, una performance intima che ci ha uniti nella totale ammirazione nei confronti di un’artista di cui sentiremo certamente parlare a lungo. Subito dopo arriva Alyona Alyona, rapper ucraina che da maestra d’asilo si è trasformata in fenomeno hip-hop e che ha fatto saltare e ballare tutti, accolta con un calore riservato a pochi.
Si corre come non mai al castello per prendere posto per la serata di chiusura, anch’essa col botto. Dopo il live dei PVA, che si sono ritrovati catapultati a Castelbuono improvvisamente a seguito della cancellazione dei Nation of Language causa Covid, abbiamo modo di apprezzare le Goat Girl.
Arrivano i DIIV sul palco e nella piazza succede di tutto. Urla di ragazzine, gente che surfa, delirio totale. La band regala un’esibizione memorabile, semplicemente perfetta, ipnotizzando tutti e strappando delle urla di dolore quando tutto finisce e scende dal palco. La gioia più totale accompagnata da quel forte dolore che senti quando sai che una delle cose più belle che possano capitarti durante l’anno, ma che dico, nella vita, è finita.
La formazione super disponibile saluta i fan, ma la sorpresa più grande si ha quando Andrew Bailey si presenta al Cycas firmando autografi, facendo foto e divertendosi con noi. Successivamente, sbalordito da tutto ciò che circonda il festival, mi chiederà come facciamo a conoscerci tutti e così gli racconterò di tutti i riti che accompagnano il festival, del gruppo facebook, degli Ypsicologi, spiegandogli che quello che sta vivendo con me, ovvero l’ultimo saluto al Cycas per questa edizione, è uno dei momenti più strazianti, perché molti di noi si rivedranno tra un anno e tutti noi ypsini siamo legati da un vincolo fortissimo verso Castelbuono e queste quattro giornate. Mi risponderà che una cosa così non l’ha mai vista da nessuna parte e che vuole assolutamente tornare anche lui a vivere la bellezza di Ypsigrock. Le nostre strade si dividono davanti al leggendario Fiasconaro, responsabile di molti dei chili presi in questi quattro giorni di delirio. Mentre Andrew si incammina verso il campeggio ed io vado verso il castello per l’ultima volta, nel mio cuore so che “il futuro è già nostalgia!”
È lunedì, il tempo di comprare tutta la roba da mangiare che può entrare in una macchina e via verso casa. È finita! Adesso inizia la parte più dura, tornare alla realtà dopo essere stati in una bolla di gioia, musica e amicizia. Sfido chiunque ad andare via da un festival con le lacrime agli occhi e ad avercele ancora a distanza di una settimana, ricordando tutta la bellezza vissuta a Castelbuono.
Un grazie infinito quindi all’organizzazione, alle band, ai fantastici 100, ma soprattutto agli Ypsicologi per questa edizione memorabile che difficilmente dimenticheremo.
Grazie anche a tutti i ragazzi di Ypsi and Love che mi hanno sommersa di foto, vi adoro!
Buon 25°, mio adorato Ypsi!
Report a cura di Egle Taccia
Foto di copertina di Bipo (@roccoerollo)