Giunti al quinto album in studio dopo vent’anni di onorata carriera, gli AIM dimostrano ancora una volta di essere fra i più originali act nella scena alt-rock italiana. Il terzetto brianzolo, formato da Marco Fiorello voce e chitarra, Marco Camisasca al basso e Matteo Camisasca alla batteria, trova con “Gravity” un equilibrio perfetto fra l’aggressività tra il post punk e il noise degli esordi e una più recente vena elettronica ispirata da psichedelia, ambient e trap.
Concepito come sempre nel corso del perpetuo girovagare della band per i palchi di mezza Europa e figlio di un’autentica esperienza di costante scoperta e confronto con diverse realtà, “Gravity” ci restituisce gli AIM in uno stato di grazia. La grinta della band si stempera in sonorità sempre più elaborate, acquisendo una morbidezza sofisticata che stuzzica l’ascoltatore e flirta con uno spirito più pop, senza mai abbracciarlo del tutto.
La sensazione è che gli AIM abbiano intitolato il disco “Gravity” per sfidare apertamente la forza di gravità, spiccando il volo verso nuovi orizzonti sulle ali di un sound in cui all’immancabile potenza sonora si aprono nuovi orizzonti grazie ad atmosfere tra psichedelia e space rock.
Il risultato? Dodici brani ricchi di fascino e suggestione, in cui l’alt-rock della band trova un potenziale radiofonico con brani d’indubbia efficacia quali la title track, la grintosa “In My Rifle” (tra Beatles e Kula Shaker) o ancora la cupa malinconia della angry ballad “Always Erasing”. In realtà, è difficile trovare un punto debole nelle dodici canzoni di “Gravity”, album in cui gli AIM esprimono appieno tutto il loro potenziale e il desiderio di cimentarsi in nuove sfide sonore: un disco perfettamente equilibrato ed entusiasmante destinato a confermare il successo a livello internazionale della band, alzando ulteriormente l’asticella delle loro ambizioni.