Nell’ambito del SEI – Sud Est Indipendente Festival, il 14 agosto scorso Francesco Bianconi ha portato in scena la musica del suo primo album solista “Forever” nel suggestivo contesto della Piazza San Giorgio a Melpignano (LE). C’è un momento in cui l’Arte scioglie i nodi del caos, facendo sembrare tutto più semplice, compresa la vita e le sue dinamiche. Questa è la percezione che si avverte dalle prime note dello strumentale Forever che apre il concerto, brano che si nutre di una struggente malinconia klezmer e che sembra rincorrere le ombre di quello che non c’è.
La scrittura di Bianconi è densa e si addentra di continuo in un fitto reticolo di richiami colti che si dipanano da un apparato di musica da camera per arrivare a Nick Cave e Franco Battiato, passando per tutta la canzone d’autore italiana. Il Bianconi di “Forever” scende nei meandri di un intimismo che gli fornisce la chiave di lettura per decodificare i simboli del mondo, avvalendosi della poesia come linguaggio universale di tutte le fragilità. L’album esalta le imperfezioni della vita racchiuse nel teatro di posa della quotidianità, così come tutti i luoghi che ci portiamo dentro, facendo risuonare i versi di una poetica drammatica e vitale.
La band è costituita da musicisti di grandissima caratura quale Enrico Gabrielli ai fiati, Sebastiano De Gennario alle percussioni, Zevi Bordovach alle tastiere e moog, Angelo Trabace al pianoforte ed Alessandro Trabace al violino. Ogni cosa suona con una precisione strabiliante nelle sfumature e nei passaggi più saturi, riproducendo fedelmente la geografia emotiva di “Forever” e delle sue ricche contorsioni armoniche. Bianconi è un interprete sempre perfettamente a fuoco, mette la profondità della voce al centro della scena per poi spostare il baricentro quando serve a fare respirare l’andamento della musica, cosa che rende la performance sempre misurata.
Le canzoni di “Forever” rilasciano con naturalezza il proprio peso specifico; brani come Il Bene, L’Abisso si presentano in tutto il loro fulgore di vitalità e decadentismo, allo stesso modo di Certi Uomini, Assassino Dilettante o la toccante Zuma Beach. La scaletta comprende anche Bruci la città e La cometa di Halley, scritte per Irene Grandi, ma anche la cover della splendida Una storia inventata di Franco Battiato e cantata da Milva. Una dedica alla migliore canzone d’autore prosegue con Ti ricordi quei giorni di Francesco Guccini, canzone definita dallo stesso Bianconi un “piccolo Proust in musica” e L’odore delle rose dei Diaframma che rimanda ad una stagione, quella degli anni ‘90, in cui si credette di fare rock in italiano.
L’estate è per definizione la stagione della leggerezza e dei fuochi fatui, raffigurati nella hit di Baby K Playa che nella versione di Bianconi assume un livello di intensità disarmante e del tutto inimmaginabile; il pezzo diventa una liturgia scura alla Nick Cave, rallenta la scansione del proprio respiro danzereccio per fare emergere una incredibile particolare potenza emotiva. La serata di Melpignano si farà ricordare a lungo per la qualità di un artista in qualche modo unico nel panorama italiano, la cui collocazione ideale si pone in un alveo di musica e letteratura che diventa specchio di ognuno di noi.
Giuseppe Rapisarda